PUBBLICHIAMO UN ARTICOLO DI GRIG PERCHE' IL TERREMOTO DI QUESTI GIORNI, PURTROPPO, DEVE FAR RIFLETTERE TUTTI ANCHE PER ALTRI ASPETTI
(di cui GRIG si occupa e di cui ha scritto già nel 2014).
Nella notte fra il 23 e il 24
agosto 2016 la Terra ha tremato nuovamente, per
l’ennesima volta, sull’Appennino centrale, fra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche.
Un nuovo devastante terremoto,
con il suo calvario di morti, feriti, paesi distrutti, strade
e altre opere pubbliche lesionate,
Siamo vicini alle popolazioni così
duramente colpite e sentiamo il forte obbligo morale
di ricordare che le conseguenze, se possibile, potrebbero essere peggiori.
Infatti, si tratta di aree interessate
dal progetto denominato gasdotto “Rete
Adriatica”, noto anche come “gasdotto appenninico”,
opera che, nella sua attuale configurazione, riuscirebbe a unire lo scempio
ambientale della dorsale dell’Appennino con l’aumento del
pericolo per l’incolumità pubblica a causa del rischio sismico fra i
più elevati in Italia per giunta con l’esborso di ingenti fondi
pubblici.
Infatti, la “grande opera” d’interesse
privato ma di finanziamento pubblico determinerebbe – per il suo
folle tracciato – un vero e proprio disastro ambientale (interseca
pesantemente ben 3 parchi nazionali, 1 parco naturale regionale, 21 fra siti di
importanza comunitaria e zone di protezione speciale) ed economico-sociale (basti
pensare ai danni alle zone turistiche umbre e marchigiane, nonché alle pregiate
tartufaie appenniniche), senza contare il gravissimo pericolo determinato
dall’interessare numerose aree in zona sismica “1”,
nel tratti abruzzese, umbro e marchigiano, alcune fra le zone maggiormente a
rischio sismico d’Italia.
Infatti, il progetto intercetta le zone
altamente sismiche di Abruzzo, Umbria, Marche.
Si snoda lungo le depressioni
tettoniche dell’Appennino Centrale storicamente
interessato da un notevole tasso di sismicità, con eventi anche di magnitudo
elevata, come il terremoto del 6
aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e
molte altre località dell’Abruzzo, e il terremoto del 26
settembre 1997 che ha colpito l’Umbria e le Marche.
Aree interessate da forti sciami sismici, come quello di fine
marzo 2014 in Umbria
(Gubbio – Città di Castello), e dell’aprile 2013,
sempre a Città di Castello.
Nel tratto relativo all’Abruzzo, Lazio,
Umbria e Marche, su 28 località attraversate dal progetto di metanodotto, 14
sono classificate in zona sismica 1 e 14 in zona
sismica 2. Anche il sito proposto per la centrale di compressione,
localizzata a Sulmona, ricade in zona sismica di primo grado. E’
agevolmente documentabile quanto sopra con l’impressionante mole di dati
presente sul sito web istituzionale (http://www.ingv.it/) dell’Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.), la massima Istituzione scientifica
nazionale in materia.
Esclusivamente forti interessi
economici, non il benessere delle popolazioni interessate, muovono
il Gruppo Snam: l’intenzione è chiara, costituire in Italia una “piattaforma” per
vendere gas nel resto d’Europa.
Sulla spinta delle determinatissime azioni legali e iniziative di
sensibilizzazione di associazioni e comitati
ecologisti – in particolare Gruppo d’Intervento Giuridico
onlus, i Comitati
cittadini per l’ambiente – Sulmona, il Comitato interregionale “No Tubo”, Mountain Wilderness Italia onlus –
nonché da parte di Enti locali, l’VIII Commissione
permanente “Ambiente” della Camera dei Deputati aveva approvato il
26 ottobre 2011 all’ unanimità la risoluzione n.
7/00518 presentata il 15 marzo 2011 (prima firmataria on. Raffaella
Mariani, P.D.) che ha impegnato il Governo alla modifica del tracciato del gasdotto
appenninico “Rete Adriatica”.
Finora il Governo ha solo tergiversato.
Tuttora i provvedimenti di approvazione
ambientale del progetto di gasdotto sono oggetto di contenzioso in
sede nazionale ed europea.
E’ troppo chiedere uno straccio di
buon senso in questo benedetto Bel Paese?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
FONTE: https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/08/25/un-nuovo-e-devastante-terremoto-sullappennino-centrale-nelle-aree-interessate-dal-progetto-di-gasdotto-rete-adriatica-un-ulteriore-gravissimo-rischio/#more-15787
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