Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

giovedì 8 novembre 2018

FERMARE I PROGETTI + EVITARE L'EFFETTO DIGA = SCONGIURARE FUTURI E PREVEDIBILI DISASTRI


È ampiamente dimostrato che la nuova pista dell’aeroporto di Peretola interferisce con il ricco reticolo idrografico proveniente da Monte Morello e dai Monti della Calvana.
- Il Masterplan prevede di deviare in maniera funambolica il corso del Fosso Reale che oggi garantisce un efficace smaltimento delle acque di superficie.
- Sarà necessario spostare laghi e micro ecosistemi, disperdendoli nelle aree limitrofe, secondo uno scriteriato principio di intercambiabilità dei sistemi viventi. Questi non sono assimilabili alle pedine di un monopoli territoriale che si possono spostare sulla base della redditività economica delle opzioni. Sono invece nodi e fitti reticoli di relazioni ecosistemiche che non devono essere alterate, ma curate e assecondate.
- L’impatto territoriale della nuova diga di Peretola riguarda non solo la pista della lunghezza di 2.400 metri, ma anche tutto il contorno di
aree di stazionamento degli aeromobili, terminal passeggeri, nuova viabilità ecc.
L’equilibrio idrogeologico della Piana, in particolare dell’area compresa tra la città di Firenze e la Piana di Sesto, già fortemente compromesso, oggi è gravemente minacciato dalla previsione di due grandi opere inutili e dannose, ossia dal progetto del nuovo aeroporto intercontinentale di Peretola e dal doppio tunnel sotterraneo della TAV, stazione Foster compresa. Si tratta di due vere e proprie dighe, di superficie la prima, sotterranea la seconda, che andranno a interferire con le dinamiche sia della falda freatica, affiorante in alcuni casi, che dei flussi di superficie.
L’effetto diga delle due grandi e devastanti opere è garantito.
Anche l’Autorità di Bacino dell’Appennino settentrionale conferma le nostre perplessità, inserendo i siti in questione nelle Aree a Pericolosità media (P2 – pericolosità da alluvione media corrispondenti ad aree inondabili da eventi con tempo di ritorno maggiore di 30 anni e minore/uguale a 200 anni) e Aree a Pericolosità Alta (P3 – pericolosità da alluvione elevata corrispondenti ad aree inondabili da eventi con tempo di ritorno minore/uguale a 30 anni)
Sembra opportuno insistere nella realizzazione di queste due barriere ecosistemiche? Non è preferibile avere una condotta cautelativa in un' area così densamente popolata? Il profitto delle imprese, il rendimento degli investimenti devono essere la sola bussola per le decisioni politiche? Perché le popolazioni coinvolte continuano ad essere inascoltate?
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