Firenze – La presidente toscana di Italia Nostra Mariarita Signorini lancia un attacco alla valutazione espressa dalla commissione UNESCO, che ha “sdoganato” la totalità delle grandi opere previste per Firenze. Dal sottopasso della Tav, all’inceneritore di Case Passerini, all’aeroporto, tutto è ritenuto “compatibile” con la città. Unico appunto, perplessità europee sull’opportunità di far passare la tramvia dal centro storico.
La critica che muove Italia Nostra è articolata e prende in esame vari punti. Il primo e, secondo l’associazione ambientalista, più pregnante momento di criticità è l’affermazione, riportata nero su bianco con tanto di elenco, da parte degli esperti Unesco, di aver interpellato “le associazioni” sul territorio. Ebbene, rivela Signorini, delle associazioni interpellate mancano intanto, le tre associaizoni ambientaliste più presenti e seguite con peso nazionale, vale a dire Italia Nostra, Legambiente e WWF, ma in realtà sono stati messi fuori dalle consultazioni anche altri soggetti, la cui esclusione risulta allo stesso modo totalmente “incomprensibile”.
“Non si capisce secondo quale logica, ad esempio, non si è sentito il parere del Forum Ambientalista – dice Signorini – che con tutto il lavoro svolto sulla Piana è diventato un vero pool di esperti. O i Comitati della Piana, anch’essi composti di soggetti, fra cui ricercatori e docenti, che hanno dato vita a un bagaglio di informazioni e competenze assolutamente specifico e scientifico”. E’ vero che nell’elenco delle 10 associazioni interpellate ci sono i No Tav. “Peccato – commenta la Presidente di Italia Nostra – che siano citati come tre soggetti indipendenti fra loro: una volta come No Tunnel Tav, un’altra come Laboratorio perUnaltracittà, e ancora come No Tunnel Tav”. Senza contare che la loro posizione, pur ampiamente (e forse surrettiziamente) rappresentata non è poi stata presa in considerazione per le conclusioni finali, come dice un furente Tiziano Cardosi, portavoce storico dei No Tunnel Tav fiorentini. Ma chi è stato interpellato allora?
Ecco l’elenco: tre volte i rappresentanti dello stesso ambito, vale a dire Paolo Baldeschi, No Tunnel Tav; Roberto Budini Gattai, Laboratorio perUnaltracittà; Tiziano Cardosi, No Tunnel Tav; il presidente e una rappresentante dell’Ordine Civico Mediceo; il presidente del Centro per UNESCO di Firenze ONLUS; il Comitato di piazza Brunelleschi; il FAI (Fondo Ambientale Italiano); il comitato di cittadini “Ma noi quando si dorme?”; Gli Angeli del Bello.
“Non si entra nel merito della rappresentatività o meno, rispetto al territorio coinvolto, delle associazioni interpellate per quanto riguarda la Piana - spiega Signorini – ma ci si chiede perché nell’elenco non rientrino le associazioni storiche dell’ambientalismo italiano, che pure si sono spese ampiamente sulla questione (a cominciare da Legambiente, WWF e naturalmente Italia Nostra), ma neppure, lo ribadiamo, i comitati della Piana, dal Forum Ambientalista alle Mamme No Inceneritore, che negli anni hanno non solo sviluppato competenze specifiche, ma sono anche rappresentativi di una grossa fetta di residenti”. Basti ricordare l’imponente manifestazione cui dettero vita il 14 maggio 2016 (http://www.stamptoscana.it/articolo/toscana-cronaca/no-inceneritore-migliaia-in-corteo-fiume-di-gente-scuote-firenze), fra le altre iniziative che hanno “scosso” la città.
Insomma, la richiesta di “pareri” sarebbe stata per Italia Nostra, poco accurata ma soprattutto non inclusiva dei reali soggetti che sulla questione aeroporto, inceneritore e Tav avrebbero potuto portare non solo studi specifici, ma anche alternative. “Ciò ha condotto a conclusioni che secondo noi peccano di superficialità – continua la presidente di Italia Nostra – e che non affrontano le difficoltà reali che provocano queste scelte. Per quanto riguarda l’aeroporto, tanto per cominciare da una questione spinosa e che crea una serie di problemi complessi di impatto ambientale e di sicurezza dei viaggiatori, l’impressione è che il Ministero, non sapendo come fare a superare obiezioni molto tecniche e precise, abbia sperato in un “placet” che superi tutte le prescrizioni che pesano sulla realizzazioni dell’opera. Sul punto, il presidente Enrico Rossi ha assicurato che il progetto “migliorerà”. In che senso? Come si risolvono precise criticità che riguardano la sicurezza dei voli, l’assetto idrogeologico del territorio, l’impatto generale, la questione posta dall’Università, in base a cosa si dà un parere positivo così “sereno”?”.
Senza parlare dell’aumento dei flussi turistici, che, tuttavia, sono stati considerati anche nella relazione UNESCO, senza tuttavia trarne, dice Signorini, adeguate conclusioni. Ecco di cosa si tratta: l’aumento del flusso turistico conseguente al potenziamento dell’aeroporto rischia di provocare secondo Italia Nostra “l’assalto alla baionetta” in una città già alle prese con un flusso annuo di milioni di persone. Un flusso che comporta un deterioramento della qualità della vita dei residenti, dalle movide più o meno scatenate, all’ingombro dovuto alla trasformazione dei negozi in attività commerciali legati al turismo di massa, dall’aumento esponenziale dei luoghi del food and beverage a quelli della ricezione, che “mangiano” alloggi residenziali per dar vita al caotico mondo degli affitti turistici. “Un impoverimento – dice Signorini – che va a scapito della città, impoverendone il tessuto sociale e anche produttivo”. Un fenomeno che, come denunciato a varie riprese in particolare dai sindacati degli inquilini, trasforma il centro storico, proprio quello tutelato dall’UNESCO, in un pezzo di “città vetrina” dedito a ricezione e rifocillamento. Qualcuno parla di desertificazione del centro, qualcun altro di “consumo”della bellezza. Il tutto condensato nella definizione ormai corrente di “Disneyland del Rinascimento”. Ma il problema, continua Signorini, riguarda anche altro. “Sebbene nelle clausole ci sia la specificazione dell’aeroporto come monodirezionale, l’aumento del flusso turistico, prevista da qui al 2050, vista l’impossibilità di spostare Monte Morello, rischia di condurre alla necessità di una soluzione bidirezionale, vale a dire con la possibilità di vedere sorvolati il campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi. Un rischio che francamente non ci sentiremmo di cogliere”.
Se questo è lo stato dell’arte per quanto riguarda l’aeroporto, ecco il problema TAV. “Si tratta di quasi 8 chilometri in sotterranea – ricorda la presidente di Italia Nostra – un passaggio scavato sotto quel gioiello di architettura militare del ’500 che è la Fortezza da Basso, opera di Giuliano da Sangallo, e sotto l’Arco dei Lorena. Il rischio riguarda dunque monumenti importanti, che subirebbero scavi che comportano un deterioramento rispetto a quanto sta sopra. Inoltre, è singolare anche l’affermazione che la tramvia non debba passare per il centro storico. spiegatemi perché la tramvia no e l’Alta Velocità sì. Per quanto riguarda poi l’inceneritore di Case Passerini, siamo pronti ad ammettere che l’analisi della struttura riguarda meno le competenze dell’UNESCO. Detto questo, non capiamo perché sia stato affidato un parere così importante, che riguarda analisi di tipo medico salutistico per l’impatto sulla salute della popolazione, a questo pool europeo”.
Altro tasto dolente, le alberature, anche queste sdoganate dagli esperti europei. “Firenze vantava una grandissima tradizione per quanto riguarda il verde pubblico, tradizione che è andata via via corrodendosi a partire dalla fine degli anni ’70, con la soppressione di uffici specifici – ricorda ancora Signorini – l’abbattimento di interi filari di alberi adulti è un’evidente vulnus non solo a livello estetico ma anche a livello di salute pubblica, scoprendo il fianco per quanto riguarda l’assorbimento di calore, il filtraggio delle smog e in particolare delle polveri sottili che ormai sappiamo quanto incidano sulla salute umana. Inoltre, privando i viali e le piazza delle alberature si privano i luoghi della loro identità; piazzando alberini di tre metri al posto dei magnifici esemplari che raggiungono anche i 25 metri di altezza, spesso progettati insieme alle opere (basti pensare i pini della stazione del Michelucci o gli olmi di piazza San Marco, inseriti nel progetto del Porcinai) non si risolvono affatto i problemi messi sul tavolo dagli abbattimenti. del resto, è chiaro che per mantenere le alberature in buona salute, senza arrivare alla necessità dell’abbattimento, serve un’accurata e competente opera di manutenzione”. Affidata, fino a 50 anni fa e oltre, a uno staff del verde pubblico che era di riferimento per tutta Europa. E che ora ha ceduto il passo alle esternalizzazioni.
Tirando le fila, “l’analisi e le conclusioni dell’UNESCO peccano senz’altro di superficialità – dice Signorini – per questo chiediamo innanzitutto un confronto con la §Regione, dal momento che le opere e le modalità con cui vengono poste alla città attengono a un livello che non è solo comunale, ma regionale e nazionale. Senza contare che su molte di loro, ad esempio aeroporto e inceneritore, ci sono ancora ricorsi aperti e vicende giuridiche che non sono state chiuse, come il ricorso al TAR intentato da Italia Nostra e Forum Ambientalista circa l’inceneritore, per cui è ancora pendente un ricorso del Comune di Firenze al Consiglio di Stato. Concludendo, quella dell’Unesco ci sembra una forzatura inspiegabile, e chiediamo una valutazione più approfondita e tecnica. Come mai la politica tace e interviene l’Unesco? …”.
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