Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

giovedì 11 aprile 2024

Considerazioni ulteriori in vista della 3° Conferenza dei Servizi per realizzazione e esercizio di un impianto di produzione di biometano da Forsu, in località Selvapiana

Ingombro del biodigestore. Manca tutto il resto
nell'area sotto ferrovia (a dx) che non viene
riportato eche sarà riempito con le
attività spostate dall'attuale sede.
Queste le nostre considerazioni finali per la 3° conferenza dei servizi che si terrà domani 12 aprile 2024.
All'interno troverete i link anche delle precedenti OSSERVAZIONI durante l'Iter di Assoggettabilità alla VIA e durante l'attuale percorso di Autorizzaizone Unica Ambientale (AUA).

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  • Visto che l’impianto in questione pur essendo entrato a far parte del nuovo Piano dei Rifiuti della Regione Toscana (PREC), grazie all’Avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero e riciclo di rifiuti urbani e derivati dal trattamento degli urbani, comunque “non comporta l’instaurazione di posizioni giuridiche od obblighi negoziali, né costituisce requisito preferenziale ai fini della realizzazione e dell’esercizio degli impianti stessi, per i quali dovranno essere acquisite tutte le specifiche e necessarie autorizzazioni.  Pertanto, tenuto conto di quanto sopra, la ricognizione svolta non costituisce requisito per la realizzabilità degli impianti.” (All. 2 Prec – pag 74). PREC (che ad oggi è stato adottato con delibera del Consiglio regionale n. 68 del 27 settembre 2023, ma ancora da approvare); 
  • Visto che ALIA, a cui sono state cedute tutte le quote sociali pubbliche all’interno di AER Spa (che ora è per il 90% di ALIA e per il 10% privato), ha già i suoi impianti di riferimento tra cui appunto l’impianto di Montespertoli da 160.000 T/a tra Forsu e verde, oltre a quello di Case Passerini per circa 50.000 T/a e a quello di compostaggio di  Faltona, Borgo San Lorenzo, per 35.000 T/a. Che insieme hanno una capacità, tra organico e verde, di 245.000 t/a. a fronte di una produzione annuale di Ato Toscana centro di circa 210.150 t/a (dati Ispra 2022). Quindi più che sufficienti anche senza il biodigestore di Selvapiana. 
  • Anche gli altri Ato, Sud e Costa, vi sono già impianti con capacità superiore alla loro produzione rispetto agli ultimi dati del 2022 di Ispra. Al limite, soltanto Ato Sud, è un po’ indietro con la raccolta della Forsu e vedrà un aumento delle tonnellate raccolte, attivandosi come impone la legge (art. 182-ter del D.Lgs 152/2006). Resta il fatto che gli impianti a San Zeno sono ben forniti e che essendo comunque un territorio molto agricolo e montano, molto organico finisce già nelle compostiere domestiche o concimaie o in aziende agricole dotate di biocelle.
  • Visto che il PREC prevede 2 scenari di produzione totale di Rifiuti Urbani (RU) nella Regione Toscana, uno inerziale (che segue la legislazione vigente) e uno programmatico (più ambizioso), e che per entrambi tali scenari si prevede un calo della produzione dei rifiuti, molto alto se valutato fino al 2035:“Scenario inerziale: ca. 2.233.000 t, pari a -2,1% rispetto al dato relativo all’annualità 2019; Scenario programmatico: ca. 2.170.000 t, pari a -4,9% rispetto al dato relativo all’annualità 2019. La contrazione della produzione risulta più marcata al 2035, in quanto si stima: Scenario Inerziale: ca. 2.198.000 t, pari a -3,6% rispetto al dato relativo all’annualità 2019; Scenario programmatico: ca. 2.041.000 t, pari a -10,5% rispetto al dato relativo all’annualità 2019”(Rel. Rifiuti Prec). 
  • Come si legge nel PREC, nel 2020 (anno di riferimento del PREC), gli impianti di COMPOSTAGGIO per trattare la Forsu e parte del verde, a livello regionale, erano 9 per una capacità totale di 387.000 t/a, ma di fatto ne hanno trattate solo 243.692 t/a (per vari motivi, come si evince a pag. 52 dell’All. 2 del Prec, in cui si legge anche che alcuni sono in fase di revamping, in parte già previsti e in corso di realizzazione – anche con aggiunta di linee). Più un Biodigestore a Monterotondo di capacità di 70.000 t/a. A questi impianti si andranno ad aggiungere tutti quelli, tra compostaggio e biodigestione anaerobica, ipotizzati nel Bando di  manifestazione di interesse (ammesso che tutti attivino le procedure di valutazione e richiesta di autorizzazioni). E’ palese ipotizzare una sovraccapacità per la frazione organica, già oggi superiore alla produzione attuale. 
  • Infatti nel documento del PREC (All.2 quadro esclusivamente conoscitivo), si evidenzia “come la situazione (ndr. impiantistica per la Forsu) sia in progressivo sviluppo e siano recentemente state autorizzate modifiche impiantistiche e nuovi impianti, in alcuni casi gli stessi siano già in costruzione. In primo luogo, si ritiene opportuno segnalare la dinamicità che sta caratterizzando l’impiantistica per il recupero del rifiuto organico”;
  • Visto che la raccolta differenziata in generale e quindi anche la FORSU, può liberamente circolare su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’art. 181, c. 5, del D.Lgs. 152/2006, e che può esserci comunque il rischio che i comuni che dovrebbero conferire a Rufina, nel tempo, possano orientarsi in altri impianti (se pur più lontani, ma semmai più economici – a meno che non si preveda di applicare a Selvapiana un costo al cancello talmente basso per assicurarsi i rifiuti, col rischio che i costi di gestione ricaschino di nuovo sulle bollette così come i costi per la costruzione. Infatti i costi per realizzare qualunque impianto, questo compreso, saranno ricaricati sulle bollette degli utenti). D’altra parte la cosa è già successa durante la storia dell’inceneritore di Selvapiana che perdendo una parte di rifiuti non era più economicamente sostenibile.   
  • Visto che i comuni ipotizzati da progetto di AER spa sono del Mugello (già servito da Alia), del Valdarno (già servito da Alia), del Casentino – AR- (già serviti da Aisa), non si capisce bene come potrebbero preferire portare l’organico a Selvapiana invece che negli impianti di competenza dei loro ATO (prezzi super bassi??). 
  • Visto che AER Spa è al termine della sua “salvaguardia”, con scadenza 2029, alla quale subentrerà poi ALIA. Che ribadiamo ha già oggi i suoi impianti. 
  • Visto che il sito di Selvapiana contribuisce ormai da oltre 50 anni (dagli anni 1970 in poi) alla gestione/trattamento dei rifiuti dell’area della Valdisieve, e non solo, prima attraverso l’inceneritore, quindi dalla discarica delle ceneri e scorie e dall’area denominata di “trasferenza” e anche dall’isola ecologica. 
  • Visto che sul sito di Selvapiana SUSSISTE, appunto, la DISCARICA delle ceneri e scorie (che prima di essere messe nella discarica, venivano appoggiate nelle vicinanze dell’argine del fiume Sieve, chi è passato di lì nei primi anni di lavoro dell’impianto si ricorda bene i cumuli di cenere);  
  • Visto che in questi ultimi mesi sono stati eseguiti dei lavori per dismettere e smantellare l’impianto, non solo le parti in ferro (ciminiera ecc.), ma anche il cubo di cemento che accoglieva forno, fossa e uffici (che stando ai documenti presentati da AER per l’assoggettabilità alla VIA, si evince che non conveniva buttarli giù sia da un punto di vista economico che per il rischio di inquinanti stante il fatto che per i primi anni di vita dell’impianto non essendoci filtri adatti, gli inquinanti potevano essere rimasti sulle pareti e quindi potevano essere stati sigillati sotto le varie verniciature durante i diversi lavori di ristrutturazione e messa a norma); 
  • Che ad oggi, è rimasto il piazzale da cui si accedeva al portellone della fossa, e sotto al piazzale ci sono dei nuovi spazi, in cemento armato (costruiti su un un‘ulteriore nuovo piazzale sempre in cemento armato), dove sono raccolti in modo suddiviso varie tipologie di rifiuti provenienti dalla RD o dal conferimento dei cittadini. E in adiacenza vi è (e rimarrà) la DISCARICA messa in sicurezza perenne. Anche se per il luogo in cui si trova, ovvero a lambire l’argine del fiume Sieve, e con i cambiamenti climatici a cui assistiamo ormai durante quasi tutto l’arco dell’anno, spesso sempre più violenti, quel perenne ci dà tuttavia da riflettere, perché se l’argine crollasse per qualche motivo, per una esondazione/piena anomala… non ci vogliamo nemmeno pensare – d’altra parte le casse di espansione di Scopeti, sembra con progetto già definitivo… siano ancora molto indietro dall’essere realizzate. Non solo, Il Presidente Giani, all’ultima alluvione di Campi (nov. 2023) dichiarò "Che nessun sindaco mi venga a presentare piani urbanistici dove questa mattina ho visto l'acqua". Piani urbanistici o meno, peccato non sia mai venuto a vedere le piene della Sieve avvenute in tutti questi anni, dove l’area dell’inceneritore era un sorvegliato speciale (ricordiamo che poco a valle ci sono anche le prese dell’acquedotto di Pontassieve e di San Francesco, regolarmente censiti). 
  • Visto che per questa area della Valdisieve, che sia AER a gestire o ALIA, un luogo adibito a stazione di trasferenza sarà comunque utile. Così come una Isola Ecologica. Infatti per ovviare a ciò, si andrà ad occupare ulteriore suolo anche dalla parte opposta dell’attuale sito (di fatto sotto la ferrovia). Saturando inverosimilmente detta area; 
  • Ricordato che il Protocollo d’Intesa approvato con delibera di Giunta regionale n. 412 del 07-04-2015 - Protocollo sottoscritto in data 23/04/2015, per il superamento dell’inceneritore (tra comuni, AER spa, la ex Aer srl, Regione Toscana e Ato) stabiliva che nel sito: “aree e strutture su cui insiste attualmente l'impianto, restano a servizio del ciclo dei rifiuti conservando l’attuale destinazione urbanistica conforme alla gestione dei servizi di igiene urbana secondo quanto verrà stabilito dalla pianificazione di ambito”. Cosa che non andrebbe affatto in contrasto se l’area rimanesse così come è ora con le attività di RD, isola ecologica, stazione di trasferimento; 
  • Che nel Regolamento Urbanistico (RU) vigente, del Comune di Rufina, si richiama il Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti in cui si prevedeva il potenziamento con recupero energetico dell’impianto di Termovalorizzazione “I Cipressi” e il suo ampliamento per costituire il Polo Ambientale Tecnologico. Definizione di Polo tecnologico che però nel vecchio Piano Provinciale Ato 6 non esiste, in quanto si scrive semplicemente (tab. 21, pag. 69 : “previsto potenziamento dell’impianto di almeno 15.000.000 Kcal/h e realizzazione recupero energetico” (poi non realizzato). 
  • E’ del tutto evidente che la dicitura “Polo Ambientale Tecnologico” è frutto solo dei Piani del Comune di Rufina, tanto che il Piano Strutturale ci sembra ancora più eloquente del RU: Il Piano Strutturale conferma inoltre la realizzazione del nuovo impianto comprensoriale per lo smaltimento fognario e prevede l’ampliamento ed il potenziamento dell’impianto per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (Polo Ambientale Tecnologico), secondo quanto previsto dal Piano Provinciale. (art. 20, lettera F)), andando a delimitare in parentesi Polo Ambientale Tecnologico (per racchiudere in 3 parole un concetto e dandogli anche qualcosa di “ambientale”); 
  • E’ bene ricordare tuttavia che gli strumenti di pianificazione del Comune di Rufina, comprese le previsioni, sono decadute in attesa dell’approvazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale (solo adottato) e del Piano Operativo (di cui è stata attivata la fase di partecipazione in questi giorni); 

Detto questo,

al netto di tante altre argomentazioni più tecniche e paesaggistiche sulle quali si sono già spesi i vari tecnici dei vari Enti e sulle quali, in questo contesto, sorvoliamo, ricordando che comunque ci siamo già espressi a riguardo con le nostre osservazioni e preoccupazioni, a cui rimandiamo per la lettura (1-Osservazioni VIA – 2-Osservazioni AUA). Come unica eccezione alleghiamo un articolo di Mario Tozzi (su La Stampa del 5 novembre 2023 – pag. 19: LIBERIAMO I FIUMI DAL CEMENTO), estremamente chiaro e attuale, sui nuovi scenari che ci attendono da ora in poi visto il cambiamento climatico in atto. Con precise previsioni e azioni da fare da subito a titolo PREVENTIVO restituendo alle aree golenali o di pertinenza fluviale che sia (compreso ove vi sia Rischio idraulico ecc.), il loro ruolo di attenuazione dei danni.

Ci chiediamo veramente se questo impianto sia davvero necessario ai cittadini della Valdisieve, alle tante aziende agricole, agli agriturismi, a chi vive e lavora sul nostro territorio in settori ambientali e paesaggistici, a chi ci transita soltanto di passaggio o a chi transita per fare il pendolare e si troverà sempre più mezzi pesanti. Riflettiamo sul fatto che l’azienda attuale, ha ancora 5 anni di vita, e questo impianto avrà la durata di 20 anni (+20+20…..si sa come funzionano, poi, le proroghe). 

VERAMENTE VOGLIAMO NUOVAMENTE APPESANTIRE LA VALDISIEVE CON UNA STRUTTURA DI QUESTO TIPO CON LE PROBLEMATICHE CHE NE POTREBBERO SCATURIRE? 

CHIEDIAMO AGLI ENTI PREPOSTI DI NON AUTORIZZARE LA COSTRUZIONE DEL BIODIGESTORE MA DI MANTENERE L’AREA COME SI TROVA ATTUALMENTE, CON LE SUE ATTIVITA’ SEMPRE RELATIVE ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI, DI NON CONSUMARE ALTRO SUOLO.

VOLENDO, FATE PURE UNA ROTATORIA PER FACILITARE INGRESSO E USCITA DEI  MEZZI, MA NIENTE ALTRO.

VI PROPONIAMO DI VENIRE A VEDERE IL SITO COME E’ ORA SENZA L’INVOLUCRO DELL’EX INCENERITORE, SENZA CIMINIERE, CON IL VERDE INTORNO, MAGARI DA VALORIZZARE ANCHE VISTO LA PROSSIMITA’ DEL FIUME SIEVE CON ACCESSO DALLA SPIAGGIA CHE SI E’ FORMATA UTILIZZATA DA PESCATORI, CANOISTI E FAUNA.

VI CHIEDIAMO DI RIPENSARE A QUESTO PROGETTO E DI NON AUTORIZZARLO. 

Pontassieve, 11 Aprile 2024

Pratesi Catia

·       L'articolo di Mario Tozzi su La Stampa del 5 novembre 2023 – pag. 19: LIBERIAMO I FIUMI DAL CEMENTO è qui: https://www.lastampa.it/cronaca/2023/11/05/news/liberiamo_i_fiumi_dal_cemento-13836275/


Lettera aperta inviata al Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, all'Assessore all'Ambiente Monia Monni e a tutti i Gruppi consiliari sul pericolo dei PFAS nelle acque della Toscana insieme al Report di Greenpeace, a firma di molte Associazioni e comitati

Siamo inquietati e sorpresi in quanto, a 10 giorni di distanza dall’uscita del report di Greenpeace sulla presenza di Pfas nelle acque superficiali, in cui scaricano i reflui depurati dei distretti conciari, della carta, del tessile, come pure l’area interessata dalle attività florovivaistiche fra Pistoia e Prato, l’Amministrazione Regionale Toscana si nasconda in un silenzio sconcertante.

Una situazione imbarazzante e preoccupante alla luce anche di quanto emerso da una inchiesta giornalistica della Rai in “Presa Diretta” del 18 marzo. Infatti, mentre nella nostra regione e soprattutto nelle comunità direttamente interessate dall’uso di questi prodotti nei processi industriali e produttivi, si discute e ci si interroga; persino alcuni Consigli Comunali hanno iniziato a produrre odg in cui si richiede, agli organi competenti ed ai gestori dei servizi idrici e di depurazione industriale, di produrre dati analitici in grado di confermare o smentire quanto è stato documentato dalle analisi “autoprodotte” da Greenpeace. In tal senso ci chiediamo cosa stia facendo l’Amministrazione Regionale, riteniamo che senza fare inutili allarmismi, dopo lo scandalo Keu, non si possa dormire sugli allori.
Siamo convinti che la stragrande maggioranza di chi vive in Toscana vuol capire se ci troviamo o no dentro ad una nuova emergenza ambientale e sanitaria, vorremmo saperlo prima di unirci o dividerci sul che fare per cambiare rotta, siamo coscienti che non sarà possibile risolvere il problema senza mettere fuori legge la produzione e l’uso di questi composti chimici non degradabili. Abbiamo anche la consapevolezza che tale decisione spetta in primis alle autorità europee e nazionali ma riteniamo opportuna una autonoma decisione della Toscana che si allinei a quanto già fatto dalle Regioni Piemonte e Veneto in materia.
A tal proposito chiediamo la trasparenza e la messa in rete di tutte le informazioni analitiche, sia attuali che quelle future, di Arpat, Asl, delle Società di gestione del servizio idrico integrato e della depurazione industriale; sia la premessa indispensabile per evitare inutili e pericolosi scarica barile.
Come associazioni siamo e saremo presenti, parte attiva in questa vicenda, senza fare sconti né cedendo a falsi allarmismi né alla demagogia funzionale al mantenimento di uno status quo ormai insostenibile.
Ricordando che proprio in questi giorni è in discussione il nuovo Piano di Tutela delle Acque, riteniamo che, in relazione ai cambiamenti climatici in atto, ci troviamo di fronte ad un passaggio decisivo per la Toscana per un’economia compatibile dei distretti idrovori al fine di cambiare i cicli produttivi, adottando l’assoluta trasparenza e condivisione delle informazioni unica garanzia per riuscire nell’impresa.

Firmatari
Forum Toscano Movimenti per l’Acqua, Forum Ambientalista AdV toscano, Associazione per i Diritti dei Cittadini (ADiC Toscana APS), Associazione BioDistretto del Montalbano APS Ets, Ass. Acqua bene Comune ODV Pistoia e Valdinievole, Ass. Alleanza per i beni comuni ODV Pistoia, Associazione Senza Confini, Associazione Vivere in Valdisieve, Associazione I’Bercio Loro Ciuffenna, Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV, Associazione La Libellula – Gruppo per l’ambiente Valle del Serchio, Assemblea Permanente No Keu, Associazione IBS-Inter-rete Beni comuni e Sostenibilità, Associazione Livorno Porto Pulito, Alterpiana Firenze Prato Pistoia, Asia USB Livorno, Comitato Apuano salute ambiente della provincia di Massa Carrara, Comitato Acqua Pubblica Arezzo, Comitato Acqua Bene Comune Valdarno, Comitato Acqua alla gola Massa, Comitato Ambientale di Casale , Comitato Collesalviamo l’Ambiente, Comitato “Le Vittime di Podere Rota”, Comitato Alberi Viale IV Novembre Empoli, Comitato dalla parte del Cittadino Forte dei Marmi, Comitato per un altro raddoppio, Comitato Valdisieve, Comitati di Lotta Ambiente Salute Lavoro Livorno, Comitato No Cubone Livorno, Comitato Bosco Urbano Rosignano , Comitato Orti Urbani e Loghino Livorno, Comitato Ambiente Siena, Centro Culturale La Pietra Vivente Massa, Coordinamento per la difesa del Parco Pertini e dell’Ospedale Storico Livorno, Crisoperla biologica e solidale - Associazione APS, Prato Social Forum, PratoPartecipa, Centro d’Iniziativa Enrico Berlinguer AR, La Piana contro le nocività-Presidio Noinc Noaereo, Magliette Bianche di Massa e Carrara, Mamme di “News s Tutto Gas”, Marcignana non si piega, Obiettivo Periferia Pistoia, Osservatorio Ambientale Pratese , Rete Toscana in Movimento, Terra Libera Tutti Reggello, Trasparenza per Empoli, Trasparenza Rosignano, Valdelsa Attiva, Valdisieve in Transizione

martedì 12 dicembre 2023

VIDEOCONFERENZA: "DISASTRI IDROGEOLOGICI E CAMBIAMENTI CLIMATICI". Perchè l'entità dei disastri si è andata aggravando nel nostro paese?

GIOVEDI 30 NOVEMBRE 2023 SI E' SVOLTA LA CONFERENZA COME RIPORTATO SOTTO. 

LA SI PUO' RIVEDERE REGISTRATA A QUESTO LINK: https://www.radioradicale.it/scheda/714571/disastri-idrogeologici-e-cambiamenti-climatici-perche-lentita-dei-disastri-si-e-andata 

ore 18:00

"DISASTRI IDROGEOLOGICI E CAMBIAMENTI CLIMATICI"

Perchè l'entità dei disastri si è andata progressivamente ampliando ?

I cambiamenti climatici fanno vacillare le noste "certezze" sul nostro modello di sviluppo e di vita.

webinar tenuto da:

                                LUCA MERCALLI                                            

Climatologo e divulgatore scientifico

MICHELE MUNAFO'

Ricercatore ISPRA, esperto sul consumo di suolo.

GIOVANNI DAMIANI

Biologo, gia' direttore ANPA e presidente GUFI (Gruppo unitario foreste italiane)

PAOLO BERDINI

Urbanista

A cura di

ENRICO DEL VESCOVO

Consigliere nazionale di Italia Nostra e presidente della sezione Castelli Romani.

Di Roberto Cazzolla Gatti: "I boschi italiani aumentano? Falso, anzi vengono sempre più danneggiati"

Se supercomputer e Intelligenza Artificiale avanzano permettendoci scoperte sensazionali sulle foreste mondiali, i boschi italiani indietreggiano a colpi di motosega

Mentre col supporto di grandi database, supercomputer ed Intelligenza Artificiale facciamo sempre più luce sul ruolo, sul funzionamento e sulla complessità delle foreste globali, albero per albero stiamo trasformando i boschi italiani in semplici pezzi di legno utili solo a sfamare la bulimia energetica ed economica del nostro mondo moderno. Al contrario di quello che credono i più, ciò che aumenta non sono i boschi, ma la ricrescita arborea in aree agricole abbandonate. Un bosco, in realtà, non è un insieme di alberelli. Ciò che, invece, resta dei veri, complessi, antichi, biodiversi ecosistemi boschivi nazionali è posto sempre più sotto pressione da interessi economici di breve termine, visioni distorte della Natura e scelte politiche scellerate.

Senza la capacità di calcolo dei supercomputer e dell’Intelligenza Artificiale non avremmo mai potuto stimare il numero di specie arboree presenti sulla Terra (https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2115329119), non avremmo potuto facilmente determinare i fattori che favoriscono le invasioni di piante non autoctone, aspetto fondamentale per tutelare gli ecosistemi nativi e limitare la diffusione di specie invasive (https://doi.org/10.1038/s41586-023-06440-7) e non avremmo potuto rilevare che attualmente, il carbonio forestale globale è significativamente al di sotto del potenziale naturale, con un deficit totale di 226 Gt anche in aree con una bassa impronta ecologica umana e che questo potenziale si trova in aree con foreste esistenti, dove la protezione maggiore di questi ecosistemi (evitando le ceduazioni, ad esempio) può consentire alle foreste di recuperare fino alla maturità (https://doi.org/10.1038/s41586-023-06723-z). Infatti, lo sviluppo di sistemi di calcolo avanzati combinati all’I.A. permette di ridurre di decine di anni lo sforzo di migliaia di scienziati permettendo di ottenere delle previsioni attendibili. Grazie all’unione di mente umana e intelligenza artificiale, sappiamo ora che nel mondo quasi 9.000 specie arboree sono ancora da scoprire e molte rischiano di estinguersi ancor prima di essere trovate a causa della massiccia deforestazione in corso sul nostro pianeta. Quindi il nemico da battere, ancora una volta non è lo sviluppo tecnologico utile alla conoscenza, ma noi stessi e la nostra insaziabile crescita economica verso il baratro. Piuttosto che essere in lotta contro l’I.A. sino al punto da temerla, dovremmo continuare a utilizzarla per velocizzare e rendere più efficaci le strategie di conservazione.A settembre di quest’anno, durante la conversione del Decreto-legge “Asset,” precedentemente focalizzato su un tema completamente diverso, è stato approvato dal governo italiano un emendamento presentato da Fratelli d’Italia che elimina completamente la protezione paesaggistica dei boschi nei confronti dei tagli, alterando il Codice Urbani e l’intento originario della legge Galasso, che miravano a proteggere i boschi nelle aree vincolate. Negli ultimi anni, la difesa dei boschi è stata oggetto di diversi attacchi da parte del settore forestale, delle aziende, dei politici locali e di alcune rappresentanze degli agronomi, nonché di una parte dell’ambiente accademico (si leggano, ad esempio, le assurde giustificazioni date alla necessità di gestione mediante “selvicoltura naturalistica” [un orrore in termini!] con combinazione di tagli precoci e tardivi delle foreste: https://ancler.org/gestire-le-foreste-per-obiettivi/) ....................................................................................................................................................
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Professore di biologia della conservazione e biodiversità

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

*Pubblicato su Villaggio Globale – Trimestrale di Ecologia di dicembre 2023

giovedì 30 novembre 2023

Programma Zero Waste Training: 7, 8, 9 dicembre

Oggi,  30 novembre,  è l’ultimo giorno per iscriversi al Training Formativo sui “10 passi Rifiuti Zero” che si svolgerà a Capannori presso il Parco Scientifico di Segromigno in Monte il 7, 8 e 9 dicembre prossimo!

Giovedì 7 dicembre alle ore 21 ci saranno i festeggiamenti dei 20 anni della Rete Nazionale Rifiuti Zero e il lancio della Zero Waste Web TV. Interverranno Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy, Mirko Bernardi di Miniere Urbane (da dove trasmetterà la TV) e Bruno Ghigi. Seguiranno interventi e testimonianze dei referenti regionali e tematici della RETE ZW. La serata sarà trasmessa in streaming a cura della Zero Waste Web TV.

Venerdì 8 dicembre avrà luogo il Training sui dieci passi Rifiuti Zero e sabato 9 dicembre dalle ore 9 alle 12:30 la Premiazione del Prodotto Rifiuti Zero dell’anno 2023. Dalle ore 15 alle 18:30 è prevista la visita guidata tra orti e giardini a Lucca. Un momento di connessione con la natura e la bellezza.

Qui di seguito il programma dettagliato del Training formativo del giorno venerdì 8 dicembre:

Iscrizioni entro giovedì 30 novembre compilando il modulo QUI:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdAEhTog_1SGYsGJ1N513wh2Le_0ZIE1UGVfsT6ftkXi_TwJQ/viewform

PROGRAMMA venerdì 8 dicembre 2023

I 10 passi Rifiuti Zero

ore 9:00 Apertura dei lavori, Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy, direttore del Centro Ricerca Rifiuti Zero.

ore 9:10

Il primo passo Rifiuti Zero: 

La separazione alla fonte.

Analisi dei dati mensili e/o annuali di un’azienda di gestione dei rifiuti o di agenzie regionali e nazionali, Rossano Ercolini

ore 9:30

Il quinto passo Rifiuti Zero:

Il centro di riparazione e riuso, Daniele Guidotti, coordinatore dei Centri di riuso Daccapo, Danilo Boni, responsabile per Zero Waste Italy per la riparazione e il riuso.

Il recupero di beni durevoli (anche da alluvioni) con particolare riferimento ai RAEE, Claudio Tedeschi, amministratore di Dismeco srl.

ore 10:10

Il sesto passo Rifiuti Zero: 

Le azioni dell’Europa sulla riduzione degli imballaggi e la campagna “A Buon Rendere” sul deposito cauzionale come strumento per la circolarità, Enzo Favoino*, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe

*intervento online

La riduzione dei rifiuti e le famiglie Rifiuti Zero, Martina Piccinini, ambasciatrice “Famiglie RZ” di Capannori.

ore 10:45

L’ottavo passo Rifiuti Zero:

L’analisi del residuo, Rossano Ercolini

ore 11:00

Pausa caffè

ore 11:15

Il nono passo Rifiuti Zero:

Responsabilità dei produttori

Il progetto Raccomandata per Te, Alexandra Onorato, membro del Centro Ricerca Rifiuti Zero

Oltre i rifiuti

ore 11:15 Empowerment e fare cultura per Rifiuti Zero, Patrizia Lo Sciuto, vicepresidente di Zero Waste Italy

ore 11:30 I comuni Rifiuti Zero: una storia vincente, Laura Lo Presti, coordinatrice per Zero Waste Italy dei Comuni Rifiuti Zero italiani.

11:45-12:30 Domande e brevi osservazioni con i partecipanti

ore 15-17:30

Storie, esperienze e buone pratiche a confronto.

martedì 14 novembre 2023

LaNazione: Alluvione, il ministro Musumeci a Campi Bisenzio: “Scarso lavoro di prevenzione”

Il ministro è stato in visita a Firenze, nelle aree colpite dall'alluvione nei giorni scorsi. 

Non le ha mandate a dire, ed è stato piuttosto chiaro......anche se poi ai nostri amministratori non deve essere piaciuto molto e lo hanno invitato a non polemizzare.....
C'è poco da polemizzare!! Dal punto di vista della PREVENZIONE ha ragione da vendere.....

Purtroppo a parole sono tutti bravi, ma poi di fare le casse di espansione, per esempio (a Scopeti, c'è, dice, il progetto già pronto, ma è da quando si è instaurata l'Autirtà di Bacino che sono previste, ma nessuno le ha ancora viste), o di EVITARE di costruire dove c'è Pericolosità e Rischio idraulico e idrogeologico.....ci dimentichiamo facilmente.  
Così come dimentichiamo la famosa legge regionale per il consumo di suolo zero, che purtroppo con il benestare dei enti vari (da quelli dell'Autorità di Bacino, alle direzioni interne della stessa regione, comuni, città  metropolitana ecc.), alla fine FA costruire anche a fianco ai fiumi con pericolosità alta e rischio alto. Che dire? Poco, tanto non si capisce! 

L'articolo lo potete leggere su La Nazione a questo link: https://www.lanazione.it/cronaca/alluvione-musumeci-blsotxi5 

esondazione del campo sotto la discarica 2017
Area di Pertinenza fluviale PAI
Area interessata da inondazini ricorrenti 

Area a Pericolosità P3 (blu scuro)

Rischio R2-R3-R4: Mappa Rischio alluvioni / confronto area Google Maps

dissesti geomorfologici -PAI
in arancio pericolosità elevata, proprio dove sulla strada di Via Colognolese, spesso ci sono delle frane!

sabato 11 novembre 2023

Osservazioni a Sue interviste pubbliche rilasciate a seguito dell’alluvione del 2 e 3 novembre u.s

Eugenio Giani Presidente Regione Toscanaregionetoscana@postacert.toscana.it

e p.c.

Giunta Regionale Toscana regionetoscana@postacert.toscana.it

Presidente e Consiglieri del Consiglio Regionale Toscano
consiglioregionale@postacert.toscana.it

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze
prot.procura.firenze@giustiziacert.it

Piana Fi-Po-Pt, 11 novembre 2023

Oggetto: Osservazioni a Sue interviste pubbliche rilasciate a seguito dell’alluvione del 2 e 3
novembre u.s.

Egregio Presidente,
nelle Sue dichiarazioni del 4 e 5 novembre, andate in onda sabato 4 novembre su TGTVL ore
20:30 https://www.youtube.com/watch?v=RYWQJvsORo0&t=264s riprese poi domenica 5
novembre da TGCom 24 alle ore 9:30, in risposta al Sindaco di Prato sulla responsabilità
dell’accaduto, Lei attribuiva parte della colpa di quanto è successo agli stessi Sindaci, che con
varianti ai Piani Regolatori hanno nel tempo richiesto di effettuare nuove edificazioni, con
conseguente maggiore consumo di suolo.

A tale riguardo, per il futuro, ha giustamente minacciato future bocciature nei confronti di richieste
di nuove costruzioni in presenza di evidenti rischi idrogeologici sul territorio. (“che nessun Sindaco
mi venga poi a presentare piani urbanistici dove io stamattina ho visto l’acqua”).

Proprio il recente Rapporto ISPRA 2023 sul Consumo del Suolo evidenzia a pagina 17 la
massiccia impermeabilizzazione della Piana a discapito del Parco Agricolo (soggetto ordinatore)
ed in particolare il Comune di Campi Bisenzio (pagina 26), in precedenza amministrato da Fossi e
Monni, si pone al terzo posto in Toscana, per consumo di suolo del proprio territorio con l’8,86%,
rispetto agli anni 2021/2022.

Infatti nel caso di Campi Bisenzio, proprio l’allora Sindaco e Assessore all’Ambiente, oggi
rispettivamente Segretario Regionale PD e Assessore Regionale all’Ambiente, hanno contribuito a
questa abnorne cementificazione, che ora Lei vuole tardivamente proibire, addirittura evitando di
ricercare i presunti compevoli dell’eccesso di cementificazione come dichiarato nell’intervista del
Tirreno, questo forse perché la stragrande maggioranza dei responsabili sarebbe targata PD.
Confidiamo che non sia solo per rabbonire i cittadini rimasti sott’acqua e fango.

In particolare l’ultima Giunta Fossi ha approvato la proposta Polistrade per collocare una Grande
struttura di vendita, non esattamente indispensabile per i bisogni fondamentali degli abitanti, in
un'area agricola di salvaguardia idrogeologica, quindi con l’assenso della Regione Toscana. Per
tale area sono necessarie vasche di laminazione e casse di espansione da collocare nel corridoio ecologico inserito nel Pit-Ppr e nel Parco agricolo della Piana, nonostante le argomentazioni
critiche e tecniche degli abitanti della zona corredate da firme e da un esposto, che pende presso
la Procura della Repubblica di Firenze.

Registriamo poi le dichiarazioni rilasciate alla testata La Nazione, dal Segretario Generale
dell’Autorità distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Gaia Checcucci, che a suo dire, Lei in
qualità di Presidente della Regione, in base alla legge, Lei sarebbe anche commissario per il
dissesto idrogeologico, con poteri pressoché illimitati per superare ogni ostacolo burocratico. Se
questo rispondesse a verità a termine di legge, ci domandiamo cosa ha fatto Lei e la Regione
Toscana per prevenire e/o attenuare l’accaduto sulla base della prevenzione primaria e
secondaria, così come previsto dall’ art. 191 del TFU.

Ulteriore considerazione sulla legge 65/2014 che nel corso degli anni è stata smontata pezzo per
pezzo, solo perché prevedeva Zero consumo del suolo, cosa che Lei oggi a distanza di anni
vorrebbe riproporre quale “paladino ambientalista”, come si evince dall’intervista di ieri 10
novembre sul Tirreno “non dobbiamo consentire neppure un centimetro di cemento in più
nelle zone allagabili
”, cercando di eludere le responsabilità politiche di tali scelte che sono da
attribuire solamente ed esclusivamente al Partito Democratico, disconoscendo come in qualità
di Presidente del Consiglio Regionale prima, e come Presidente della Regione poi, Lei ha
partecipato in prima persona a quelle scelte.

A fronte del Suo comportamento e suprattutto delle Sue dichiarazioni, fatti salvi i principi di Zero
consumo suolo che noi condividiamo, non comprendiamo come Lei allora possa continuare a
sostenere la necessità della nuova pista aeroportuale, che impermeabilizza complessivamente
ulteriori 150ha di terreno.

Terreno quest’ultimo ad elevatissimo rischio idrogeologico, al quale si frappongono due
barriere, la duna antirumore fronte Polo Scientifico e la nuova pista, tagliando
trasversalmente quella parte di Piana su cui si innesta il Fosso Reale, che anche in ques’ultima
alluvione ha rotto gli argini (argini di 6/8 mt di altezza).

Ci domandiamo come sia possibile che il Consorzio di Bonifica accetti passivamente la
cancellazione della vasca di laminazione fronte Polo Scientifico; forse perché soggiace alle
pressioni politiche regionali?

Inoltre la stessa Regione Toscana, nella conclamata situazione di rischio indrogeologico, non
ha nulla da obiettare contro la soluzione prospettata riguardo l’interramento sotto la nuova pista
di Via dell’Osmannoro, interramento del traffico veicolare che sulla base delle Sue dichiarazioni
e di quelle dell’Assessore all’Ambiente, circa la giusta “imprevedibilità degli eventi”, risulterebbe
palesemente rischioso e una omissione al principio di precauzione di cui all’art. 191 del TFU?
Ciò posto ed evidenziato che l’Amministrazione da Lei presieduta ha il timore di incontrarci per
discutere, anche pubblicamente e nel merito, la questione aeroportuale fiorentina, prendiamo
atto del rifiuto ad un confronto da parte dell’Assessore Monni, e della Presidente della IV
Commissione De Robertis, nonostante le richieste ufficiali già protocollate.

Ribadiamo che le prescrizioni del Decreto di VIA 0676/2003 sul vecchio aeroporto sono ancora
valide ed operanti, a dispetto dei tentativi degli Uffici Tecnici, di scaricare le responsabilità della
Regione Toscana.

Confermiamo che tutte le motivazioni addotte per NON effettuare le prescrizioni previste del
Decreto di VIA non hanno NESSUN titolo e fondamento, anzi sono frutto di abusi, omissioni e
false dichiarazioni pubbliche (come da nostra comunicazione anche alla Procura della
Repubblica) e come si evince dalla documentazione che alleghiamo.

Infatti la Regione Toscana ha pubblicamente dichiarato, nello sponsorizzare la nuova pista, che
lo sviluppo aeroportuale su quella attuale NON è mai stato effettuato, pensando così di non essere richiamata agli obblighi anche di legge, sia come soggetto “controllore” ma pure come maggiore azionista di ADF sarebbe stata obbligata, anche con notevole esborso economico.

La conferma inequivocabile delle false dichiarazioni pubbliche ripetutesi negli anni, circa il mancato obbligo, risulta evidente nel documento redatto in forma congiunta da Regione Toscana, ENAC, ENAV e ADF.

Documento di valutazione tecnica datato 12 dicembre 2008 che a pagina 14 (allegato a) così
recita: “Sono stati effettuati tutti gli interventi tecnicamente fattibili ed autorizzati nell’ambito
della procedura VIA del master plan 2001-2010”; certificando, quindi, gli interventi prescritti in
procedura di VIA e dallo stesso master plan 2000/2010. Così facendo la Regione Toscana
dichiarava l’avvenuto sviluppo aeroportuale, arrogandosi, insieme ad altri, il diritto ad una
“ratifica” tecnica di valutazione delle prescrizioni, valutazione che spettava unicamente al
Ministero dell’Ambiente (come peraltro invocavano gli stessi Uffici Tecnici regionali).

Tutto ciò è stato giustificato anche con due ulteriori falsi testi tecnici riportati a pagina 13 del
suddetto documento, ovvero la mancata costruzione della via di rullaggio per l’interferenza della
A/11 e il loop in testata 23 previsto anche nel masterplan. Invece a pagina 56 del Masterplan
2001/2010, approvato in linea tecnica da ENAC (capitolo 6.5.2. via di rullaggio e bretelle di
collegamento), si dichiara esattamente il contrario a testimonianza delle apodittiche
interpretazioni della Regione Toscana, della quale si capisce la volontà di non voler controllare,
né fare istruttorie sullo status aeroportuale.

Un’ulteriore prova di false comunicazioni circolate a vario livello è quella riguardante
l’impossibilità tecnica dell’interramento della parte finale della A/11. Impossibilità non sostenuta
neppure dal masterplan 2001/2010 ADF (allegato b), approvato in linea tecnica da ENAC e
autorizzato con Decreto di VIA che a pag.55 così recita:
<..un ulteriore incremento del carico pagante al decollo (da Rwy 23) potrebbe ottenersi con
l’eliminazione degli ostacoli nuovi, rappresentati dai veicoli transitanti sull’Autostrada A/11-Firenze
Mare, mediante interramento di quest’ultima. L’esecuzione di tale intervento (non facente parte di
questo Piano) permetterebbe inoltre di rispettare, da una parte le limitazioni imposte dagli Artt.715
e 715 bis del Codice della Navigazione
”; aggiunta nota, “nelle direzioni di atterraggio non possono
essere costituiti ostacoli a distanza inferiore ai 300mt dal perimetro dell’aeroporto e da altra parte
di poter installare in testata pista 05 un sentiero luminoso di avvicinamento, del tipo simple
approach lighting system”. Circa il potenziamento della pista di volo sino a 1800mt. (a nord della
testata 23), si ribadisce che tale intervento non è stato incluso nel presente Piano di Sviluppo per
le motivazioni di cui al sopracitato Accordo di Programma del 1991. Pur tuttavia non va sottaciuto
che l’eventuale allungamento della pista di 150 mt. oltre gli attuali 1650 mt., consentirebbe sia un
apprezzabile incremento dei benefici connessi all’aumento del carico pagante (circa il 15%
secondo le simulazioni della Bae) sia di poter accogliere sullo scalo aerei con più elevate
caratteristiche prestazionali e bassissimo inquinamento acustico
.>

Pertanto come è possibile affermare che quella prescrizione, insieme alle altre tutto’ora
pendenti, “non puo essere tecnicamente effettuata“, quando sia il Ministero, ENAC, ADF e la
stessa Regione (pure azionista di ADF), in qualità di soggetto partecipante alla procedura di
VIA, l’hanno approvata? C’è da pensare che sia stato fatto a loro insaputa?

Tutto ciò comunicato e dichiarato, ribadendo la nostra disponibilità a confronti tecnici in
qualsiasi sede, Le chiediamo una risposta ufficiale, come Presidente della Regione Toscana, in
merito alle presunte ragioni tecniche a fronte delle quali le precedenti prescrizioni di safety e
sanitario ambientale non dovrebbero essere oggi messe in atto. Con tali pretesti, non veritieri, il
Governo della Regione promuove la realizzazione del nuovo aeroporto, anche in presenza di
evidenti ed imprevedibili rischi idrogeologici, in un territorio a rischio esondazione, ampiamente
urbanizzato ed inquinato.

Associazione VAS Onlus, Italia Nostra Firenze, Fridays For Future Firenze, Presidio No Inceneritori No Aeroporto, Comitato Sorvolati Brozzi,Peretola,Quaracchi,Le Piagge, Alterpiana Firenze Prato Pistoia / Alterlab, Medicina Democratica Firenze, Comitato No Tunnel TAV Firenze, Orto Collettivo, Comitato Difendiamo la Nostra Salute Prato Sud, Coordinamento Comitati per la Salute della Piana PO-PT, Comitato Ambientale di Casale, Quaracchi, Comitato Oltre Carmignano Poggio a Caiano, Comitato Mente Locale della Piana – Campi Bisenzio, Osservatorio Ambientale - Prato

martedì 7 novembre 2023

Dal blog di GRIG: In Italia il suolo viene sbranato.

L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (I.S.P.R.A.) è, ancora una volta, estremamente chiaro: la situazione ambientale in Italia peggiora.

E la colpa è nostra. Non degli alieni. Lo vogliamo capire una buona volta e vogliamo porre rimedio?

Gruppo d’intervento Giuridico (GrIG)

dal sito web istituzionale dell’I.S.P.R.A., 25 ottobre 2023

In un anno consumati altri 77 kmq, 10% in più del 2021. Città troppo calde e impermeabili, sempre meno aree agricole e servizi eco sistemici.

Non solo cambiamenti climatici: a rendere il suolo cittadino ancora più caldo, soprattutto nei periodi estivi, contribuisce in gran parte anche il consumo di suolo che, nel 2022, accelera arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 km2, oltre il 10% in più rispetto al 2021. Le città diventano sempre più calde: nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4°C d’estate con massime di 6°C a Firenze e di oltre 8°C a Milano.

Ma il consumo di suolo incide anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, oltre 900 – in un solo anno – gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media, e provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi altri 4.500 ettari, il 63% del consumo di suolo nazionale.

paesaggio agrario (foto Benthos)

Questi i costi nascosti ad oggi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati: 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.

Il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dall’ISPRA con cadenza annuale dal 2014, per la sua decima edizione diventa un prodotto SNPA. Pubblica le nuove stime sul suolo consumato per tutti i comuni italiani, ottenute grazie alla nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica sulla base delle nuove immagini satellitari ad alta risoluzione. Ad accompagnare il Rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.

Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale. Al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 km2, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi). I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese: nella pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.

La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove il 9,3% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale (con un aumento medio percentuale dello 0,33%).

Considerando il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (oltre 2.500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta.

Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana.

Tuscia, paesaggio agrario

Tra i comuni virtuosi spiccano, tra i comuni grandi con più di 50 mila abitanti, Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022), tra i comuni medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10.000 abitanti (0,2 ettari in meno).  Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze.

La logistica e la grande distribuzione organizzata, che rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia, nell’anno appena trascorso toccano il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari. Negli ultimi sedici anni il fenomeno si è concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%).

Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. 948 ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 385 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.

Genova, 25 ottobre 2023

UFFICIO STAMPA ISPRA
Cristina Pacciani – Tel: 329 0054756
Alessandra Lasco – Tel: 320 4306684  

Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023 (Report n. 37/2023)

Sintesi del Report (Report SNPA n. 38/2023)

Atlante nazionale del consumo di suolo. Edizione 2023

Dati principali a livello regionale, provinciale e comunale

Schede di dettaglio sui dati regionali

(foto Benthos, E.R., S.D., archivio GrIG)
Fonte GRIG https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2023/10/26/in-italia-il-suolo-viene-sbranato/