Dalle dichiarazioni della sindaca di Firenze Sara Funaro emerge la proposta di far acquistare ad Alia-Plures le quote del socio privato di Publiacqua per una cifra stimata tra 100 e 150 milioni di euro.
Un’idea che, dietro l’apparenza di una “ripubblicizzazione”, rischia in realtà di rendere impossibile qualsiasi futura gestione pubblica in-house, l’unica forma che la legge riconosce come realmente pubblica e controllata dai Comuni.
Se le quote venissero acquisite da Alia-Plures, la società risulterebbe sì interamente pubblica nella composizione azionaria, ma non nella natura: si tratta infatti di una holding finanziaria strutturalmente incompatibile con la gestione in-house e tuttora orientata alla quotazione in Borsa dopo il 2029, come dichiarato dallo stesso management di Alia.
Si tratterebbe dunque di un passaggio solo formale, funzionale non alla ripubblicizzazione, ma al rafforzamento della Multiutility in vista della futura quotazione, operazione contraria rispetto alle dichiarazioni del presidente Giani che si è recentemente dichiarato favorevole alla fuoriuscita dell’acqua dalla società Plures per la realizzazione di gestioni in house.
È invece chiaro che devono essere i Comuni, come previsto dal mandato della società, a procedere alla liquidazione del socio privato.
Solo una volta conclusa questa fase e verificati i valori reali, i Comuni – riuniti nell’Autorità Idrica Toscana – potranno finanziare direttamente l’operazione, utilizzando i fondi provenienti dagli utili della gestione idrica, senza alcun impatto sulle bollette.
Non si tratta di un’operazione impossibile: Publiacqua ha distribuito negli anni oltre 400 milioni di euro di dividendi, e questo dimostra che la società e la futura gestione pubblica dell’acqua avranno tutta la solidità economica necessaria per sostenere la liquidazione del socio privato.
Prima però è indispensabile una valutazione indipendente e trasparente, una vera due diligence che consenta di accertare il valore effettivo delle quote.
Le cifre oggi circolate – con differenze di circa 50 milioni di euro tra una stima e l’altra – dimostrano che siamo di fronte a valutazioni fatte “a braccio”, non a un’analisi seria e documentata.
E proporre ai cittadini un’operazione così confusa e contraddittoria, spacciandola per un passo verso l’acqua pubblica, è un’offesa per tutti coloro che da anni chiedono trasparenza e continuano a pagare le bollette tra le più alte d’Italia.
La verità è che la proposta Funaro riprende alla lettera i passaggi previsti dal piano industriale di Alia-Plures fin dal momento della sua costituzione: prima acquisire la proprietà diretta delle società che gestiscono acqua, rifiuti ed energia, e poi procedere alla quotazione in Borsa.
È esattamente questo il percorso che si sta portando avanti, e che non ha nulla a che vedere con la ripubblicizzazione dell’acqua, ma piuttosto con la sua piena integrazione nella Multiutility.
Per questo, la proposta della sindaca Funaro non può essere né accettata né appoggiata da chi ha realmente a cuore la gestione pubblica del servizio idrico.
Non è un’operazione seria, né sul piano economico né su quello politico: è un passaggio funzionale a consolidare il controllo della Multiutility e impedire per sempre la gestione in-house dell’acqua, l’unica che garantirebbe un controllo diretto, pubblico e trasparente da parte dei Comuni e dei cittadini.
Rete toscana per la tutela dei beni comuni
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