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venerdì 14 luglio 2017

Più auto, meno trasporto pubblico: le città italiane rischiano il collasso

Più auto, meno trasporto pubblico: le città italiane rischiano il collassoIn un convegno organizzato da Legambiente le ricette per rimettersi al passo dell’Europa. Recuperare le linee ferroviarie dismesse. Far spazio alle bici. Creare nuove offerte di mobilità da utilizzare anche online facendo convergere taxi e noleggio
ROMA - Sappiamo cosa ci conviene fare per spostarci in città: usare meno veicoli alimentati da combustibili fossili (l'inquinamento dell'aria causa oltre 400 mila morti l'anno in Europa); utilizzare di più il mezzo pubblico per evitare le code (che inghiottono 5 anni di una vita media); prendere la bici (bastano 20-30 minuti al giorno per migliorare il nostro benessere). Ma facciamo il contrario: la quota degli spostamenti in auto è passata dall'81,1% del 2014 all'83,8% del 2015; quella con i mezzi pubblici è scesa dal 14,6% del 2014 all'11,7% del 2015; i ciclisti, in assenza di una rete di spazi dedicati, vengono falciati (250 morti l'anno in Italia). Perché?
E' la domanda da cui è partito il convegno "Mobilità In-sostenibile. Obiettivi pubblici e ruolo dei privati per cambiare la situazione delle città italiane", organizzato da Legambiente. E la risposta è venuta da numeri che riflettono trend di lungo periodo, quelli che hanno portato a concentrare le risorse sulle infrastrutture necessarie al trasporto su gomma sacrificando le forme di mobilità che oggi l'Europa premia perché più favorevoli all'ambiente, alla salute e all'economia.

Di fatto è stato penalizzato il trasporto pubblico locale che muove 12 miliardi di euro e dà lavoro a 126 mila persone. I numeri citati da Maria Elena Perretti, della Cassa depositi e prestiti, offrono una fotografia impressionante del disastro causato da questa scelta. Il parco autobus circolante è sceso in 10 anni da 58.307 a 50.576 mezzi, e nello stesso periodo l'età dei veicoli è passata da 9,13 a 11,38 anni, quasi il doppio della media europea (7 anni). Inoltre il 27% degli autobus urbani e il 36% di quelli extraurbani appartengono a categorie pre Euro 3: sono fonti di inquinamento mobili.

Record negativo anche per le metropolitane: tutte le città italiane sommate ne hanno meno di Madrid. Siamo a 3.83 chilometri di rete per milione di abitanti contro i 12,5 della Spagna, i 10,45 del Regno Unito, i 9,78 dell'Europa a 28. Non va meglio per i tram (5,3 chilometri di rete per milione di abitanti contro i 23,4 della Germania) e per il trasporto ferroviario regionale effettuato con mezzi che hanno 20 anni di servizio sulle spalle.

"Gli italiani non sono masochisti: le file sulle strade si allungano per mancanza di alternative", ricorda Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. "Su alcune linee ferroviarie il numero dei passeggeri è diminuito per i tagli e il degrado dell'offerta: Roma-Lido -30% in 5 anni, in Campania -40,3% di pendolari rispetto al 2011, in Calabria -31%, in Piemonte -9,5% dal 2011. E nello stesso tempo sono aumentate le auto: a Perugia sono oltre 700 ogni 1.000 abitanti, a Catania e Roma 670, a Palermo e Napoli si arriva a 570. Contro le 320 di Berlino, le 405 di Barcellona e le 250 di Londra. Continuando così a Roma ci vorranno 80 anni per arrivare dove l'Europa è oggi".

Qualche segnale di miglioramento sta comunque cominciando a diventare visibile. Il ritmo di sostituzione degli autobus, che era mille l'anno, è triplicato. E in alcune città il cambiamento è visibile. Da Milano, dove l'ingresso a pagamento in centro ha abbattuto code e inquinamento, al tram che collega Firenze e Scandicci (una vettura ogni 4 minuti, 30 mila passeggeri al giorno di cui più di un terzo usava la macchina o la moto), passando per la "bicipolitana" di Pesaro, una rete di piste ciclabili usata quotidianamente dal 32% della popolazione.

"L'alta velocità è stata una grande operazione tecnologica che ha migliorato il Paese", spiega Walter Tocci, il senatore del Pd che è stato tra i pochi a sperimentare innovazioni urbanistiche di successo. "Ma non doveva essere pagata con il sacrificio della rete urbana; anche perché negli ultimi 30 anni le città si sono dilatate fino a occupare spazi che rendono indispensabile il trasporto su ferro. Ma siamo ancora in tempo. Bisogna recuperare le linee dismesse e trasformarle in arterie vitali. E capire che il mondo è cambiato. Ai giovani la lunga guerra dei taxi appare ridicola: bisogna andare verso un nuovo sistema 
di mobilità; taxi e noleggio possono convergere in un'offerta fluida e collettiva da utilizzare anche online. E la metropolitana di Roma va rilanciata portando le stazioni a 30 metri di profondità e trasformando le risalite in un tour archeologico spettacolare".

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