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venerdì 15 novembre 2019

Da Venezia a Matera l’emergenza climatica è qui, è ora, è in Italia

Il decidere di non decidere presenta il conto e lo sta facendo mettendo a rischio la vita di molte persone e i luoghi della cultura, simboli dell’Italia nel mondo

13/11/2019

Un difetto di prospettiva che ha accompagnato la discussione sul riscaldamento globale e sull’emergenza climatica (almeno fino a quando gli adolescenti di tutto il mondo non sono riusciti a farsi ascoltare  dalla politica) ha a che fare con la percezione di vicinanza/lontananza dal problema. Molti cittadini del cosiddetto primo mondo, e i loro governanti, hanno continuato a rinviare il momento in cui intervenire per evitare che l’ecosistema collassasse sotto i colpi dell’inquinamento perché, tutto sommato, non ne sperimentavano il disagio immediato. Se la temperatura d’estate sale di un po’, o se in autunno piove un po’ più forte, in fondo non casca il mondo, avrà pensato più di qualcuno.
Il decidere di non decidere, però, sta presentando il conto e lo sta facendo in modo profondo, doloroso e (per paradosso) così evidente da non poter più essere ignorato. E lo sta facendo nel nostro Paese. Di più: lo sta facendo continuando a mettere a rischio la vita di molte persone e i luoghi della cultura, i simboli dell’Italia nel mondo. Le inondazioni stanno facendo annegare ciò che di più prezioso abbiamo.
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, in un drammatico video notturno registrato in Piazza San Marco, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno che tutti ci diano una mano, e bisogna essere tutti uniti per affrontare questi che sono evidentemente gli effetti dei cambiamenti climatici.“

Ciò che fino a qualche tempo fa era un tema marginale nel dibattito pubblico - e che ancora oggi è fortemente sottovalutato in molti partiti, fondazioni e redazioni - è diventato improvvisamente ‘evidente’.
I numeri, che a volte possono apparire noiosi, hanno però spesso il merito di essere inflessibili. La Basilica di San Marco, dove l’acqua alta ha raggiunto 70 centimetri di altezza (causando danni ancora da quantificare), è stata colpita da simili inondazioni per sei volte negli ultimi 800 anni. Tre di questi sei casi è avvenuto negli ultimi venti anni, ben due negli ultimi dodici mesi.
Matera, capitale europea della cultura 2019, è stata colpita da un’alluvione (con venti fino a 150 km/h) che ha portato le strade a riempirsi di acqua piovana. L’acqua è defluita direttamente nella zona dei Sassi, causando danni agli edifici storici e commerciali.
Porto Cesareo, una delle località di maggiore pregio del Salento, è colpita da un paio di giorni da onde che hanno raggiunto anche i cinque metri di altezza. In alcune zone costiere non c’è più la spiaggia, e lo scirocco ha spostato le barche ormeggiate per centinaia di metri.
L’emergenza climatica è qui, è ora, è in Italia. Colpisce i luoghi della cultura e mette in pericolo intere comunità. Anche il momento della decisione non può che essere ora. In Scozia, la Galleria Nazionale, in accordo con le istituzioni, ha deciso di non accettare più le sponsorizzazioni di British Petroleum, perché incompatibili con la propria missione di fare “il possibile per affrontare l’emergenza climatica”. Sono decisioni forti, ma certamente chiare, conseguenza di scelte politiche non più rinviabili.

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