L'area in vendita inquadrata nel più vasto piano di interventi previsti nell'area.
È infatti parte di quella lista di beni pregiati del patrimonio delle comunità territoriali comprendente tra l’altro ville, palazzi storici, edifici pubblici, che il sindaco Nardella, come un agente immobiliare, offre in pasto, nei vari incontri internazionali organizzati a tal fine, alle lobby bancarie e finanziarie.
Si tratta di un complesso che occupa una superficie di quasi due ettari, un’area strategicamente importante non solo per il Quartiere 2, ma per tutta la città.
Sebbene il complesso sia ad oggi vincolato fino al 2030 ad attrezzatura e servizio pubblico, la sua vendita, a ben vedere, presenta per gli "interessi" privati una duplice appetibilità: da una parte il potenziale valore speculativo che offre una tale area situata all’interno di un tessuto urbano di notevole pregio ed in una collocazione estremamente favorevole, dall'altra ilnotevole cespite derivante dall’affitto della struttura all’attuale azienda che gestisce il trasporto pubblico a Firenze, una controllata di Ferrovie dello Stato (BusItalia/Sita nord), subentrata dopo la strenua lotta contro la privatizzazione di ATAF durata dal 2011 al 2013.
Dunque una speculazione immobiliare più o meno lontana: se infatti il deposito perderà progressivamente la sua funzione a seguito dell’avvento delle tramvie e del conseguente ridimensionamento del trasporto pubblico su ruota, il futuro proprietario potrà richiedere un cambio di destinazione anche prima della scadenza del vincolo; se invece il vincolo rimarrà fino alla scadenza, gli introiti dei 12 anni di affitto (circa 3 ml di euro annui che attualmente vengono incamerati dalle casse del comune) permetteranno al compratore di ammortizzare ampiamente l’acquisto dell’area.
La conseguenza è dunque la privatizzazione di un altro spazio importante della nostra città, probabilmente in funzione dell’ennesimo insediamento a carattere commerciale, turistico o residenziale, alimentando un processo assai deleterio di ulteriore crescita e densificazione dell’edificato urbano di cui certo non si sente il bisogno, in un quartiere già intensamente popolato e gravato da un forte e caotico flusso di traffico veicolare.
Altre sarebbero le conseguenze se prevalesse invece nella sua futura destinazione l’interesse collettivo, preservandone la proprietà pubblica e promuovendo un recupero in funzione di un riequilibrio e di un decongestionamento urbano, aperto alle esigenze dei cittadini e al concorso di idee innovative finalizzate ad una sua sapiente trasformazione.
Altre sarebbero le conseguenze se prevalesse invece nella sua futura destinazione l’interesse collettivo, preservandone la proprietà pubblica e promuovendo un recupero in funzione di un riequilibrio e di un decongestionamento urbano, aperto alle esigenze dei cittadini e al concorso di idee innovative finalizzate ad una sua sapiente trasformazione.
Come è avvenuto in tante città europee e italiane: un caso per tutti è quello di Ferrara nella ex caserma dei Vigili del Fuoco di 4000 mq è stata creata la Factory Grisù, una factory creativa in cui, a costi facilmente ammortizzabili, sono insediate imprese dell’industria creativa e culturale. Protagonisti sono giovani professionisti, artigiani, designers, decisi a far rinascere uno spazio abbandonato per trasformarlo in una sorta di officina aperta della cultura e della creatività, in un investimento per il futuro di tutta la città e non per l’esclusivo appannaggio dei soliti fruitori di rendite e profitti.
Sul destino del grande deposito ATAF, come per altri patrimoni pubblici di prossima dismissione (ad esempio le vaste caserme militari della città) o altre aree sottoposte a trasformazione, su cui grava, con la complicità dell’amministrazione comunale, il pericolo di una gigantesca espropriazione e privatizzazione, occorre urgentemente aprire un dibattito pubblico e coinvolgere seriamente i cittadini, dato che essi vogliono avere la parola sugli obiettivi e sulle trasformazioni dei beni collettivi dalla cui destinazione d'uso in particolare dipende strategicamente la qualità e il benessere della convivenza urbana.
Sul destino del grande deposito ATAF, come per altri patrimoni pubblici di prossima dismissione (ad esempio le vaste caserme militari della città) o altre aree sottoposte a trasformazione, su cui grava, con la complicità dell’amministrazione comunale, il pericolo di una gigantesca espropriazione e privatizzazione, occorre urgentemente aprire un dibattito pubblico e coinvolgere seriamente i cittadini, dato che essi vogliono avere la parola sugli obiettivi e sulle trasformazioni dei beni collettivi dalla cui destinazione d'uso in particolare dipende strategicamente la qualità e il benessere della convivenza urbana.
L'area in vendita inquadrata nel più vasto piano di interventi previsti nell'area. |
FONTE:
(ARRIVATA VIA E-MAIL) http://firenzecomitatosansalvi.blogspot.it/
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