L'articolo che segue è tratto dal BLOG "Bath on the River"
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Scritto da Antonio MASSI
Occhi puntati sulla foresta Amazzonica. Per non guardare cosa facciamo in casa nostra in termini di consumo di suolo.
Le politiche del governo brasiliano hanno fatto della deforestazione uno strumento per dare maggiore vigore ad uno sviluppo basato sullo sfruttamento del territorio. Quello che abbiamo sempre fatto anche noi, e continuiamo a fare. In Italia il consumo di suolo* è tutt’altro che fermo, e procede a “bruciare” 14 ettari al giorno, due metri quadrati al secondo (dati ISPRA del 2018): “Più della metà di tali trasformazioni si devono ai cantieri, in gran parte per la realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture, e sono destinati a trasformarsi in nuovo consumo permanente e irreversibile”.
Anche a Bagno a Ripoli, dopo anni di virtuose scelte politiche che ci hanno consegnato “il giardino più delizioso”, le cose stanno cambiando.
Nel 2017 e 2018 siamo stati i maggiori consumatori di suolo tra i comuni della cintura fiorentina, ma si è trattato solo di un assaggio di quello che ci aspetta: ◉ deposito delle terre di scavo autostradali (24 ettari); ◉ Centro sportivo della Fiorentina (22 ettari) con 10-12 campi da calcio e uffici nella Villa ex-Enel, oltre a palestre, piscine, spogliatoi, foresteria, refettorio (20.000 mq di nuova Superficie Edificabile); ◉ 21 nuove villette ad Osteria Nuova (1,3 ettari); ◉ ampliamento American International School Of Florence in via del Carota (struttura ipogea di 9500 mq e parcheggi); ◉ centro ippico in via del Carota con scuderie, manufatti e club house in legno (SE mq 670); ◉ deposito ed officine della tramvia (4 ettari); ◉ parcheggi scambiatori per la tramvia (oltre 4 ettari); ◉ campeggio a Rimaggio con 12 piazzole / 60 posti letto, reception, servizi igienici, bio-piscina e parcheggio (1,4 ettari); ◉ ampliamento zona sportiva ACD Bagno a Ripoli al giardino dei Ponti con nuovo campo di calcetto e piscina coperta; ◉ camping con 100 bungalow prefabbricati alla Pieve a Ripoli (4000 mq di superficie edificabile), oltre a bar-ristorante (500 mq), mini-market (300 mq), piscine ludiche all’aperto, parcheggi; ◉ ampliamento di Villa La Massa; ◉ ampliamento di 4600 mq del Resort Villa Olmi per una sala congressi da 5/600 posti, 60 nuove camere, piscina, ristorante e uffici; ◉ 4700 mq al Match Ball per: palestra con centro benessere, foresteria con 9 camere, nuova club house e direzione; ◉ raddoppio della SIAF in via Don Perosi con sopraelevazione e nuova ala di 800 mq; ◉ ampliamenti delle scuole di Padule e di Rimaggio; ◉ doppio ponte di Vallina; ◉ variante di Grassina (ma questa forse no...); etc.
Nei prossimi anni Bagno a Ripoli perderà superfici dove si sarebbe potuto produrre prodotti agricoli, organizzare una filiera corta con le mense delle scuole e dell’ospedale, creando posti di lavoro e dando vita ad un circolo virtuoso di buone pratiche di cui il nostro territorio sarebbe stato il portabandiera anche per altre realtà. Oltre alla trasformazione del paesaggio – che è il frutto della stratificazione, nel corso della storia, dell’azione umana, e quindi espressione della cultura di un luogo – assisteremo ad un impoverimento della qualità ambientale di quei terreni che assicuravano biodiversità, qualità dell’aria, sicurezza degli assetti idrici e geomorfologici. Nel piano di Ripoli anche i terreni risparmiati dal cemento, frammentati ed erosi, saranno sempre più poveri e non contribuiranno più alla salvaguardia della biodiversità e del paesaggio. La disorganica commistione di diversi usi del suolo creerà infatti zone di risulta negli spazi lasciati liberi tra le diverse aree residenziali, ricettive, turistiche e sportive, compromesse nella loro qualità ambientale.
Finché proseguiamo a distruggere il nostro suolo sarà difficile appoggiare Emmanuel Macron quando chiede che l’Amazzonia sia un bene comune di tutto il mondo. Al “cattivo esempio” che diamo, si deve aggiungere il fatto che la riduzione di spazi per l’agricoltura incrementa le importazioni da Sudamerica, Africa e Sud est asiatico di prodotti alimentari come carne o latte, incentivando la trasformazione definitiva delle foreste in pascoli o in piantagioni. Di fatto, tra i maggiori responsabili della deforestazione ci sono proprio le importazioni di prodotti alimentari di noi europei.**
Nel frattempo il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha già risposto che la foresta pluviale è loro, e se la gestiscono come vogliono. Incendi dolosi compresi: negli ultimi 12 mesi, tra agosto 2018 e luglio 2019, il totale della deforestazione in Amazzonia ha raggiunto i 6.833 kmq, bruciando l’1 per mille della sua superficie. La soluzione per Bolsonaro, che ha gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, potrebbe essere di frazionare la foresta amazzonica in tanti piccoli Comuni. Ognuno di questi potrebbe vantare di essere più virtuoso di molti Comuni italiani, senz’altro di Bagno a Ripoli che – se le previsioni urbanistiche prima citate si realizzeranno sotto l’amministrazione Casini – perderà l’1 per cento del proprio territorio.
Così fan tutti?
1) A Lauriano Po, un piccolo comune del torinese adagiato fra la pianura del Po e le colline del basso Monferrato, la giunta di Matilde Casa (formata da sole donne, caso unico in Italia) ha approvato un piano regolatore, votato in Consiglio comunale, che non si limitava a mantenere invariate le superfici edificabili, ma le riduceva, convertendo alcune aree fabbricabili in aree agricole.
Matilde Casa ha subito anche un processo penale perché il nuovo piano aveva “impedito” ad un privato la costruzione di “quaranta belle villette”. Una vicenda incredibile, ma fortunatamente con un lieto fine!
Matilde Casa ha subito anche un processo penale perché il nuovo piano aveva “impedito” ad un privato la costruzione di “quaranta belle villette”. Una vicenda incredibile, ma fortunatamente con un lieto fine!
2) Cassinetta di Lugagnano è un Comune a sudovest di Milano, all'interno del parco naturale della Valle del Ticino, sulle sponde del Naviglio Grande. Cassinetta è stato il primo Comune in Italia a rinunciare, progressivamente a partire dal 2002, agli oneri di urbanizzazione. L’amministrazione comunale voleva “emancipare il proprio bilancio” dalla necessità economica di concedere nuovi permessi di costruzione. In nome di un principio: stop al consumo di suolo. Per raggiungere questo obiettivo, Cassinetta non ha rinunciato a qualsiasi intervento edilizio: «noi abbiamo detto stop al consumo di territorio, non all’edilizia. Abbiamo avuto decine di cantieri in questi anni, ma per riqualificare il patrimonio esistente».
3) In molti paesi esistono leggi che prevedono che le mense utilizzino per buona parte i prodotti agricoli di aziende locali. ”Niente può tutelare meglio il paesaggio – ha commentato Salvatore Settis – di un'agricoltura di qualità, e di fronte ad un numero di appartamenti costruiti negli ultimi anni che è 387 volte superiore al numero di nuovi abitanti, servirebbe una legge composta da un solo articolo, capace di incentivare i consumi a chilometri zero e anche il lavoro in agricoltura".
A.M.
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* Per “consumo di suolo” s’intende la sottrazione di aree naturali e agricole, per usi residenziali, produttivi o infrastrutturali, come le autostrade. Cemento e asfalto consumano suolo perché sono coperture impermeabili, che alterano in modo permanente la superficie del terreno. Tutti i dati riportati derivano dalle ricerche ISPRA: http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/suolo-e-territorio/il-consumo-di-suolo/i-dati-sul-consumo-di-suolo
** Il rapporto dell’Unione Europea “The impact of EU consumption on deforestation” ha valutato l'impatto del consumo europeo sulla perdita delle foreste nel mondo. «L’Europa è leader mondiale nella deforestazione – ha commentato Greenpeace –. Il contributo europeo è stato stimato nella perdita di almeno 9 milioni di ettari di foreste tra il 1990 e il 2008, una superficie grande come l’Irlanda. Tra le foreste più colpite quelle africane, del Sud Est Asiatico e l’Amazzonia. I Paesi maggiormente industrializzati e la Cina sono responsabili di circa un terzo della deforestazione consumatasi globalmente nel periodo considerato. La crescente richiesta europea di carne, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti a scopo energetico e altri prodotti richiede la conversione di estese aree forestali e ha così messo sotto pressione questi ecosistemi in tutto il mondo».
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