Quella prodotta dalla combustione di legname è considerata un'energia rinnovabile e per questo riceve finanziamenti dell’Europa per la biodiversità e la lotta contro i cambiamenti climatici. Ma secondo il parere della Corte dei Conti Ue, la valutazione non tiene conto della deforestazione conseguente al taglio intensivo di alberi da bruciare. E sui fondi destinati al settore ha messo le mani anche la 'Ndrangheta.
Attenzione a tagliare alberi per produrre energia “verde” perché potrebbe rivelarsi un boomerang: l’avvertimento arriva dalla Corte dei Conti dell’Unione europea in un rapporto che analizza i finanziamenti dell’Ue per la biodiversità e la lotta contro i cambiamenti climatici nelle foreste dei 27 Paesi membri. Il dossier evidenzia come negli ultimi anni in Europa ci sia stato un calo di valori dell’assorbimento del carbonio – precisamente del 28% tra il 2013 e il 2018 – dovuto, secondo la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, all’aumento dei tassi di raccolta di legname. “L’obiettivo dell’Ue di raggiungere il 20% di energia rinnovabile entro il 2020 – scrive la Corte – si è tradotto in un aumento del consumo di biomassa solida per scopi energetici”. La relazione della corte dei conti giunge proprio mentre i parlamentari italiani si accingono a votare il parere al governo sul decreto di recepimento della direttiva Red II che definirà futuri incentivi alle energie rinnovabili, compresi gli impianti a biomasse forestali. Ma il testo uscito dalle commissioni congiunte Industria e Ambiente del Senato è un copia e incolla dai documenti delle lobby del settore.
Il copia e incolla del Senato dai documenti delle lobby: ignorate associazioni ambientaliste come Greenpeace
Nel parere sottoposto a voto le commissioni congiunte Industria e Ambielobbnte al Senato chiedono che il governo “valuti positivamente” il rinnovo dei sussidi agli impianti a biomasse forestali esistenti che – come la centrale del Mercure – senza il sostegno di fondi pubblici chiuderebbero. Nel parere parlamentare le commissioni hanno fatto copia e incolla dal documento presentato nei giorni scorsi in audizione dall’associazione Ebs (Energia da Biomasse Solide) che rappresenta 22 centrali elettriche alimentate a materiale legnoso, tra cui il Mercure. Si chiede di attuare la norma (“decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, 24, comma 8”) che definisce “i prezzi minimi garantiti, ovvero integrazioni dei ricavi conseguenti alla partecipazione al mercato elettrico, per la produzione da impianti a fonti rinnovabili per i quali la salvaguardia della produzione non è assicurata dalla partecipazione al mercato elettrico” per “assicurare l’esercizio economicamente conveniente degli impianti con particolare riguardo, tra altri, agli impianti alimentati da biomasse”. In sostanza si auspica che il pubblico continui a farsi carico di una fonte di energia che altrimenti non sarebbe economicamente vantaggioso produrre.
Questo articolo fa parte dell’inchiesta transnazionale “Subsidizing Deforestation” finanziata dal programma Investigative journalism for Europe (IJ4EU)
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