Inizia mercoledì 16 il processo contro i dirigenti della multinazionale
Veolia che gestiva l’impianto di Falascia.
1974 – 2013
Trentanove anni di Veleni e Scandalose Bugie
La
storia dell’inceneritore di Falascaia è simile a quella di molti altri
inceneritori: Colleferro, Malagrotta, Taranto, Terni, Montale ecc. Storie
concluse con gravi danni all’ambiente, provocati da inefficienti e pericolose
politiche di gestione dei rifiuti perseguite contro il volere dei cittadini ed
in ossequio al profitto privato.
L’impianto di Falascaia è stato costruito
sullo stesso sito in cui per anni fu situato un bruciatore a cielo aperto. Ci
avevano assicurato che il nuovo impianto sarebbe stato il più sicuro e
monitorato d’Italia, se non addirittura di Europa. Gli avvenimenti recenti hanno
sconfessato questa farsa confermando l’idea, scientificamente dimostrata, che
tutti gli impianti di questo tipo producono inevitabilmente veleni.
Nel caso
specifico di Falascaia questa verità è emersa con particolare drammaticità in
quanto alla pericolosità e delicatezza intrinseche alle lavorazioni in esso
effettuate, si è sommata una sciagurata gestione impiantistica con esiti quanto
mai dannosi per la salute dei cittadine e per l’ambiente.
E’ stato
dimostrato, perché confessato dalle stesse maestranze che in esso operavano, che
l’inceneritore di Falascaia ha potuto bruciare rifiuti solo perché i dati di
monitoraggio delle emissioni erano sistematicamente manomessi per mantenerli
all’interno dei livelli operativi fissati dalle leggi. I controlli delle
autorità preposte, che probabilmente non avevano molto interesse ad approfondire
la questione, erano cosi costantemente e fraudolentemente elusi.
Tutto questo
è stato oggetto di un processo i cui esiti a nostro giudizio sono stati a dir
poco sconcertanti a fronte dell’accertata ed acquisita sicurezza che la pratica
del taroccamento dei dati emissivi è stata sistematicamente messa in opera fin
dal collaudo dell’impianto stesso. Troviamo incomprensibile che coloro i quali
hanno volutamente falsificato i dati di gestione, inquinando per anni l’ambiente
versiliese e provocando danni alla salute dei cittadini, se la siano cavata con
una semplice ammenda di circa 4.000 euro.
Il 16 gennaio p.v. sarà celebrato
un secondo procedimento penale a carico dei dirigenti di TEV – Veolia. L’accusa
a cui dovranno rispondere è estremamente grave e riguarda l’inquinamento del
torrente Baccatoio in cui, by-passando il sistema di trattamento delle acque
reflue, venivano sversate le acque di lavorazione dell’inceneritore. Con questa
sciagurata pratica, messa in opera con il solo scopo di risparmiare i soldi
necessari per un efficace sistema di trattamento, l’intero bacino del torrente
Baccatoio è stato così inquinato con diossine ed altre sostanze altamente
tossiche.
Ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e condanni
pesantemente coloro che, abbagliati da una logica di profitto, non hanno esitato
a mettere a repentaglio la salute dei cittadini e la sicurezza
dell’ambiente.
Per quanto riguarda il destino futuro dell’ex-impianto di
Falascaia ci auspichiamo che esso venga definitivamente dismesso, intendendo con
questo che l’inceneritore venga finalmente demolito e la sua l’area di
pertinenza, ivi compreso il torrente Baccatoio, sia bonificata a spese della
multinazionale VEOLIA.
Questo al duplice scopo di recuperare pienamente una
zona ambientalmente importante e bella ed evitare che dalle ceneri dell’impianto
di Falascaia possa rinasce un terzo sciagurato impianto.
Si richiamano i
politici eletti nelle istituzioni a non disattendere l’aspettativa sopra
espressa. Esortiamo a perseguire una gestioni dei rifiuti che porti verso
“rifiuti zero” potenziando la raccolta differenziata.
E’ ora di dire basta a tutte quelle lobby che per i loro sporchi profitti
vogliono bruciarci il futuro.
Rete Ambientale della
Versilia
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