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Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
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lunedì 2 marzo 2015

APPELLO Per l’approvazione del Piano Paesaggistico della Toscana




Nella fase finale dell’iter di approvazione il Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico della Toscana è stato minato con una carica esplosiva, salta il risultato di un’attenta politica di tutela del territorio che da quattro anni l’assessore Anna Marson porta avanti con coerenza, e finora con l’appoggio del presidente Enrico Rossi. Si tratta del maxiemendamento che, a nome di tutto il PD, è stato presentato alla commissione ambiente del Consiglio regionale. Al fine di introdurre modifiche sostanziali alla Disciplina di piano, modifiche che stravolgono il testo approvato dalla Giunta. E non si tratta solo dei “regali” fatti alle imprese del marmo, che potranno continuare indisturbate a saccheggiare il patrimonio delle Alpi Apuane.
Emblematico quanto viene proposto di aggiungere all’art.3 comma 2: “le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica”. Questo emendamento, la cui formulazione è identica ad un altro presentato da Forza Italia (che ha sempre dichiaratamente avversato il Piano), trasformerebbe tutte le “direttive” rivolte agli enti locali in “indirizzi” sostanzialmente privi di cogenza. Se passasse la Toscana tornerebbe indietro alle politiche che hanno consentito, negli scorsi decenni, di causare pesanti ferite al paesaggio in nome dell’autonomia dei singoli Comuni, fatalmente collusi con interessi immobiliari, nel tentativo di far quadrare i bilanci. In definitiva, ridurre le norme che la Regione trasmette ai Comuni a semplici suggerimenti significherebbe annullare del tutto l’efficacia del piano.
Eppure si era parlato di una svolta radicale nella gestione del territorio quando ne era stato affidato l’assessorato ad Anna Marson, esponente della miglior cultura urbanistica nel nostro paese. Le aspettative non erano state deluse, visto che il lavoro dell’assessorato aveva già portato, lo scorso novembre, all’approvazione della nuova legge urbanistica (ferma presso la Direzione legislativa della Presidenza del Consiglio) che è stata accolta in tutta Italia come il primo efficace e deciso intervento contro il consumo di suolo; non solo, ma proprio l’elaborazione del Piano Paesaggistico (con la partecipazione di tutte le Università toscane) aveva prodotto in questi pochi anni un patrimonio conoscitivo sulle strutture territoriali quale non si era mai visto.
Il Piano è articolato in venti “ambiti” (corrispondenti in genere a regioni storiche) e quattro “invarianti”, ossia nodi della relazione fra le strutture naturali e la storia dell’insediamento umano: nei settori della tutela idrogeologica, delle reti ecologiche, di quelle insediative e infine del paesaggio agrario. Per ogni ambito è stata prodotta una scheda monografica che tratta delle quattro invarianti, corredata di tutta la cartografia necessaria a localizzare e interpretare i fenomeni. Va da sé che nei testi delle schede vengono individuati anche i principali fattori di rischio in ciascuno dei campi, e dunque vengono segnalate quelle che sono state chiamate “criticità”.
Il Piano si propone quindi di superare tali criticità, o almeno di ridurre i fattori di rischio. Nel fervore delle polemiche di questi mesi, seguite alla presentazione del Piano, proprio il termine criticità è stato strumentalizzato e presentato come se esprimesse invenzioni dei ricercatori: per il Piano “il marmo è una criticità”, oppure “i vigneti sono una criticità”, si è sentito dire, oppure “basta con queste criticità”, come se fosse sufficiente cancellarle dal testo per eliminarle dalla realtà. L’apoteosi è di questi giorni, nell’ultima fase di dibattito in sede di Commissione Consiliare: l’emendamento PD/FI attribuisce espressamente le criticità all’interpretazione maligna di un gruppo di ricercatori; la lettura del territorio in termini “scientifici”, nel testo dell’emendamento, è inteso in senso negativo. Che cosa vogliono i soliti professoroni? I Comuni sanno benissimo come comportarsi.
L’emendamento rischia di annullare non solo la normativa contenuta nella Disciplina di piano ma anche tutto il lavoro di copianificazione portato avanti con il Ministero dei beni culturali, che avrebbe garantito di aggiornare la gestione delle aree sottoposte ai vincoli pubblici, fra le quali anche le fasce di rispetto fluviali o autostradali. Come ventilato dalla sottosegretario Borletti Buitoni c’è il rischio che il Ministro tolga la firma a un Piano che non rispetta le condizioni previste dal Codice del paesaggio, il che annullerebbe la prima esperienza fatta in proposito in Italia e annullerebbe le semplificazioni burocratiche.
La Rete dei Comitati per la difesa del territorio promuove quindi un appello per l’approvazione del Piano Paesaggistico della Toscana, nella versione approvata dalla Giunta presieduta da Enrico Rossi a seguito delle osservazioni e delle controdeduzioni.
22 febbraio 2015.


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