Meritano più di una replica le risposte che l’Assessore all’Ambiente di Firenze, nonché Presidente dell’ATO Centro Alessia Bettini, ha dato agli oltre 15.000 cittadini che il 14 maggio sono scesi in piazza a manifestare contro la costruzione dell’inceneritore di Firenze (http://www.astampa).
L’Assessore propone come modello da imitare e visitare, il costruendo inceneritore dentro la città di Copenaghen, con tanto di piste da sci e da pattinaggio, una vera e propria Disneyland dei rifiuti.
A parte il fatto che a Firenze l’inceneritore è previsto nella Piana, territorio già gravato da altre fonti inquinanti e non in una zona residenziale o centrale, approfondiamolo il caso danese, cosa che Bettini si guarda bene da fare.
La Danimarca, è un paese con 6 milioni di abitanti e 26 inceneritori, caratterizzato da una produzione elevatissima di rifiuti: 740 kg/abitante all’anno, ove nel 2013 la media europea era di 481kg/abitanti all’anno. In Danimarca non separano nemmeno l’organico ed inceneriscono l’80% dei rifiuti urbani. Come recupero di materia, che è l’obiettivo prioritario delle politiche europee (e non il recupero energetico!) non è certo un bell’esempio.
‘Denmark without waste’, ha tematizzato due anni fa il ministro danese Auken, proponendo una exit strategy dall’incenerimento, definito una ‘wrong track’, cioè una strada sbagliata. A livello mondiale la Danimarca è il paese che ha il più alto tasso di cancro riferito a uomini e donne insieme e riferito solo a donne, nel 2012 (http://www.wcrf.org/int/). Probabile una parziale correlazione fra le emissioni dei 26 inceneritori ed i record di cancro?
‘Avremo un piano di monitoraggio a tutela delle popolazioni’, dice l’Assessore, ma ciò non ci tranquillizza affatto, perché fra quegli eventi avversi per la salute che l’ASL 10 si ripromette di sorvegliare in corso d’opera, ci sono i tumori totali ed alcuni specifici tumori (in particolare linfomi non Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli), che avendo una latenza di decine di anni, vanificheranno ogni controllo. Per altri lati oscuri, da un punto di vista sanitario, dell’inceneritore di Firenze si veda: http://www.perunaltracitta.
Se lo scopo dell’inceneritore di Firenze fosse solo quello di risolvere la gestione dei rifiuti di Prato, Pistoia e Firenze basterebbe fare il porta a porta con tariffazione puntuale. Lo fanno ad Empoli, a Montespertoli dove raggiungono quasi il 90% di raccolta differenziata; non si capisce perché ancora non si sia a quei livelli a Firenze, a Sesto, a Campi, a Greve. La colpa non è ovviamente solo del turismo.
Per raggiungere il 90% di raccolta differenziata basterebbe non costruire l’inceneritore, così il cittadino avrebbe da pagare una tariffa più bassa, non sarebbe esposto a rischi per la salute, non ci sarebbe bisogno di piani di monitoraggio, si aderirebbe alle Direttive europee, si offrirebbero i famosi ‘green jobs’ e si applicherebbe l’economia circolare, sul serio.
Mentre a Firenze siamo ancora ad una gestione arcaica del ciclo dei rifiuti basata sull’incenerimento, in Campania: ”Ci sarà una nuova gestione del ciclo dei rifiuti, senza termovalorizzatori, incrementando la differenziata” dice il governatore De Luca il 13 maggio in una nota all’Ansa. Almeno a parole l’impegno è stato preso.
Senza inceneritore non si correrebbe il rischio di malfunzionamenti, di guasti, di criticità gestionali, che sempre possono capitare. Ben lo sanno i cittadini che vivono intorno all’inceneritore di Montale, che si può considerare un inceneritore moderno, che ha continuato ad emettere micro e macro inquinanti oltre i limiti (estate 2015), alla faccia della prevenzione e delle garanzie. http://www.omceopistoia.it/?p=.
La storia della “discarica-zero” grazie all’incenerimento è una bugia, perché rimane un 25% circa di scorie e ceneri da smaltire in un deposito tradizionale ed una frazione più leggera, piena zeppa di diossine, furani, IPA, cadmio, mercurio, da spedire in qualche discarica speciale. Ma di questo nessuno parla.
La storia che si bruceranno solo rifiuti del territorio, è un’altra bugia, perché con lo ‘Sblocca Italia’, si potranno bruciare anche rifiuti di altre regioni e l’Umbria si è messa già in fila.
Per stendere il tappeto rosso davanti all’inceneritore, c’è il gran mix di Quadrifoglio: cassonetti stradali (arcaici), isole ecologiche interrate (costosissime), cassonetti a controllo volumetrico (per vessare i fiorentini con la chiavetta) e porta a porta riservato solo a Peretola e piazzale Michelangelo; a San Niccolò, porta a porta e chiavetta.
In realtà per raggiungere elevate raccolte differenziate, c’è un unico metodo molto semplice, da Montespertoli a S. Francisco, da Capannori a Treviso: porta a porta con tariffazione puntuale.
Solo un lapsus? Nell’intervista l’Assessore, si dimentica di citare fra gli impianti previsti per l’ATO, l’inceneritore di Testi nel cuore del Chianti, che è per il momento congelato.
Caro Assessore, ‘la mancata prevenzione è un crimine’, come ricordava Luigi Mara, fondatore di Medicina Democratica.
*Gian Luca Garetti, medico, attivo in Isde, Medicina democratica e perUnaltracittà
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