Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

sabato 29 maggio 2021

𝐎𝐒𝐒𝐄𝐑𝐕𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈: CONSULTAZIONE PUBBLICA EX ART. 5 COMMA 2 DEL TUSP PER LA COSTITUZIONE DI UNA NEWCO PUBBLICA NELLA QUALE CONFERIRE LE AZIONI DI PUBLIACQUA SPA

CONTRIBUTO ALLA CONSULTAZIONE PUBBLICA - COMMENTI, IDEE, PROPOSTE  

Per conto di Associazione “Vivere in Valdisieve” e gruppo Valdisieve in Transizione, si esprimono le seguenti OSSERVAZIONI:                                                                                                                    

  1. Prima di tutto vogliamo esprimere un’opinione sulle tempistiche della consultazione pubblica. Sul sito del Comune di Pontassieve per esempio (immaginiamo anche sugli altri siti dei comuni della Valdisieve), l’avviso è stato pubblicato il 21 Maggio con scadenza della presentazione delle osservazioni entro le ore 18.00 di domenica 30 Maggio. Di fatto viene a mancare sia una informazione più capillare verso la popolazione (che non sta fissa sul sito del comune – e finora non sono arrivate né news, né è pubblicato sui social), che quindi non ha la possibilità di mandare eventuali osservazioni; né tantomeno lo stesso comune ha potuto attivare delle forme di informazione anche tramite canali virtuali (che usa comunemente ormai dall’inizio del Covid) per fare incontri con la cittadinanza per metterla al corrente di queste operazioni. Operazioni di questo tipo prendono il via da accordi precedenti e c’era tutto il tempo per attivare riunioni ed incontri con i cittadini.
  2. Visto il REFERENDUM del 2011 "contro la privatizzazione dell'acqua" che nasce da una grande mobilitazione, un vero record di partecipazione: 1 milione e 400 mila firme (ne bastavano 500 mila) raccolte da marzo a luglio 2010 dai comitati promotori.
  3. Visto che a quel Referendum del 12 e 13 giugno 2011, 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto. E con quel “Sì” tracciato sulla scheda - si trattava del secondo di quattro quesiti su servizio idrico, nucleare e legittimo impedimento - decisero di abrogare (parzialmente) una norma relativa alla tariffa dell’acqua che prevedeva l’“adeguata remunerazione del capitale investito”. Togliere quel passaggio comportava niente più margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente a fronte di investimenti sulla rete tangibili, ad esempio per ridurre le perdite. In forza del fatto che “il diritto all’acqua potabile e sicura ed ai servizi igienici” -come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010 - è “un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”.
  4. Visto quanto emerge dal verbale di Assemblea Dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) come da Deliberazione n. 28/2018 del 16 novembre 2018 Oggetto: Atto di indirizzo in merito alla futura scelta della forma di gestione per l’ambito territoriale regionale toscano, in cui si legge che:

-          nelle riunioni delle altre 5 Conferenze territoriali della Toscana, svoltesi tra il 19 ottobre e il 13 novembre scorsi, ed in particolare il tendenziale favore verso un modello pubblico di gestione del servizio idrico integrato ma al contempo la generale perplessità sulla obbligatoria configurazione di un unico gestore operante sull’intero territorio toscano ed il conseguente auspicio che, visti i progetti di legge in discussione presso il Parlamento, il quadro normativo possa mutare nel senso di consentire l’operatività di più soggetti, operanti ciascuno su territori corrispondenti alle attuali conferenze territoriali, ferma restando l’esistenza di un unico regolatore locale;”

-          Che “l’atto approvato unanimemente dalla Conferenza territoriale n. 3 Medio Valdarno con deliberazione n. 2/2018 del 26 luglio 2018, con il quale la detta Conferenza “si esprime a favore della gestione in house[1] del servizio idrico integrato e chiede che l’Assemblea dell’Autorità Idrica Toscana tenga conto di tale indirizzo nella futura decisione della scelta della forma di gestione valutandone la fattibilità e sostenibilità economico-finanziaria”;”

-          e che quindi si dava “atto della contrarietà emersa da parte di tutte le Conferenze territoriali circa l’affidamento del servizio idrico integrato ad un unico soggetto operante sull’intero territorio toscano e dà conseguentemente mandato all’AIT sia di monitorare l’evoluzione della normativa nazionale che di interloquire con il legislatore regionale per le necessarie modifiche ed integrazioni alla legge alla L.R. 69/2011, riferendo periodicamente a questa Assemblea;”

  1. Tenendo ben presente che al momento attuale si delibera per costituire una nuova società (Newco), MA con lo scopo finale di arrivare ad una MULTIUTILITY che si occuperà dei vari servizi pubblici come Energia, Gas, Rifiuti ecc. Per questo motivo scriviamo quasi sempre più genericamente Multiutility.
  2. Non si capisce come dalla fine del 2018, quando all’unanimità tutti i comuni erano perplessi all’affidamento del servizio idrico integrato ad un unico soggetto operante sull’intero territorio toscano, si possa ora (dopo poco più di 2 anni) essere d’accordo con l’affidamento ad una Multiutility (che quindi poi gestirà anche altri servizi come rifiuti ecc), e che comunque, alla fine, è configurabile come unico gestore (o aggregazione tra vari gestori ecc). “Un'unica gestione regionale avrebbe infatti favorito un'eccessiva centralizzazione che di certo non sarebbe andata a beneficio delle aree più periferiche” (secondo il giudizio di alcuni amministratori in rappresentanza delle Conferenze Territoriali). E nel Verbale della riunione del 16 novembre 2018 di AIT, l’Assessore del Comune di Pistoia dichiarandosi d’accordo con l’indirizzo proposto, e comprendendo le perplessità manifestate, ribadisce che oggi l’argomento vero è dire se si è d’accordo su una società tutta pubblica o no, ricordando che per il privato il settore idrico è un guadagno garantito senza paragoni con altri settori.
  3. Il passaggio dal superamento dell’Unico Soggetto alla Multiutility (che in seguito potrà espandersi a Rifiuti, Energia elettrica, Gas ecc) non sarà per caso soltanto un’operazione che interviene unicamente sul piano economico-finanziario: liquidare cioè il socio privato (ACEA/SUEZ), per ampliare la partecipazione dei Comuni e accogliere eventualmente aziende a capitale interamente pubblico (pare circa 500 milioni di euro, di cui 200 per liquidare Acea e 300 per far crescere la nascente realtà)? Tutto ciò, però, lasciando inalterata la veste della società per azioni (SPA), ente di diritto privato, votato al profitto. Se così fosse, riteniamo che sia niente di più lontano da quanto richiesto da milioni di cittadini/e con i referendum del 2011. Se così fosse, quando il mercato detta legge, come potrebbe accadere anche in questo caso, a guadagnare saranno in pochi e non certo i piccoli Comuni, non i cittadini specialmente più poveri, non l’ambiente.
  4. La nuova società multi-utility, o multi-servizi che dir si voglia, sarà controllata dalle amministrazioni, quindi dal “pubblico”, attraverso i comuni che vi parteciperanno e che deterranno almeno il 51% delle quote della nuova realtà. Il restante 49% sarà trovato sul mercato, e andrà quindi in mano ai privati, se pur con l'impegno a "coinvolgere investitori locali: consumatori, lavoratori, fondazioni e forze economiche regionali". La quotazione in Borsa, ci fa temere che possa trasformarsi, nel tempo, in una nuova o diversa “speculazione” dei privati sempre a scapito dei cittadini. Che era uno dei quesiti fondamentali del Referendum del 2011 e che in questo modo si troverebbe (di nuovo) disatteso.
  5. Non solo. Se in passato (prima del referendum), per quanto riguarda le tariffe, si pagava fino al 7% del capitale investito dai gestori, col passaggio alla gestione pubblica questo 7% sembra essere stato solo rinominato: cioè è sparita la voce “remunerazione del capitale investito”, ma è nata la voce “oneri finanziari” (con la stessa percentuale). Ricordando che su questo punto, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua (Forum), aveva comunque fatto anche un ricorso direttamente al TAR, vincendolo. Quindi cosa ci aspetta veramente con la nuova Multiutility? Non solo lo stesso 7% in oneri finanziari ricadenti sulle tariffe, ma forse anche dei dividenti tra quel 49% dei soci privati (altrimenti che interesse avrebbero a stare nella compagine societaria se non ci fossero degli introiti)?
  6. Sulla proposta di una multiutility toscana per la gestione del servizio idrico integrato, la gestione dei rifiuti e la fornitura di energia elettrica e gas, è entrata nel dibattito (di recente) anche Federconsumatori (che non è un comitato locale) che dichiara: “ci pone diversi interrogativi, facendo emergere anche possibili contraddizioni soprattutto rispetto al percorso istituzionale fin qui seguito” […] “Nella proposta dei tre sindaci si parla della costituzione di una “Public Company”, schema societario diffuso nei Paesi anglosassoni con una capacità di attrarre risorse attraverso la sottoscrizione di azioni limitandone la concentrazione nelle mani di pochi soggetti. Ma tutto questo appare contraddire il percorso istituzionale fin qui condiviso, in particolare per quanto riguarda la gestione del servizio idrico. Siamo invece disponibili a confrontarci su una eventuale multiutility, composta da soggetti pubblici, che parte dall’area Toscana Centro e che potrebbe allargarsi a tutta la Regione, con libertà di adesione delle singole Amministrazioni comunali” (l’articolo risale a Gennaio 2021, e forse hanno già trovato degli accordi).
  7. Per proporre eventuali alternative si potrebbe preferire, ad una Multiutility, la trasformazione in una Azienda Speciale sulla scia di quanto avvenuto a Napoli con la ABC – Acqua Bene Comune di Napoli . Si tenga presente infatti questo: la differenza fondamentale tra una S.p.A e una Azienda Speciale è che la S.p.A. ha tra i propri scopi (ed è una ovvietà) quello di generare profitto per gli azionisti, mentre l’Azienda Speciale persegue il pareggio di bilancio. Cioè: anziché dare i dividendi agli azionisti come fa una S.p.A. (si veda per esempio Publiacqua SpA che nel 2015 ha distribuito Dividendi per 18.499.999,92 Euro), l’Azienda Speciale quando ci sono utili li re-investe per esempio in ammodernamento della rete idrica (anche qui purtroppo un richiamo a Publiacqua SpA è doveroso, estrapolato da un articolo sul Blog del Forum, avvenuto dopo il crollo del Lungarno a Firenze, in cui si scrive che: nonostante “[….] i comuni serviti da Publiacqua perdono il 51% dell’acqua […] da quando il servizio idrico è stato affidato all’azienda partecipata, i ricavi da tariffa sono aumentati del 64% (2004-2016) […] La società per azioni ha realizzato solo il 56% degli investimenti previsti dai Piani d’ambito (2006-2009, dati Co.Vi.Ri). Gli investimenti realmente effettuati sono sempre diminuiti, anche negli ultimi anni, facendo registrare -5% nel 2013, -10% nel 2014, -21% nel 2015 e -15% nel 2016, nonostante in questi anni le tariffe siano cresciute con punte del +19% e gli utili abbiano un incremento medio del +106% nel periodo fino al 2021, anno in cui la tariffa subirà un incremento del +61%! […]”.
  8. Per quanto riguarda l’Azienda Speciale, forse si poteva anche aver incaricato il Direttore Generale dell’Autorità Idrica Toscana a provvedere agli opportuni approfondimenti delle varie alternative verificando la fattibilità e sostenibilità economico-finanziaria di ciascuna opzione (compreso le Aziende Speciali) per avere un quadro ancora più completo delle possibilità, in modo che i Comuni - facenti parte dell’Assemblea – si adeguino senza indugio alle istanze votate con il referendum. 
  9. Ma potrebbe anche essere una in società a capitale interamente pubblico partecipata dagli enti locali il cui territorio rientri nel bacino idrografico di riferimento, come indicato dalla Proposta di Legge di iniziativa Popolare presentata dal Forum e sottoscritta da diversi deputati (DAGA ed altri): "Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque"; così come uscita nella sua forma più attuale del 23 marzo 2018 (nella XVIII Legislatura la legge di iniziativa popolare, ulteriormente aggiornata, è stata depositata dall'On. F. Daga e da altri parlamentari del M5S). Nella quale appunto, all’art. 10 si ipotizzano due forme di gestione le aziende speciali o le società a capitale interamente pubblico partecipate dagli enti locali. Da non sottovalutare il fatto che per liquidare il privato (cosa di non poco conto), potrebbero venirci incontro coperture del tipo: 1 miliardo l’anno dagli F35; risparmi dell’evasione fiscale (2 miliardi); oltre a quanto già previsto dall’art. 12 della stessa Legge (1. Il servizio idrico integrato è finanziato attraverso la fiscalità generale e specifica e attraverso la tariffa secondo le disposizioni della presente legge. 2. Le risorse reperite attraverso il ricorso alla fiscalità generale e i contributi nazionali e dell’Unione europea sono destinati a coprire, in particolare, i costi di investimento per tutte le nuove opere del servizio idrico integrato e per gli interventi di manutenzione delle reti nonché i costi di erogazione del quantitativo minimo vitale garantito, definito dall’articolo 14, comma1, lettera e).
  10. Da non sottovalutare anche l’allarme lanciato dall’ONU: “con un comunicato dell’11 dicembre 2020 il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, ha espresso grave preoccupazione, appunto, alla notizia che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, al pari dell’oro, del petrolio, verrà scambiata sul mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street. Il bubbone è scoppiato in California, uno dei posti al mondo dove la domanda di acqua sta superando l’offerta, in quanto la siccità, cresciuta a causa dei cambiamenti climatici, si fa sentire in maniera sempre più drammatica. Ciò dovrebbe costituire un monito per l’intera umanità: questa risorsa fondamentale, già minacciata dall’incremento demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su larga scala, e della grande industria, in particolare quella mineraria, va assolutamente preservata e messa a disposizione di tutti.  […] Ce lo dobbiamo far ricordare dal Relatore dell’ONU, da Vandana Shiva o da Papa Francesco che l’acqua è un bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica? Come possiamo accettare che l’acqua venga quotata in borsa al pari di un generico articolo commerciale, aprendo così alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli agricoltori e piccole imprese?

Acqua, gas, piuttosto che l’energia elettrica e i rifiuti, se si continua a considerarli solo merce da profitto (e comunque vadano le cose, speriamo che si mettano bene in chiaro che con la nuova Multiutility, non si potranno fare profitti) si calpesta ancora una volta i risultati del referendum del 2011 che, lo ribadiamo, avevano decretato che l’acqua ed altri beni e servizi non dovessero avere rilevanza economica. Tuttavia il dubbio ci rimane.

  1. La costituzione di una Multiutility di gestione per Gas, Acqua, Elettricità e Rifiuti potrebbe anche avere una sorta di conflitto di interessi abbastanza evidente se si pensa al tema rifiuti – energia: guarda caso, dai rifiuti – trattati in inceneritori con recupero di energia – appunto si potrebbe ricavare energia elettrica. Il problema che potrebbe emergere potrebbe essere quello che o ci si adopera per una riduzione e una buona qualità e percentuali di RD (per recupero materiali e/o riciclo), o ci si adopera per bruciarli per ricavare energia elettrica. Ci sembra che se la società è la solita, questo problema potrebbe venir fuori e vanificare tutti gli sforzi fatti finora dai comuni più virtuosi, a partire da quelli che aderiscono a Rifiuti Zero.  
  2. Un altro timore è quello che i Comuni, in futuro, avranno ancora meno potere di controllo decisionale di ora. Deciderà tutto il CDA della SpA. Come riporta un articolo su “La Repubblica” di ottobre 2020 i giochi sembrano essere già fatti: “il top manager Alberto Irace, amministratore delegato dal 2009 al 2014 di Publiacqua e poi, dal 2014 al 2017, della capitolina Acea, colosso da 3,2 miliardi di fatturato e oltre 7.500 dipendenti, sta per tornare al lavoro a Firenze (dove già vive a Bagno a Ripoli), di nuovo come AD di una utility, ma stavolta dei rifiuti, Alia. A lui Dario Nardella, sindaco di Firenze che controlla Alia con il 58,9% delle azioni, vorrebbe affidare la realizzazione di un sogno: la costruzione, sul modello della emiliana Hera, di una multiutility che metta insieme Alia con Estra (100% dei Comuni), per aggregare in un'unica società pubblica - da oltre un miliardo di fatturato e più di 2.500 dipendenti - le sinergie della valorizzazione dei rifiuti in chiave energetica, materia questa che è appunto la specialità di Estra. E magari aggregare anche Publiacqua”. Non a caso, già a dicembre 2020, il ruolo in Alia è diventato una realtà: “Alberto IRACE è il Consigliere di amministrazione con indicazione da parte dei soci alla nomina di Amministratore Delegato, carica attribuita dal nuovo CDA nel corso della sua prima seduta”.
  3. Ciò detto, non rimane che sperare che le parole di Rossi siano veritiere: "Si tratta di gestire il percorso e la Regione Toscana intende sostenerlo, per quanto di sua competenza", ha aggiunto Rossi. "Ripubblicizzare è necessario perché c'è il sentimento diffuso che l'acqua è un bene comune e, se governato dal pubblico, ci possono essere più garanzie di lungimiranza. E poi perché i cittadini sono stufi di sapere che un pezzo delle loro tariffe finiscono a Roma, perché magari Acea partecipa alle società miste, o vanno nelle aziende di Caltagirone. I cittadini chiedono invece che le tariffe siano impiegate per far fronte a quel tema delicatissimo che è la manutenzione. La creazione di una holding permetterebbe un'operazione di equilibrio". E che lo siano anche quelle del Direttore Generale di AIT, Gabriele Mazzei: “Sono tre i temi principali da affrontare in questo contesto – spiega ancora Mazzei –: 1) liquidare i privati che attualmente fanno parte delle società di gestione (e il costo è piuttosto elevato); 2) non disporre aumenti ulteriori delle tariffe; 3) mantenere in certi casi gli investimenti programmati e in altri casi aumentare gli investimenti sulla rete acquedottistica e sulla parte dell’impiantistica depurativa. Questi tre capisaldi per una futura efficiente holding pubblica regionale dell’acqua sembrano difficili da sostenere tutti insieme, ma sono obiettivi possibili che possono essere perseguiti anche per il gran lavoro svolto in questi anni dai gestori toscani che hanno fatto attività manutentive e nuove opere utili a poter considerare positivo il capitale industriale acquisito. A fronte di tutto questo, non sarà soltanto il giusto principio dell’acqua pubblica ad affermarsi, ma anche il servizio idrico a trovare la sua soluzione piena in qualità ed efficacia”.

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          Indipendentemente dalla “speranza”, CHIEDIAMO di non avallare questa operazione iniziale perché innesca un meccanismo non più reversibile che va contro, credo, a quanto uscito dal Referendum del 2011.

           Inoltre CHIEDIAMO che il servizio idrico torni ad essere totalmente pubblico e che la gestione del servizio non sia sottoposta a logiche aziendali di profitto, ma orientata ad offrire il miglior servizio ed al minor costo per i cittadini.

          Noi cittadini ci impegniamo a vigilare affinché tutti i soggetti coinvolti rispettino la volontà popolare sancita dal Referendum del 2011; Pertanto ci uniamo all’appello del Forum Toscano dei movimenti per l’acqua e insieme “Auspichiamo che nei Consigli Comunali, nelle Conferenze Territoriali per l’acqua, nell’ATO dei rifiuti, e in qualsiasi altra sede decisionale, si vadano a prendere posizioni contrarie alla holding multiservizi. Che il bene comune sia davvero centro e riferimento primario della politica! 

Pontassieve, 29 Maggio 2021 

Catia Pratesi

Per conto anche dell’Associazione “Vivere in Valdisieve”
E del gruppo Valdisieve in Transizione

 

Associazione “Vivere in Valdisieve“   
vivereinvaldisieve@gmail.com- CF. 94178730480
Sede legale c/c Avv. Duccio Sebastiani – Viale E. Torricelli, 15 – 50125 Firenze
Tel. 055/221072---FAX: 0552280605 --- e-mail: d.sebastiani@studiolegalesebastiani.it
Facebook http://www.facebook.com/profile.php?id=100000764986596   
Blog: http://associazionevivereinvaldisieve.blogspot.com/ 

 

AVVERTENZE

  Evitare di menzionare dati personali altrui

         E’ possibile allegare altra documentazione.

ALLEGARE:

      Documento d’Identità 

 Il/La sottoscritto/a Catia Pratesi

 ACCONSENTE 

ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 e ss. del Regolamento (UE) 2016/679, con la sottoscrizione del presente modulo, al trattamento dei dati personali secondo le modalità e nei limiti di cui all’informativa pubblicata sul sito comunale ivi inclusi quelli considerati come categorie particolari di dati.



[1] Dove l’amministrazione controllante deve esercitare un assoluto potere di direzione, di coordinamento e di supervisione dell’attività della persona giuridica controllata, che non possiede alcuna autonomia decisionale in relazione ai più importanti atti di gestione e che si configura come un’ipotesi di terzietà formale, ma non sostanziale. Questa, infatti, è terza perché dotata di personalità giuridica, ma lo è solo formalmente perché nella sostanza dipende integralmente dall’amministrazione in una forma di “subordinazione gerarchica” (fonte https://www.diritto.it/archivio/1/20286.pdf )

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