CONTRIBUTO ALLA CONSULTAZIONE PUBBLICA -
COMMENTI, IDEE, PROPOSTE
Per conto di Associazione “Vivere in Valdisieve” e gruppo Valdisieve in Transizione, si esprimono le seguenti OSSERVAZIONI:
- Prima di tutto vogliamo esprimere un’opinione sulle tempistiche della
consultazione pubblica. Sul sito del Comune di Pontassieve per esempio
(immaginiamo anche sugli altri siti dei comuni della Valdisieve), l’avviso
è stato pubblicato il 21 Maggio con scadenza della presentazione delle
osservazioni entro le ore 18.00 di domenica 30 Maggio. Di fatto viene a mancare
sia una informazione più capillare verso la popolazione (che non sta fissa
sul sito del comune – e finora non sono arrivate né news, né è pubblicato
sui social), che quindi non ha la possibilità di mandare eventuali
osservazioni; né tantomeno lo stesso comune ha potuto attivare delle forme
di informazione anche tramite canali virtuali (che usa comunemente ormai
dall’inizio del Covid) per fare incontri con la cittadinanza per metterla
al corrente di queste operazioni. Operazioni di questo tipo prendono il
via da accordi precedenti e c’era tutto il tempo per attivare riunioni ed
incontri con i cittadini.
- Visto il REFERENDUM del 2011 "contro la
privatizzazione dell'acqua" che nasce da una grande mobilitazione, un
vero record di partecipazione: 1 milione e 400 mila firme (ne bastavano
500 mila) raccolte da marzo a luglio 2010 dai comitati promotori.
- Visto che a quel Referendum del 12 e 13 giugno
2011, 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si
sarebbe potuto più fare profitto. E con quel “Sì” tracciato sulla scheda -
si trattava del secondo di quattro quesiti su servizio idrico, nucleare e
legittimo impedimento - decisero di abrogare (parzialmente) una norma
relativa alla tariffa dell’acqua che prevedeva l’“adeguata remunerazione
del capitale investito”. Togliere quel passaggio comportava niente più
margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente a
fronte di investimenti sulla rete tangibili, ad esempio per ridurre le
perdite. In forza del fatto che “il diritto all’acqua potabile e sicura ed
ai servizi igienici” -come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010 - è “un diritto umano essenziale al
pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”.
- Visto quanto emerge dal verbale di Assemblea
Dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) come da Deliberazione n. 28/2018 del 16
novembre 2018 Oggetto: Atto di indirizzo in merito alla futura scelta
della forma di gestione per l’ambito territoriale regionale toscano, in
cui si legge che:
-
“nelle riunioni delle altre 5 Conferenze territoriali della Toscana,
svoltesi tra il 19 ottobre e il 13 novembre scorsi, ed in particolare il
tendenziale favore verso un modello pubblico di gestione del servizio idrico
integrato ma al contempo la generale perplessità sulla obbligatoria
configurazione di un unico gestore operante sull’intero territorio toscano
ed il conseguente auspicio che, visti i progetti di legge in discussione presso
il Parlamento, il quadro normativo possa mutare nel senso di consentire
l’operatività di più soggetti, operanti ciascuno su territori corrispondenti
alle attuali conferenze territoriali, ferma restando l’esistenza di un unico
regolatore locale;”
-
Che “l’atto approvato unanimemente dalla
Conferenza territoriale n. 3 Medio Valdarno con deliberazione n. 2/2018 del 26
luglio 2018, con il quale la detta Conferenza “si esprime a favore della gestione in house[1]
del servizio idrico integrato e chiede che l’Assemblea dell’Autorità Idrica
Toscana tenga conto di tale indirizzo nella futura decisione della scelta della
forma di gestione valutandone la fattibilità e sostenibilità economico-finanziaria”;”
-
e che quindi si dava “atto della contrarietà emersa da parte di
tutte le Conferenze territoriali circa l’affidamento del servizio idrico
integrato ad un unico soggetto operante sull’intero territorio toscano e dà
conseguentemente mandato all’AIT sia di monitorare l’evoluzione della normativa
nazionale che di interloquire con il legislatore regionale per le necessarie
modifiche ed integrazioni alla legge alla L.R. 69/2011, riferendo
periodicamente a questa Assemblea;”
- Tenendo ben presente che al momento attuale si delibera per
costituire una nuova società (Newco), MA con lo scopo finale di arrivare
ad una MULTIUTILITY che si occuperà dei vari servizi pubblici come
Energia, Gas, Rifiuti ecc. Per questo motivo scriviamo quasi sempre più
genericamente Multiutility.
- Non si capisce come dalla fine del 2018, quando
all’unanimità tutti i comuni erano perplessi all’affidamento del servizio
idrico integrato ad un unico soggetto operante sull’intero territorio
toscano, si possa ora (dopo poco più di 2 anni) essere d’accordo con
l’affidamento ad una Multiutility (che quindi poi gestirà anche altri
servizi come rifiuti ecc), e che comunque, alla fine, è configurabile come
unico gestore (o aggregazione tra vari gestori ecc). “Un'unica gestione regionale avrebbe infatti favorito un'eccessiva
centralizzazione che di certo non sarebbe andata a beneficio delle aree
più periferiche” (secondo il giudizio di alcuni amministratori in
rappresentanza delle Conferenze Territoriali). E nel Verbale della
riunione del 16 novembre 2018 di AIT, l’Assessore del Comune di Pistoia
dichiarandosi d’accordo con l’indirizzo proposto, e comprendendo le
perplessità manifestate, ribadisce che oggi l’argomento vero è dire se si
è d’accordo su una società tutta pubblica o no, ricordando che per il privato il settore idrico è un guadagno
garantito senza paragoni con altri settori.
- Il passaggio dal superamento dell’Unico Soggetto
alla Multiutility (che in seguito potrà espandersi a Rifiuti, Energia
elettrica, Gas ecc) non sarà per caso soltanto un’operazione che
interviene unicamente sul piano economico-finanziario: liquidare cioè il
socio privato (ACEA/SUEZ), per ampliare la partecipazione dei Comuni e
accogliere eventualmente aziende a capitale interamente pubblico (pare
circa 500 milioni di euro, di cui 200 per liquidare Acea e 300 per far
crescere la nascente realtà)? Tutto ciò, però, lasciando inalterata la
veste della società per azioni (SPA), ente di diritto privato, votato
al profitto. Se così fosse, riteniamo che sia niente di più lontano da
quanto richiesto da milioni di cittadini/e con i referendum del 2011. Se
così fosse, quando il mercato detta legge, come potrebbe accadere anche in
questo caso, a guadagnare saranno in pochi e non certo i piccoli Comuni,
non i cittadini specialmente più poveri, non l’ambiente.
- La nuova società multi-utility, o multi-servizi che
dir si voglia, sarà controllata dalle amministrazioni, quindi dal
“pubblico”, attraverso i comuni che vi parteciperanno e che deterranno
almeno il 51% delle quote della nuova realtà. Il restante 49% sarà trovato
sul mercato, e andrà quindi in mano ai privati, se pur con l'impegno a
"coinvolgere investitori locali: consumatori, lavoratori, fondazioni
e forze economiche regionali". La quotazione in Borsa, ci fa temere
che possa trasformarsi, nel tempo, in una nuova o diversa “speculazione”
dei privati sempre a scapito dei cittadini. Che era uno dei quesiti
fondamentali del Referendum del 2011 e che in questo modo si troverebbe
(di nuovo) disatteso.
- Non solo. Se in passato (prima del referendum), per
quanto riguarda le tariffe, si pagava fino al 7% del capitale investito
dai gestori, col passaggio alla gestione pubblica questo 7% sembra essere
stato solo rinominato: cioè è sparita la voce “remunerazione del capitale investito”, ma è nata la voce “oneri finanziari” (con la
stessa percentuale). Ricordando che su questo punto, il Forum Italiano dei
Movimenti per l'Acqua (Forum), aveva comunque fatto anche un ricorso
direttamente al TAR, vincendolo. Quindi cosa ci aspetta veramente con la
nuova Multiutility? Non solo lo stesso 7% in oneri finanziari ricadenti
sulle tariffe, ma forse anche dei dividenti tra quel 49% dei soci privati
(altrimenti che interesse avrebbero a stare nella compagine societaria se
non ci fossero degli introiti)?
- Sulla proposta di una multiutility toscana per la
gestione del servizio idrico integrato, la gestione dei rifiuti e la
fornitura di energia elettrica e gas, è entrata nel dibattito (di recente)
anche Federconsumatori (che non è un comitato locale) che dichiara: “ci pone diversi interrogativi, facendo
emergere anche possibili contraddizioni soprattutto rispetto al percorso
istituzionale fin qui seguito” […] “Nella proposta dei tre sindaci si parla della costituzione di una
“Public Company”, schema societario diffuso nei Paesi anglosassoni con una
capacità di attrarre risorse attraverso la sottoscrizione di azioni
limitandone la concentrazione nelle mani di pochi soggetti. Ma tutto
questo appare contraddire il percorso istituzionale fin qui condiviso, in
particolare per quanto riguarda la gestione del servizio idrico. Siamo invece disponibili a confrontarci
su una eventuale multiutility, composta da soggetti pubblici, che parte
dall’area Toscana Centro e che potrebbe allargarsi a tutta la Regione, con
libertà di adesione delle singole Amministrazioni comunali”
(l’articolo risale a Gennaio 2021, e forse hanno già trovato degli
accordi).
- Per proporre eventuali alternative si potrebbe
preferire, ad una Multiutility, la trasformazione in una Azienda Speciale sulla scia di
quanto avvenuto a Napoli con la ABC – Acqua
Bene Comune di Napoli . Si tenga presente infatti
questo: la differenza fondamentale tra una S.p.A e una Azienda Speciale è
che la S.p.A. ha tra i propri scopi (ed è una ovvietà) quello di generare
profitto per gli azionisti, mentre l’Azienda Speciale persegue il pareggio di bilancio. Cioè:
anziché dare i dividendi agli azionisti come fa una S.p.A. (si veda per
esempio Publiacqua SpA che nel 2015 ha distribuito Dividendi per 18.499.999,92 Euro), l’Azienda
Speciale quando ci sono utili li re-investe
per esempio in ammodernamento della rete idrica (anche qui purtroppo un
richiamo a Publiacqua SpA è doveroso, estrapolato da un articolo sul Blog
del Forum, avvenuto dopo il crollo del Lungarno a Firenze, in cui si
scrive che: nonostante “[….] i
comuni serviti da Publiacqua perdono il 51% dell’acqua […] da quando il
servizio idrico è stato affidato all’azienda partecipata, i ricavi da
tariffa sono aumentati del 64% (2004-2016) […] La società per azioni ha
realizzato solo il 56% degli investimenti previsti dai Piani d’ambito
(2006-2009, dati Co.Vi.Ri). Gli investimenti realmente effettuati sono
sempre diminuiti, anche negli ultimi anni, facendo registrare -5% nel
2013, -10% nel 2014, -21% nel 2015 e -15% nel 2016, nonostante in questi
anni le tariffe siano cresciute con punte del +19% e gli utili abbiano un
incremento medio del +106% nel periodo fino al 2021, anno in cui la
tariffa subirà un incremento del +61%! […]”.
- Per quanto riguarda l’Azienda Speciale, forse si
poteva anche aver incaricato il Direttore Generale dell’Autorità Idrica
Toscana a provvedere agli opportuni approfondimenti delle varie
alternative verificando la fattibilità e sostenibilità
economico-finanziaria di ciascuna opzione (compreso le Aziende
Speciali) per avere un quadro ancora più completo delle possibilità, in modo che i Comuni - facenti parte
dell’Assemblea – si adeguino senza indugio alle istanze votate con il
referendum.
- Ma potrebbe anche essere una in società a capitale
interamente pubblico partecipata dagli enti locali il cui territorio
rientri nel bacino idrografico di riferimento, come indicato dalla Proposta
di Legge di iniziativa Popolare presentata dal Forum e sottoscritta da
diversi deputati (DAGA ed altri): "Disposizioni in materia di
gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque";
così come uscita nella sua forma più attuale del 23
marzo 2018 (nella XVIII Legislatura la legge di iniziativa
popolare, ulteriormente aggiornata, è stata depositata dall'On. F. Daga e
da altri parlamentari del M5S). Nella quale appunto, all’art. 10 si ipotizzano
due forme di gestione le aziende speciali o le società a capitale
interamente pubblico partecipate dagli enti locali. Da non sottovalutare
il fatto che per liquidare il privato (cosa di non poco conto), potrebbero
venirci incontro coperture del tipo: 1 miliardo l’anno dagli F35; risparmi
dell’evasione fiscale (2 miliardi); oltre a quanto già previsto dall’art.
12 della stessa Legge (1. Il
servizio idrico integrato è finanziato attraverso la fiscalità generale e
specifica e attraverso la tariffa secondo le disposizioni della presente
legge. 2. Le risorse reperite attraverso il ricorso alla fiscalità
generale e i contributi nazionali e dell’Unione europea sono destinati a
coprire, in particolare, i costi di investimento per tutte le nuove opere
del servizio idrico integrato e per gli interventi di manutenzione delle
reti nonché i costi di erogazione del quantitativo minimo vitale
garantito, definito dall’articolo 14, comma1, lettera e).
- Da non sottovalutare anche l’allarme lanciato
dall’ONU: “con un comunicato dell’11
dicembre 2020 il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro
Arrojo-Agudo, ha espresso grave preoccupazione, appunto, alla notizia che
l’acqua, come una qualsiasi altra merce, al pari dell’oro, del petrolio,
verrà scambiata sul mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street. Il
bubbone è scoppiato in California, uno dei posti al mondo dove la domanda
di acqua sta superando l’offerta, in quanto la siccità, cresciuta a causa
dei cambiamenti climatici, si fa sentire in maniera sempre più drammatica.
Ciò dovrebbe costituire un
monito per l’intera umanità: questa risorsa fondamentale, già minacciata dall’incremento
demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su
larga scala, e della grande industria, in particolare quella mineraria, va
assolutamente preservata e messa a disposizione di tutti. […] Ce
lo dobbiamo far ricordare dal Relatore dell’ONU, da Vandana Shiva o da
Papa Francesco che l’acqua è un
bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica?
Come possiamo accettare che l’acqua venga quotata in borsa al pari di un
generico articolo commerciale, aprendo così alla speculazione dei grandi
capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli
agricoltori e piccole imprese?
Acqua, gas, piuttosto che
l’energia elettrica e i rifiuti, se si continua a considerarli solo merce da
profitto (e comunque vadano le cose, speriamo che si mettano bene in chiaro
che con la nuova Multiutility, non si potranno fare profitti) si calpesta ancora
una volta i risultati del referendum del 2011 che, lo ribadiamo, avevano
decretato che l’acqua ed altri beni e servizi non dovessero avere rilevanza economica. Tuttavia il dubbio
ci rimane.
- La costituzione di una Multiutility di gestione per Gas, Acqua,
Elettricità e Rifiuti potrebbe anche avere una sorta di conflitto di
interessi abbastanza evidente se si pensa al tema rifiuti – energia:
guarda caso, dai rifiuti – trattati in inceneritori con recupero di
energia – appunto si potrebbe ricavare energia elettrica. Il problema che
potrebbe emergere potrebbe essere quello che o ci si adopera per una
riduzione e una buona qualità e percentuali di RD (per recupero materiali
e/o riciclo), o ci si adopera per bruciarli per ricavare energia
elettrica. Ci sembra che se la società è la solita, questo problema
potrebbe venir fuori e vanificare tutti gli sforzi fatti finora dai comuni
più virtuosi, a partire da quelli che aderiscono a Rifiuti Zero.
- Un altro timore è quello che i Comuni, in futuro, avranno ancora meno
potere di controllo decisionale di ora. Deciderà tutto il CDA della SpA.
Come riporta un articolo su “La Repubblica” di ottobre 2020 i giochi
sembrano essere già fatti: “il top
manager Alberto Irace, amministratore delegato dal 2009 al 2014 di
Publiacqua e poi, dal 2014 al 2017, della capitolina Acea, colosso da 3,2
miliardi di fatturato e oltre 7.500 dipendenti, sta per tornare al lavoro
a Firenze (dove già vive a Bagno a Ripoli), di nuovo come AD di una
utility, ma stavolta dei rifiuti, Alia. A lui Dario Nardella, sindaco di
Firenze che controlla Alia con il 58,9% delle azioni, vorrebbe affidare la
realizzazione di un sogno: la costruzione, sul modello della emiliana
Hera, di una multiutility che metta insieme Alia con Estra (100% dei
Comuni), per aggregare in un'unica società pubblica - da oltre un miliardo
di fatturato e più di 2.500 dipendenti - le sinergie della
valorizzazione dei rifiuti in chiave energetica, materia questa che è
appunto la specialità di Estra. E magari aggregare anche Publiacqua”.
Non a caso, già a dicembre 2020, il ruolo in Alia è diventato una realtà:
“Alberto IRACE è il Consigliere di
amministrazione con indicazione da parte dei soci alla nomina di
Amministratore Delegato, carica attribuita dal nuovo CDA nel corso della
sua prima seduta”.
- Ciò detto, non rimane che sperare che
le parole di Rossi siano veritiere: "Si tratta di gestire il percorso e la Regione Toscana intende
sostenerlo, per quanto di sua competenza", ha aggiunto Rossi.
"Ripubblicizzare è necessario perché c'è il sentimento diffuso che
l'acqua è un bene comune e, se governato dal pubblico, ci possono essere
più garanzie di lungimiranza. E poi perché i cittadini sono stufi di sapere
che un pezzo delle loro tariffe finiscono a Roma, perché magari Acea
partecipa alle società miste, o vanno nelle aziende di Caltagirone. I
cittadini chiedono invece che le tariffe siano impiegate per far fronte a
quel tema delicatissimo che è la manutenzione. La creazione di una holding
permetterebbe un'operazione di equilibrio". E che lo siano anche
quelle del Direttore Generale di AIT, Gabriele Mazzei: “Sono tre i temi principali da
affrontare in questo contesto – spiega ancora Mazzei –: 1) liquidare i
privati che attualmente fanno parte delle società di gestione (e il costo
è piuttosto elevato); 2) non disporre aumenti ulteriori delle tariffe; 3)
mantenere in certi casi gli investimenti programmati e in altri casi
aumentare gli investimenti sulla rete acquedottistica e sulla parte
dell’impiantistica depurativa. Questi tre capisaldi per una futura
efficiente holding pubblica regionale dell’acqua sembrano difficili da
sostenere tutti insieme, ma sono obiettivi possibili che possono essere
perseguiti anche per il gran lavoro svolto in questi anni dai gestori
toscani che hanno fatto attività manutentive e nuove opere utili a poter
considerare positivo il capitale industriale acquisito. A fronte di tutto
questo, non sarà soltanto il giusto principio dell’acqua pubblica ad
affermarsi, ma anche il servizio idrico a trovare la sua soluzione piena
in qualità ed efficacia”.
******
Indipendentemente dalla “speranza”, CHIEDIAMO
di non avallare questa operazione iniziale perché innesca un meccanismo non più
reversibile che va contro, credo, a quanto uscito dal Referendum del 2011.
Inoltre CHIEDIAMO che il
servizio idrico torni ad essere totalmente pubblico e che la gestione del
servizio non sia sottoposta a logiche aziendali di profitto, ma orientata ad
offrire il miglior servizio ed al minor costo per i cittadini.
Noi cittadini ci impegniamo a vigilare affinché tutti i soggetti coinvolti rispettino la volontà popolare sancita dal Referendum del 2011; Pertanto ci uniamo all’appello del Forum Toscano dei movimenti per l’acqua e insieme “Auspichiamo che nei Consigli Comunali, nelle Conferenze Territoriali per l’acqua, nell’ATO dei rifiuti, e in qualsiasi altra sede decisionale, si vadano a prendere posizioni contrarie alla holding multiservizi. Che il bene comune sia davvero centro e riferimento primario della politica!”
Pontassieve, 29 Maggio 2021
Catia Pratesi
E del gruppo Valdisieve in Transizione
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✔ E’ possibile allegare altra documentazione.
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⮚ Documento d’Identità
Il/La sottoscritto/a
Catia Pratesi
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ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 e ss. del Regolamento (UE) 2016/679, con la sottoscrizione del presente modulo, al trattamento dei dati personali secondo le modalità e nei limiti di cui all’informativa pubblicata sul sito comunale ivi inclusi quelli considerati come categorie particolari di dati.
[1] Dove l’amministrazione controllante deve
esercitare un assoluto potere di direzione, di coordinamento e di supervisione
dell’attività della persona giuridica controllata, che non possiede alcuna
autonomia decisionale in relazione ai più importanti atti di gestione e che si
configura come un’ipotesi di terzietà formale, ma non sostanziale. Questa,
infatti, è terza perché dotata di personalità giuridica, ma lo è solo
formalmente perché nella sostanza dipende integralmente dall’amministrazione in
una forma di “subordinazione gerarchica” (fonte https://www.diritto.it/archivio/1/20286.pdf )
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