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  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
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giovedì 10 giugno 2021

dal FQ: Utili vietati? 8 miliardi di fatturato e bollette sempre più salate. E col Pnrr andrà peggio

Grazie alla regolazione delle tariffe realizzata da Arera, l'agenzia per le reti, i gestori  fatturano miliardi e realizzano grandi utili sottraendo risorse che potrebbero essere destinate agli investimenti. Ora il Recovery riverserà fondi per 4,38 miliardi purché le reti però tornino in mano privata. Ma il Galles dimostra che efficienza e acqua pubblica possono viaggiare di pari passo

Per un apparente paradosso della politica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato dal Governo Draghi alla Commissione Europea dovrebbe sancire la “transizione ecologica” dell’economia italiana. Ma secondo i critici invece mira a ribaltare l’esito del referendum sull’acqua del 12 e 13 giugno 2011. Dieci anni fa furono oltre 26 milioni gli italiani che votarono “sì” sulla scheda gialla, la seconda delle quattro, per abrogare in parte le norme che stabilivano che nella tariffa per l’erogazione dei servizi idrici fosse compresa una quota per “l’adeguata remunerazione del capitale investito” dai gestori. Con il 95,8% dei voti a favore, il dato più alto dei quattro quesiti, gli elettori sancirono democraticamente che l’acqua dovesse restare un bene comune sul quale non si potessero realizzare utili o costruire rendite, perché ogni euro investito nei servizi idrici dovesse andare esclusivamente al miglioramento delle reti, della qualità e dei servizi. Era passato appena un anno dalla risoluzione dell’Onu del 26 luglio 2010 che stabiliva l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici come “diritto umano essenziale”. Dieci anni dopo, oggi il PNRR prevede investimenti sui servizi idrici per 4,38 miliardi, suppergiù quanto investito nel quadriennio 2016-2019 da 55 gestori che riforniscono 25,1 milioni di abitanti, il 40% della popolazione italiana. Secondo le associazioni ambientaliste però il Piano si basa su una logica privatistica e prevede un “indietro tutta” rispetto alla decisione referendaria, con il superamento delle gestioni pubbliche e la diffusione in tutta la Penisola del modello delle grandi Multiutility quotate che fanno fior di utili sull’acqua. Una controriforma che non arriva improvvisamente ma che è invece il frutto di un decennio di sostanziale restaurazione. Intanto alcuni esempi esteri dimostrano come sia possibile per i privati gestire l’acqua con estrema efficienza senza però alcuno scopo di lucro. […]

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