I settori produttivi interessati sono quelli che emettono:
- CO2 (anidride carbonica), come le raffinerie, acciaierie, cemento, calce, prodotti chimici, ecc… ;
- NO e NO2 (ossidi di azoto), come le attività che producono acido nitrico o gliossilico, ecc…;
- PFC (perfluorocarburi), come per la produzione di alluminio.
Pochi giorni fa, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha stabilito che dal 2026 gli inceneritori di rifiuti dovranno pagare le quote di inquinamento da gas climalteranti, perché non sono ecologici.
La decisione adesso dovrà essere votata dal Parlamento europeo (si stima che avrà il via libera) e diventerà la base dei negoziati da condurre con il Consiglio Europeo per giungere a definizione completa.
Tale decisione, che io da ministro avevo sollecitato più volte, obbligherà i titolari degli inceneritori ad acquistare crediti di emissione per ogni tonnellata di gas climalterante emesso. Ciò renderà meno appetitoso per le lobbies l’incenerimento dei rifiuti domestici.
Accertato, dunque, che gli inceneritori non sono ecologici (con buona pace di chi afferma il contrario) è questo il momento per il Governo ed il Parlamento nazionale di applicare seri sgravi fiscali a favore della riduzione, riciclo, riutilizzo e reimpiego dei rifiuti accelerando verso il vero green. Se non ora, quando?
Chi ancora propone l’incenerimento è sempre più fuori dal tempo e non sta costruendo il futuro, ma riproponendo vecchi schemi black non sostenibili.
Sergio Costa
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