“La sola idea di costruire una specie di tapis roulant su Costa San Giorgio [una proposta che è stata accantonata per le proteste forti e diffuse, Ndr] era una follia. Fra cinquant’anni il prossimo passo sarà mettere scale elettriche al pianterreno degli Uffizi ? Così come esiste un mangiare slow bisogna creare un turismo slow. Si deve capire che Firenze non può vivere solamente di turismo.”
Così parla il 94enne Detlef Heikamp celebre studioso del Rinascimento, fiorentino da 72 anni, intervistato da Il Giornale dell’Arte in occasione della Biennale Internazionale dell’antiquariato di Firenze.
A dispetto però degli storici dell’arte e di quei numerosi cittadini firmatari di un appello contro le scale mobili in Oltrarno, il Comune di Firenze, sostenuto dalla Regione Toscana, rilancia oggi il progetto apertamente.
Annunciato infatti come “Forte di Belvedere – sistema di risalita” insieme a 48 altre proposte, esso compare nel progetto FLIC - Florence I care (Ohi, ohi, l’insopportabile civettare con Don Milani) un appello rivolto non solo a sponsor privati per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura, ma diretto anche ai 10/15 milioni di turisti che ogni anno giungono in città attratti dal suo “brand name” universale. Per moltiplicarli, evidentemente, quei turisti frettolosi.
Il tutto sotto l’egida della Legge n. 106/2014 (Decreto Franceschini) per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo, che ha introdotto forti agevolazioni fiscali per le erogazioni liberali a sostegno della cultura.
Ma in cosa consisterebbe il progetto nelle intenzioni dichiarate del Comune ?
Si tratta di “collegare con un sistema di trasporto innovativo due zone turisticamente molto importanti della città, San Niccolò ed il fiume Arno con il Forte di Belvedere ed il Museo Bardini”.
Il valore dell’intervento è di più di 5 M€ per la durata di un anno. A questo scopo – si dice – le possibili soluzioni di percorso sono essenzialmente tre:
la prima da Porta San Miniato che salendo lungo le mura conduce sino al Forte di Belvedere;
la seconda che si sviluppa come variante della prima e che prima di giungere al Forte di Belvedere, all’altezza dello scollinamento di via di Belvedere, entrando nel giardino del museo Bardini, conduce sino al museo stesso e poi attraverso la Costa San Giorgio, porta sino alla fortezza;
la terza prevede di accedere da via San Niccolò attraverso la sede della Facoltà d’Architettura (Palazzo Vegni) ai giardini compresi tra San Niccolò e le mura e soffermandosi sul belvedere esistente tra il giardino Bardini ed il verde pubblico esistente, giunge sino alle mura e poi alla fortezza.
Tecnologicamente le soluzioni meccanizzate per superare i dislivelli presenti sono due: una funicolare o cremagliera su binari che necessita di percorsi il più possibile rettilinei o con ampi raggi di curvatura; la seconda che si sviluppa su di un sistema di scale mobili o tapis roulant che sono sicuramente meno impattanti dal punto di vista ambientale e che consentono di affrontare anche repentini cambiamenti di direzione realizzando zone di arrivo e ripartenza.
Insomma, contraddicendo l’epigrafe dello scrittore Javier Marias che introduce la scheda di Florence I Care:
Non c'è nulla di così triste e così solitario come una città senza enigma apparente o apparenza di enigma, nulla di così dissuasivo, nulla di così opprimente per il visitatore
il Comune di Firenze (che già permette la gigantesca operazione alberghiera di Costa San Giorgio) si appresta ad aprire al turismo “di passo” una delle zone più appartate ed autentiche dell’Oltrarno, con tutte le conseguenze sul tessuto commerciale, residenziale ed economico che ben conosciamo.
Il Comune di Firenze cioè si adopera per rendere la città più triste, più opprimente e più banale per i suoi abitanti e per visitatori di tutti i tipi.
Senza qui riaprire il dibattito sul cosiddetto “Decreto Franceschini” che legittima queste operazioni, ci chiediamo piuttosto che ci faccia questo progetto in un elenco di opere oggetto di donazioni o sponsorizzazioni con cui si è articolata, fin dal 2011, la partecipazione dei privati al mantenimento del patrimonio culturale fiorentino.
Un conto è infatti il restauro di una colonna, di un affresco o del cortile di Michelozzo in Palazzo Vecchio, così come il ripristino di fontane, tabernacoli e state equestri; altra cosa è la realizzazione all’interno di due giardini storici di una infrastruttura meccanizzata per il trasporto collettivo.
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Di questi sistemi speciali ce ne sono di vecchi e di recentissimi, realizzati in diverse città italiane ed europee, grandi e piccole. Sistemi che oltretutto hanno elevati costi di esercizio e di manutenzione e che, se non ben calcolati, possono trasformarsi facilmente in “non luoghi” ed essere persino abbandonati dopo qualche anno. Ecco alcuni esempi di strutture di questo tipo che aiutano a capirne l’impatto ambientale e paesaggistico.
Pertanto al di là della scelta del mezzo più adatto per una più comoda fruizione di percorsi collinari fiorentini occorrerebbe inserire un eventuale progetto (con tutta la delicatezza ed attenzione del contesto) nel sistema della mobilità pedonale e dolce fiorentina, già afflitto, come sappiamo, da miopia strategica e deficit di competenza tecnica.
Poniamo quindi alcune domande al Comune.
Che ci fa il progetto di un’opera nuova e così impattante nell’elenco delle 49 opere oggetto del nuovo avviso pubblico per la ricerca di sponsorizzazioni destinate al restauro di beni culturali della città (Florence I Care) ?
In quale sistema di governo dei flussi turistici in città si inserirebbe questo progetto e soprattutto, a quale esigenza prioritaria risponderebbe, oltre a quella di far profitto?
Quale bene in questo caso sarebbe da valorizzare, per usare la terminologia della legge n.106/2014 ?
Perché andare a disturbare con quest’ opera il polo educativo di Palazzo Vegni, costituito da due istituti universitari ed un simpatico asilo di quartiere con il suo giardino ?
In che rapporto starebbe questa infrastruttura con altre ipotesi ventilate di percorsi meccanizzati al servizio del resort di Costa San Giorgio ?
Infine, ci sarebbe anche una domanda di fondo: che significa valorizzare un bene culturale alla luce della nostra Costituzione?
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