Il totale degli abitanti che costituiscono il consorzio è: 165.450 ( al 2009 con i dati ripresi da ARRR ).
Date: 01 marzo 2011 13:53
Oggetto: Articoli FINALMENTE IL PIANO ALTERNATIVO
MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 |
|
Pagina 11 - Attualità |
DALLA PRIMA |
CAMBIARE CON CORAGGIO PER POTER DECIDERE
|
Regioni ed enti locali è ormai un dato acquisito da quando si è avviato il dibattito sul federalismo. Ma il conflitto all’interno della Toscana, fra i livelli di governo locale, come correttamente sottolinea il direttore Roberto Bernabò nel suo editoriale di domenica, sembra in questi mesi altrettanto forte, pur trattandosi di una regione storicamente “bene amministrata”, con una forte omogeneità politica al governo delle amministrazioni e una consolidata stabilità.
Qualcosa sembra non funzionare nella “architettura istituzionale” che ci siamo dati a livello territoriale, crisi aggravata dalla drastica riduzione delle risorse pubbliche disponibili.
Ma la “crisi politica” sembra centrale in questo conflitto, una crisi che ha a che fare con il tema dell’appropriata collocazione delle decisioni ai diversi livelli istituzionali. Facciamo alcuni esempi.
Sul sistema aeroportuale è in corso una discussione fra livello regionale e livello locale, discussione che coinvolge anche le scelte sugli impianti di smaltimento dei rifiuti. Così su acqua e rifiuti fra livello regionale ed enti locali, che sta ritardando la riforma dei servizi pubblici locali e delle autorità di regolazione, e sulle competenze nei trasporti locali.
Si tratta di tre argomenti cruciali per la crescita dell’economia toscana, per la qualità della vita dei cittadini, per le politiche ambientali
La mia opinione è che sia ormai entrato in crisi un modello decisionale, articolato negli scorsi anni su troppi livelli: Regione (una), Province (dieci), Comuni (287), cui si sono aggiunte Comunità Montane, Autorità di ambito e una sterile discussione sulle città metropolitane. Un’architettura basata su una distribuzione di competenze incerta, pletorica, con molte sovrapposizioni e il conseguente rischio dell’incapacità di decidere.
Il caso dei rifiuti è evidente: abbiamo da anni il Piano regionale, i Piani provinciali, i Piani interprovinciali, i Piani di Ambito, tutti i livelli hanno competenze, ma abbiamo fatto pochi impianti, e troppe gestioni. In questa situazione il modello del “decentramento delle competenze” definito con orgoglio dalla politica regionale da sempre, sembra ormai definitivamente in crisi.
Di fronte alle sfide del futuro il modello di governance deve essere riscritto, riducendo e qualificando i livelli decisionali secondo il principio di responsabilità. Dobbiamo approfondire e sistemare in un nuovo equilibrio i valori - il decentramento, la partecipazione, la democrazia - che hanno finora rappresentato la forza del modello toscano. L’alternativa è solo il dirigismo regionale? Forse no, anche se ormai la maggior parte delle grandi decisioni strategiche va assunta a livello almeno regionale e la chiave di lettura locale è spesso “conservatrice”.
Qualcosa non funziona anche nella altrettanto famosa e cara “concertazione istituzionale”. Anche in questo caso andrebbero abbandonate modalità spesso formali e rituali, per definire “tavoli” di discussione su singoli temi, basati sul pragmatismo e il rispetto di tempi rapidi per la decisione. Occorre molto coraggio: va riformato il sistema dei rapporti fra Stato e Regioni, ma anche - e questo è responsabilità del ceto politico toscano e del Pd in particolare, come dice correttamente Bernabò, - quello dei rapporti fra istituzioni territoriali.
Alfredo De Girolamo Presidente Confservizi Cispel Toscana
Pagina 10 - Economia |
«No al decreto taglia-solare» |
Imprese e ambientalisti: senza incentivi addio “rinnovabili” |
ROMA. Fermare il provvedimento sulle energie rinnovabili che dovrebbe finire sul tavolo del consiglio dei ministri. A chiederlo ieri in una conferenza stampa tenuta sul marciapiede di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, le associazioni ambientaliste (tra cui Legambiente, Wwf Italia e Greenpeace) insieme con il mondo delle aziende e dei produttori (Assosolare, Aper, Asso energie future), che hanno denunciato «l’inesorabile blocco delle fonti rinnovabili» che sarebbe prodotto dall’entrata in vigore di queste norme. Ma il governo non pare disposto a fare marcia indietro. Il ministro dello Sviluppo economico è deciso a fermare il meccanismo degli incentivi sulle energie rinnovabili. Mentre il titolare dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo afferma: «Nessuna marcia indietro sugli impegni Ue». E proprio sul fronte energia il premier Berlusconi rilancia il nucleare accusando «l’ecologismo di sinistra» se in Italia l’elettricità si paga il 48% in più rispetto alla Francia. «Ormai è chiaro. Il governo Berlusconi ha deciso di cancellare il settore delle energie rinnovabili e del fotovoltaico per favorire gli affari delle lobbies del nucleare», dice il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. Il nodo principale del decreto legislativo (in attuazione di una direttiva comunitaria) riguarda il “tetto-limite” che verrebbe imposto dal provvedimento al solare fotovoltaico, che non permetterà più di percepire gli incentivi una volta che vengano raggiunti gli 8.000 megawatt totali di potenza. Una soglia - spiegano i manifestanti - alla quale saremo vicini già questa estate (le stime parlano di 7.000 megawatt a giugno 2011). Il risultato, secondo le associazioni e gli imprenditori del settore, sarebbe uno stop agli incentivi. C’è poi il capitolo occupazione: senza il piano incentivi, produttori e associazioni (che hanno scritto una lettera ai ministri Tremonti, Romani e Prestigiacomo), parlano di un «crollo per il fotovoltaico con oltre 120.000 posti lavoro a rischio». Il testo del decreto. Gli incentivi al fotovoltaico verrebbero tagliati a decorrere dal 1/o gennaio 2014, o al raggiungimento del limite fissato in 8.000 Megawatt di potenza. Questa la principale norma contenuta nella proposta di decreto - 43 articoli suddivisi in nove titoli - che dovrebbe essere portato all’esame del prossimo consiglio dei ministri. La questione relativa agli incentivi viene trattata all’ articolo 23 (“Disposizioni transitorie e abrogazioni”) comma 11 lettera “d” che abroga «la trattabilità degli incentivi» a decorrere dal primo gennaio 2014 (norma contenuta all’art.7 del decreto legislativo n.387/03). Nel caso in cui - prosegue il testo del provvedimento - «l’obiettivo per il solare fotovoltaico» fissato a 8.000 megawatt per il 2020 venisse raggiunto prima è «sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico». |
Nessun commento:
Posta un commento