C’è da preoccuparsi? La Toscana ha bisogno di tutto questo? E’ impossibile, ormai, fare finta di niente. Le richieste di ricerche di energia geotermica in Toscana iniziano ad essere consistenti. Amiata, il cosiddetto Progetto Mensano (Radicondoli, Volterra, Casole d’Elsa), e, in ultimo il cosiddetto “Progetto Montenero” che, secondo le notizie, potrebbe essere molto vasta come zona interessata. Se poi, anche se non si tratta di geotermia, annoveriamo anche il progetto dell’elettrodotto di Terna in alcune zone come la Valdichiana, Valdarno superiore, Valdambra e Chianti, si capisce che la situazione inizia ad essere perlomeno foriera di dubbi. Che succede? Succede che varie aziende, ragionevolmente secondo la logica del profitto, hanno “puntato”, da tempo, la Toscana ed il relativo sottosuolo. I numeri sono inequivocabili.
Dal decreto legislativo del primo febbraio 2010 che ha liberalizzato l’attività geotermoelettrica in Toscana, sul territorio regionale sono arrivate un numero considerevole di richieste di permessi di ricerca per il reperimento della risorsa geotermica. Al 29 aprile 2013 erano stati rilasciati 38 permessi di ricerca concentrati essenzialmente tra le province di Grosseto, Siena e Pisa per un totale di 3mila chilometri quadrati circa. I permessi risultano assegnati a 13 differenti società, di cui 4 (Futuro Energia, Geothermics Italy, Terra Energy e Toscana Geo), sono però supportate dal punto di vista tecnico-economico, dalla stessa multinazionale (Geysir Europe srl) mentre altre 2 (Geoenergy srl e Exergia Toscana srl) fanno capo alla stessa Soc. Italbrevetti, riducendo di fatto a 8 gli attori coinvolti .Tra questi è presente la Gesto Italia, responsabile del progetto Montenero. Inoltre la Legge 7 agosto 2012, n. 134 di conversione del Decreto Legge 22 giugno 2012, n. 83, ha disposto l'inserimento dell'energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche e la Legge 9 agosto 2013, n. 98 di conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 21 giugno 2013, n. 69, comprendente disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, definisce gli impianti geotermici pilota di competenza statale (integrando l'art. 1 comma 3bis del D.Lgs. 11 febbraio 2010, n. 22 e il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152). I progetti geotermici pilota sono quindi soggetti alla Valutazione di impatto ambientale di competenza del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
I cittadini, sono sempre più preoccupati. In qualche caso, le stesse amministrazioni comunali sono state costrette a dichiarare nettamente il “No” a qualsiasi progetto. In altri casi, addirittura, i cittadini, si sono lamentati di essere stati informati in ritardo o addirittura di non conoscere neanche il tipo di progetto in questione e relativi dettagli. Il caso dell’Amiata è, forse quello con più visibilità grazie al battagliero comitato Sos geotermia, ma anche da altre parti, vedi Montenero, si sono organizzati pronti a dare battaglia. Anche nella zona di Casole d’Elsa, da tempo, è sorto il Comitato Difensori della Toscana, che si sta opponendo alla richiesta di tre sondaggi geognostici da parte della Magma Energy. Di fronte i comitati hanno tutte le rassicurazioni del caso da parte delle aziende interessate e della stessa Regione Toscana. Ma la sfiducia e la delusione covano sotto la cenere.
Paesaggi celebri ed incontaminati (in ultimo è spuntata anche l’ipotesi Montalcino) “minacciati” da industrie e centrali geotermiche. Eppure anche gli ultimi dati in fatto di agriturismo parlano di una Toscana nel 2013 al top fra le presenze dei turisti. E allora? Che le centrali siano a ciclo binario, di nuova generazione o altro, ai cittadini importa ben poco. Come andrà a finire? Anni fa ci fu una levata di scudi sull’ipotesi di alcune società petrolifere di trivellare nel Chianti.
Non si tratta del famoso acronimo inglese N.I.M.B.Y. (Not in my backyard), ma di rifiutare una netta conversione di un modello prevalentemente agricolo e di successo in un modello con tante incognite di cui non è chiara la reale necessità. Parafrasando il celebre film di Francesco Rosi, “Le mani sulla città”, pellicola che ha compiuto cinquant’anni proprio l’anno scorso, la speranza, specie dei vari comitati, è che alla fine, oltre ai legittimi dubbi ed interrogativi, prevalga il buon senso.
David Busato
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