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martedì 30 settembre 2014

Parma, il disastro del Paip, l'inceneritore inutile

Iren sull'orlo di una crisi di nervi

Il 15 ottobre 2008, con la delibera 938, la Provincia di Parma dava il via al progetto dell'inceneritore di Parma.
Sono praticamente passati 6 anni e il bilancio è disastroso.
A Ugozzolo troneggia soltanto l'inceneritore, mentre il progetto prevedeva la realizzazione di altri edifici con impianti di trattamento dei rifiuti urbani che permettessero lo smantellamento completo della vecchia sede dell'inceneritore, al Cornocchio.
Invece, agli impianti obsoleti del Cornocchio, continuano ad andare i rifiuti indifferenziati e le raccolte differenziate.
Il teleriscaldamento è stato collegato al camino ma l'estensione prevista della rete è molto lontana dagli obiettivi (e obblighi) di Enìa/Iren, determinando un surplus dei flussi emissivi “autorizzati” alla messa a regime dell’impianto.
E’ scaduta la delibera di VIA e di AIA (anche dopo la proroga di 4 mesi) e la nuova AIA non è stata ancora emessa per la documentazione carente presentata da Iren, per continue richieste di modifiche “in corso d’opera” e per i ritardi alla presentazione delle integrazioni richieste.
Si potrebbe affermare che ora sia tutto da rifare, anche perché rispetto al 2008 è cambiato il mondo e i “numeri” del progetto non rappresentano più la reale situazione del territorio provinciale di Parma.
Con il capoluogo al 70% di raccolta differenziata verranno a mancare nel 2014 15 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, che caleranno ancora nel 2015.
Il boschetto mangiapolvere, fantasmagorico “must” del progetto, è stato piantumato con essenze a foglia caduca.
Significa che per metà dell'anno gli manca lo strumento (le foglie) per intercettare le polveri.
E' inoltre una specie di distesa di rami secchi, con esemplari ancora giovanissimi che, se non sono morti, sono talmente esigui che non raggiungeranno alcun effetto per anni come ammesso dalla stessa Iren (è previsto il raggiungimento degli obiettivi di “assorbimento” dell’inquinamento tra 10 anni).
Iren è sotto diffida perché all’impianto del Cornocchio, visto che l'autorizzazione lo consente, arrivano anche rifiuti speciali da fuori provincia, poi avviati all'inceneritore nonostante il vincolo autorizzativo di accogliere solo rifiuti originati nella provincia di Parma..
Il mancato completamento e attivazione della rete di teleriscaldamento ha comportato quindi il mancato rispetto delle prescrizioni dell'Aia del 2008, così come la non realizzazione degli edifici di completamento del Paip, che ha addirittura chiesto un differimento di 5 anni (!), che è stato respinto dalla Provincia e dal Comune.
Iren si trova a dover rifare la procedura di valutazione di impatto ambientale per questi aspetti e dovrà ripartire da capo per gli aspetti edilizio/urbanistici per le parti non realizzate.
La crisi è evidente e come Iren intende uscirne è ancora indefinito.
L'impianto non garantisce come promesso l'autosufficienza territoriale.
La raccolta dell'organico finisce a Carpi per il trattamento a la trasformazione in compost, idem per quanto riguardo la Forsu, la frazione putrescibile derivante dalla selezione dell'indifferenziato, con costi ovviamente pesanti per le casse pubbliche.
L'impianto di compostaggio di Malcantone giace, nonostante i progetti di revamping, senza un futuro.
Le ceneri e le polveri dai sistemi di abbattimento prendono destinazioni extraprovinciali, e costituiscono quella necessità di discarica sempre negata dai fautori del forno.
Nessun progetto di riciclo delle plastiche miste, che in Toscana diventano un business milionario alla Revet di Pontedera e da noi un costo per il Comune e quindi per i cittadini.
Il teleriscaldamento non ha clienti che consentano di spegnere caldaie, quindi il mancato risparmio di inquinanti risulta evidente.
Le centrali in centro dovranno continuare a bruciare per garantire l'acqua surriscaldata del circuito oggi attivo.
Iren è in evidente difficoltà anche per l'ormai vicinissima scadenza del contratto per la raccolta dei rifiuti (31 dicembre 2014) con una gara europea che dovrà seguire e che non è detto sia di facile conquista.
Potrebbe capitare che ci si ritrovasse un impianto che non ha rifiuti da bruciare, irrimediabilmente spento e inattivo.
I costi alla tonnellata per incenerire i rifiuti a Parma sono proibitivi e assolutamente fuori mercato (Brescia 90 euro, Parma 160), per cui converrebbe perfino a Iren (sic!) portare i rifiuti altrove e probabilmente risparmierebbe qualcosa.
Il mancato varo del nuovo piano regionale rifiuti ha gelato le speranze di Iren di poter fare affluire rifiuti da fuori provincia.
Le indicazioni europee indicano al 2020 il divieto di incenerire rifiuti riciclabili e/o compostabili.
La recentissima sentenza del Tar ha dato ragione alla Provincia che aveva diffidato Iren dall'utilizzo al Paip di rifiuti provenienti da fuori territorio come da prescrizione del 2008 tuttora vigente.

Fossimo nei panni dei dirigenti di Iren, ordineremmo qualche lotto di analgesici.
 

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