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Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

venerdì 3 luglio 2015

"CAMBIARE LA POLITICA DI GESTIONE DEI RSU NELL’ATO CENTRO" di Simone Larini

L'ULTIMA RELAZIONE SUI RIFIUTI DI SIMONE LARINI, ESPERTO NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI *
1. Per una nuova pianificazione
Sono ormai passati cinque anni da quando scrissi il mio primo documento che elencava (e dimostrava) tutti gli errori della pianificazione sui rifiuti nell’ATO 6.
Da allora quasi nulla è cambiato. Nessun errore è stato corretto. E le nuove versioni dei piani che, con cadenza quasi annuale, sono stati approvati successivamente hanno sempre mantenuto la medesima impostazione strategica. E hanno ogni volta confermato scelte risalenti a 10-20 anni fa, incuranti del fatto che nel frattempo nelle condizioni al contorno è cambiato quasi tutto.
Gli errori sono sempre gli stessi:
• sovradimensionamento delle stime sulla produzione di RSU e conseguente sovradimensionamento impiantistico
• l’insistenza su una politica di assimilazione spinta dei rifiuti speciali (RS), quando il successo delle ‘buone pratiche’ ha ormai dimostrato inequivocabilmente che una gestione di RSU e RS in flussi separati è maggiormente efficiente ed è un fattore di riduzione dei costi
• Mancato recepimento degli elementi di innovazione portati dai sistemi di gestione italiani definiti come ‘buone pratiche’, ormai indiscutibilmente di modello per il mondo, tranne che in alcune province italiane, come Brescia e Firenze
• Creazione di un sistema di piano estremamente costoso, con costi procapite quasi doppi rispetto ai bacini di eccellenza
• Non viene valutato correttamente il destino delle scorie da incenerimento.
• Creazione di un sistema di impianti di incenerimento sbagliati nella localizzazione (un vero obbrobrio pensare di smaltire i rifiuti di Firenze in una delle zone più belle del Chianti), sovradimensionati rispetto al reale fabbisogno, poco flessibili rispetto alle variazioni della produzione di RSU e RS e in definitiva molto costosi (e sempre di più in prospettiva futura).
Per una visione completa delle criticità della pianificazione nel nostro territorio rimando alla lettura delle mie osservazioni ai vari piani rifiuti (in allegato i link ai documenti), in questo documento mi limiterò ad esporre alcuni degli errori di metodo principali, oltre ad illustrare un altro paio di questioni di cui mi sembra che nessuno si sia finora accorto. Sebbene si tratti di due problemi potenzialmente molto importanti e già da soli in grado di obbligare ad una profonda revisione di antiche scelte strategiche.
2. Obiettivi di recupero e buone pratiche
L’esperienza ha mostrato che ogni sistema di RD ha un suo livello massimo di intercettazione.
Cambia poco se si stia operando nel nord o nel sud Italia, ci sono limiti intrinsechi di ogni sistema.
Se ad esempio faccio la RD solo con cassonetti difficilmente potrò superare il 40%, mentre il 65% corrisponde al limite teorico della RD porta a porta (domiciliare).
Per superare il 65% è indispensabile associare alla RD domiciliare dei sistemi di tariffazione ‘puntuale’ (TP), basati sul meccanismo “chi produce più rifiuti più paga”. Cioè adottare quel sistema che si definisce comunemente come le ‘buone pratiche’ nella gestione dei rifiuti in Italia (e che è di modello per il mondo, non dimentichiamolo).
Il concetto è evidente nel grafico sottostante, che è tratto proprio dal piano rifiuti dell’ATO del
2007: solo le ‘buone pratiche’ consentono di oltrepassare la soglia del 65%.

I pianificatori del nostro territorio sembrano però dimenticare di applicare in pratica questo principio: quando il piano di ambito dell’ATO Toscana Centro del 2004 si pone come obiettivo il 70% di RD entro il 2018 (figura a lato) pare poi non considerare quali sono le scelte strategiche si dovrebbero operare per raggiungere veramente l’obiettivo e quali sarebbero le inevitabili conseguenze della riforma dei servizi di igiene urbana nell’ATO in seguito all’adozione delle ‘buone pratiche’.

I servizi di igiene urbana in uso nella provincia di Firenze al momento sono un confuso compromesso tra vari sistemi molto differenti tra di loro: cassonetti a libero accesso, raccolte domiciliari, sistemi di chiusura dei cassonetti con ‘calotte’ (quest’ultima ritenuta dagli esperti come una soluzione sbagliata sotto ogni punto di vista).
Nonostante i tentativi da parte dei gestori di fare qualche modifica al tradizionale sistema basato
su raccolta integrale a cassonetti, a distanza di tempo i risultati sono modesti e si discostano di
poco da un 50% complessivo di recupero.
Peraltro, si tratta proprio del livello di RD con cui si registrano i costi massimi. Come illustrato dal grafico seguente, realizzato da Attilio Tornavacca di Esper, relativo ai principali capoluoghi di provincia italiani, in cui si vede chiaramente che se si vuole spendere poco (in termini di costo procapite) per la RD i casi sono due: o farne molto poca, oppure farla bene e superare il 60%.

I pianificatori del nostro territorio sembrano però dimenticare di applicare in pratica questo principio: quando il piano di ambito dell’ATO Toscana Centro del 2004 si pone come obiettivo il 70% di RD entro il 2018 (figura a lato) pare poi non considerare quali sono le scelte strategiche si dovrebbero operare per raggiungere veramente l’obiettivo e quali sarebbero le inevitabili conseguenze della riforma dei servizi di igiene urbana nell’ATO in seguito all’adozione delle ‘buone pratiche’.
I servizi di igiene urbana in uso nella provincia di Firenze al momento sono un confuso compromesso tra vari sistemi molto differenti tra di loro: cassonetti a libero accesso, raccolte domiciliari, sistemi di chiusura dei cassonetti con ‘calotte’ (quest’ultima ritenuta dagli esperti come una soluzione sbagliata sotto ogni punto di vista).
Nonostante i tentativi da parte dei gestori di fare qualche modifica al tradizionale sistema basato su raccolta integrale a cassonetti, a distanza di tempo i risultati sono modesti e si discostano di poco da un 50% complessivo di recupero.
Peraltro, si tratta proprio del livello di RD con cui si registrano i costi massimi. Come illustrato dal grafico seguente, realizzato da Attilio Tornavacca di Esper, relativo ai principali capoluoghi di provincia italiani, in cui si vede chiaramente che se si vuole spendere poco (in termini di costo procapite) per la RD i casi sono due: o farne molto poca, oppure farla bene e superare il 60%.
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LEGGI TUTTO IL DOCUMENTO QUI.

SOTTO TUTTA LA DOCUMENTAZINE DI SIMONE LARINI 
CHE TROVATE SUL SUO BLOG InfoRifiuti.com :

Il rapporto "Il Grande Spreco del Piano Interprovinciale rifiuti (2013):

Documento in formato PDF (Versione 1.2)

Il rapporto "Gestione dei rifiuti nell'ATO Centro: problemi e soluzioni" (2011):

Documento in formato PDF (Versione 1.1)

Osservazioni al Piano di Ambito dell'ATO Centro (2013):

Documento in formato PDF (Versione 1.1)

Una visione moderna dell'incenerimento di rifiuti (2014):

Sistema moderno di gestione dei rifiuti e innovazione (2014):

Cambiare la politica di gestione dei RSU nell’ATO Toscana Centro (2015):

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Note biografiche

Simone Larini si è laureato a pieni voti in Architettura al Politecnico di Milano, con una tesi sulla pianificazione dello smaltimento dei rifiuti urbani.
Nel corso degli anni '90, è stato co-autore di una dozzina di piani provinciali e regionali di smaltimento, tra cui i piani per le provincie di Brescia, Treviso, Rimini, Vicenza e La Spezia. Il piano di smaltimento dei rifiuti per la Provincia di Brescia, realizzato nel 1992, dette il via a quello che è attualmente uno degli inceneritori più grandi in Europa.
Il piano di smaltimento dei rifiuti per la Provincia di Treviso è stato il primo piano in Italia a inserire la ricerca delle possibili fonti di materiale di struttura per il compostaggio presenti nel territorio e a valutarne l’idoneità qualitativa ai fini del compostaggio di qualità. Uno dei consorzi di bacino della Provincia di Treviso (il consorzio Priula) è attualmente il bacino italiano con il più alto tasso di RD (83%) e con la più bassa produzione procapite di rifiuti (350 kg/anno per abitante)
Simone Larini è stato ricercatore per l’Unione Europea, collaborando a ricerche sulle tecnologie di riciclo delle materie plastiche e sull’impatto ambientale delle materie plastiche nei sistemi di smaltimento dei rifiuti che hanno orientato la produzione legislativa della Ue sui rifiuti plastici negli anni ’90.
Come consulente dell’Ente Fiera Milano, ha creato un sistema di gestione dei rifiuti fieristici (circa 7.000 t/a) razionale e orientato al recupero. Il tasso di riciclo è quindi salito da 0 al 60% in un solo anno, facendo così risparmiare circa un miliardo di lire l’anno a Fiera Milano, già dal primo anno di introduzione del nuovo sistema di gestione dei rifiuti.
E' uno dei pochissimi consulenti ambientali italiani che negli anni ’90 abbia materialmente eseguito analisi merceologiche di rifiuti. Ha cioè “messo le mani nei rifiuti”, sia partecipando a campagne di analisi effettuate da TBU (Innsbruck), sia conducendo analisi in proprio nell’ambito del progetto per Fiera Milano.
Ha contribuito a introdurre il riciclo degli imballaggi di Tetra Pak in Italia, come responsabile dei Progetti Pilota di RD dei poliaccoppiati e delle successive prime iniziative italiane sperimentali di RD.
Relatore in numerosi corsi e seminari di carattere ambientale, ha pubblicato una trentina di articoli a carattere ambientale sulla rivista di Economia & Marketing Largo Consumo, è coautore di libri sulla gestione dei rifiuti, ha collaborato alla newsletter telematica di Ecosportello.
Nel 2009, ormai ritirato dalla professione di consulente ambientale, ha creato il sito di informazione indipendente sul riciclo dei rifiuti infoRifiuti.com.

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