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giovedì 10 settembre 2015

Ogm in alimenti e mangimi, tutti contro la Commissione Ue. Le trattative sul TTIP stanno già influenzando la politica europea


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Gli Stati potrebbero limitare o proibire nei rispettivi territori l’uso di OGM
La proposta di nuovo regolamento della Commissione Ue, che consente agli Stati membri di limitare o proibire nei rispettivi territori l’uso di OGM negli alimenti o nei mangimi autorizzati, così come già accade per le coltivazioni sugli OGM, sta incontrando quasi l’unanimità di pareri contrari, sia tra i parlamentari europei, sia da parte dei governi nazionali, sia tra chi è favorevole agli OGM, sia tra chi è contrario. È questo il risultato che emerge dall’ultimo Consiglio dei ministri dell’agricoltura Ue e dal dibattito in commissione ambiente del Parlamento europeo.
Secondo la proposta della Commissione europea, gli eventuali divieti dei singoli Stati non potrebbero essere motivati da ragioni legate alla tutela della salute e della sicurezza ambientale, perché si tratta di OGM in mangimi e alimenti autorizzati dalla Commissione Ue, dopo una valutazione scientifica positiva dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
L’obiezione che sin da subito è stata sollevata è che questo regolamento sarebbe impraticabile perché, non fornendo motivazioni chiare per un eventuale divieto di commercializzazione da parte degli Stati, non reggerebbe di fronte al primo ricorso che fosse stato presentato, perché incompatibile con le norme sul mercato unico europeo e con le regole dell’Organizzazione mondiale per il commercio, oltre all’assenza di indicazioni chiare sulle motivazioni per un divieto da parte degli Stati membri.
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La proposta ha ricevuto tanti dissensi e sembra essere influenzata dal TTIP
Alcuni gruppi del Parlamento europeo (liberali, verdi, sinistra unitaria ed euroscettici) hanno chiesto che la Commissione Ue presenti una nuova proposta ma il direttore generale della Commissione Ue per la salute e i consumatori, Ladislav Miko, ha replicato, invitando gli europarlamentari a rivedere la loro posizione, perché oltre questa proposta non c’è un Piano B: “Se la proposta sarà respinta, rimarremo nella situazione attuale”.
L’attuale procedura di autorizzazione degli OGM, sia per la coltivazione che per l’alimentazione umana e animale, prevede che vi sia una valutazione del rischio da parte dell’Efsa. Se i risultati di questa valutazione sono favorevoli, la Commissione presenta agli Stati membri un progetto di decisione, che richiede una maggioranza qualificata, a favore o contro. Se non c’è una maggioranza qualificata, come sinora non c’è mai stata, la decisione viene rimessa alla Commissione, che rilascia l’autorizzazione.
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Se la proposta sarà respinta, si rimarrà nella situazione attuale
Resta da capire cosa abbia indotto la Commissione Ue a presentare una proposta di regolamento, che quasi tutti giudicano impraticabile e a molti appare come un tentativo deliberato di farsela bocciare, per poi poter dire che nell’attuale situazione la Commissione non può che autorizzare tutti gli OGM che ottengono una valutazione positiva di sicurezza. E che lo farà con maggior speditezza che nel passato, venendo incontro anche alle pressioni del governo statunitense, che durante le trattative in corso sul Trattato di libero scambio Usa-Ue (TTIP) ha ripetutamente messo sotto accusa la politica europea in questo campo.
Non a caso, lo scorso aprile, due giorni dopo aver presentato la proposta di nuovo regolamento, mentre era in corso una tornata di trattative sul TTIP, la Commissione Ue ha autorizzato 19 OGM che erano in lista d’attesa: dieci nuove autorizzazioni e sette rinnovi di autorizzazione negli alimenti e nei mangimi, e due nuove autorizzazione per i fiori recisi.
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