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Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
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mercoledì 9 giugno 2021

da Valdisieve in Transizione: "L'ampliamento di Podere Rota"

 Riportiamo un articolo sulla Discarica di PODERE ROTA pubblicato sul blog di VALDISIEVE IN TRANSIZIONE a questo link:  https://valdisieveintransizione.org/notizia/podere-rota/ 

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un articolo di Catia Pratesi, illustrazione di Anna delle Rose

La gestione dei Rifiuti non deve iniziare dall’ampliamento di una discarica arrivata dopo 30 anni di attività, a fine vita!

La Discarica Podere Rota di Terranuova Bracciolini (di CSAI), attiva ormai da 30 anni, ha subito nel tempo vari ampliamenti. È stata di supporto sia alla provincia di Firenze (Valdisieve compresa) sia alla Campania durante l’emergenza-rifiuti. I volumi attuali sono in esaurimento e se ne prevede la chiusura a fine 2021. La discarica fa parte di una più ampia area tecnologica in cui sono insediati anche un impianto di trattamento di rifiuti Urbani Indifferenziati (TMB) ed un impianto di compostaggio (impianti non di proprietà di CSAI).

Chiunque sia mai passato dall’Autostrada A1, in zona San Giovanni, avrà potuto notarla dato il cattivo odore che quasi ogni giorno permea la zona. Gli abitanti sono esausti e ora c’è il rischio che venga di nuovo ampliata andando ad occupare una nuova zona ancora verde (una parte agricola e forse anche una boschiva come si intuisce dal contributo della Direzione Agricoltura e Sviluppo della Regione Toscana), con la richiesta inoltre di sopraelevare i cumuli attuali (chi è della zona aprendo le finestre già vede i cumuli coperti da teli bianchi che ora potrebbero essere ulteriormente alzati!).

Leggiamo in un articolo di ARPAT del 2013 che le fonti odorigene, di cui si parla nell’articolo, sembravano provenire proprio dai cumuli in quota non dotati di barriere. E che anche una volta “sbassati” i problemi permanevano vista la persistenza delle segnalazioni.

Nel 2013 si chiese di sbassarli, ora, nella richiesta di autorizzazione corrente, si chiede di alzarli. A quanto pare l’esperienza non insegna proprio niente. Il rischio è quello di peggiorare ulteriormente la situazione attuale, assai compromessa (e le dichiarazioni di Arpat ne sono la prova). 

Nell’immagine sopra, l’area della discarica
vista da Google Maps.
Nel cerchio rosso la zona a rischio ampliamento.

L’iter per richiedere le autorizzazioni del caso alla Regione Toscana, è partito ad Ottobre 2020 (la documentazione a riguardo la trovate sul sito della Regione QUI).

Nel frattempo è stata attivata anche l’Inchiesta pubblica che si è conclusa il 16 maggio con l’ultima audizione generale. Ne emergerà un REPORT che riporterà le sintesi degli interventi e che dovrebbe servire alla Regione Toscana quale ulteriore contributo per decidere se approvare o meno il procedimento di ampliamento (alcuni interventi dell’ultima audizione generale li trovate pubblicati a questo link).

Molti i comuni del Valdarno che hanno espresso parere contrario insieme a gruppi politici associazioni, comitati e movimenti. Bisogna però che anche i cittadini si facciano sentire per impedire che la discarica sia ampliata per poi essere utilizzata, tra l’altro (cosa di non poco conto!) quasi esclusivamente per i RIFIUTI SPECIALI - NON PERICOLOSI (RS-NP). Infatti fino ad ora i rifiuti conferiti erano per due terzi circa di derivazione Urbana (o assimilati), l’altro terzo, Rifiuti Speciali-non pericolosi (RS-NP).

Occorrerà porre attenzione anche alla questione della presunta non pericolosità di questi rifiuti (visti i tanti “codici a specchio” di cui si richiede l’autorizzazione). Perchè per stabilire se siano o no pericolosi, serve determinare di volta in volta la loro composizione e ricercare se il rifiuto in questione contenga una o più sostanze pericolose onde stabilire in modo certo e inequivocabile se tale rifiuto presenti caratteristiche di pericolo o meno e quindi essere classificato correttamente. Un lavoro enorme insomma (i cui costi gravano o sul produttore o sul destinatario - in questo caso il gestore della discarica). 

C’è un’altra considerazione da tener presente: i Rifiuti Speciali, a differenza degli Urbani, per legge possono andare anche fuori Regione e, per gestirli, recuperarli e smaltirli, ci si può rivolgere al LIBERO MERCATO ovvero alle aziende che si occupano specificamente di questo (molte rintracciabili anche sul sito regionale SIRA). Inoltre, non si capisce bene perché si dovrebbe preferire lo “smaltimento” invece dell’ulteriore recupero dei vari materiali che compongono i rifiuti di cui si richiede l’autorizzazione. 

Precisiamo che, secondo la gerarchia europea dei rifiuti, si veda la piramide rovesciata nell’immagine, lo smaltimento è ritenuto l’ULTIMO anello a cui fare riferimento, preferendo prioritariamente tutti gli altri metodi (prevenzione, preparazione, riciclaggio, recupero di altro tipo) per garantire appunto il riciclo ottimale dei materiali recuperabili.

Ma non è tutto, dal “Rapporto Rifiuti Speciali Edizione 2020” di ISPRA, si evince che in Toscana vi siano già ben 15 discariche per RS-NP.

Perché quindi insistere nell’ampliamento di Podere Rota che era ad un passo dalla sua chiusura e dalla sua bonifica?

Se la Regione Toscana autorizzerà questo progetto, i cittadini, che tanto hanno sopportato negli anni, non vedranno MAI uno spiraglio di luce perché ogni volta che si arriverà vicini alla chiusura, con qualche espediente, si potrà chiedere un’ulteriore proroga per aumentare i volumi sia sugli attuali cumuli che su nuovo suolo (proprio come potrebbe accadere in questo caso).

Di rilievo le recenti dichiarazioni dell’Assessore all’Ambiente della Regione Toscana, Monia Monni, sulla revisione del Piano Regionale dei Rifiuti che pare sarà strutturato per favorire la sostenibilità ambientale e l’economia circolare, anche per quanto riguarda la futura gestione degli scarti industriali (soprattutto dopo il blitz contro la ‘ndrangheta toscana che ha portato a 23 arresti per rifiuti tossici, delle concerie di Santa Croce sull’Arno, “smaltiti” sembra per fare fondi stradali; nello stesso filone di inchiesta si aggiunge il recente coinvolgimento di ALIA per illeciti ambientali con 33 indagati tra ex e attuali dirigenti e avvisi di garanzia). 

Secondo Monni infatti: <<La strategia "è chiara": RIDURRE la produzione dei rifiuti, incentivare il RIUSO, centrare gli obiettivi comunitari di RICICLO di materia (55% nel 2025 e 60% nel 2030) e "colmare il gap impiantistico assicurando il sempre minor ricorso alle discariche". La Toscana dice definitivamente addio agli impianti di termovalorizzazione […]>>.

Anche in base a queste dichiarazioni ci si chiede come si potrà autorizzare l’ampliamento proprio della discarica di Podere Rota, visto che sia nel “vecchio” Piano Regionale che nel nuovo (stando alle dichiarazioni sopra), non si ritiene necessaria la realizzazione di nuove discariche né la realizzazione di ampliamenti rispetto alle disponibilità esistenti, e che le discariche in esaurimento non sarebbero state oggetto di ulteriori ampliamenti (cfr pag. 93 del PRB punto 2.5 “Sintesi degli obiettivi di recupero e gestione dei rifiuti urbani per ATO al 2020”)?

Per questi motivi, invitiamo tutti quanti a sottoscrivere la presente PETIZIONE per chiedere ai Comuni del Valdarno Aretino e Fiorentino di avviare con gli Enti preposti gli atti per la chiusura definitiva della Discarica ad esaurimento dei suoi volumi (ipotizzato alla fine del 2021) e attivare un percorso di adesione alla rete italiana di Comuni Rifiuti Zero.

http://chng.it/FdDGVyB8

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