Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

martedì 11 agosto 2015

PETIZIONE: Sì chiede che LA REGIONE LAZIO NON APPROVI lo schema di Decreto attuativo ai sensi dell'art. 35, comma 1, del D.L. n. 133/2014 detto "SBLOCCA ITALIA"

SI PREGA DI SOTTOSCRIVERE LA PETIZIONE 
E DI FARLA GIRARE. GRAZIE 
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LETTERA INVIATA A
Nicola Zingaretti - Regione Lazio 
Al presidente della Giunta Regionale del LAZIO
A tutti i presidenti delle giunte regionali
Sì chiede di NON APPROVARE lo schema di Decreto attuativo ai sensi dell'art. 35, comma 1, del D.L. n. 133/2014 detto "SBLOCCA ITALIA"

1 - La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (T.U. legge 152/2006 e smi) fissano un preciso ordine o gerarchia per i rifiuti, prevedendo per prima la fase della prevenzione, poi la fase della preparazione al riutilizzo, poi la fase del riciclaggio con recupero di materia e solo al penultimo posto anche quella con recupero di energia (con incenerimento) appena prima della fase residuale dello smaltimento (con incenerimento senza recupero di energia od in discarica). La loro esistenza ha minato e mina i fondamenti della gerarchia nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia in funzione della nuova strategia europea dell' "Economia Circolare";
2 - La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (T.U. legge 152/2006 e smi) pongono una precisa tutela alla salute ed all'ambiente: "Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna; b) senza causare inconvenienti da rumori od odori e c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse".
3 - Gli inceneritori di rifiuti impattano pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera e la diffusione a centinaia di chilometri dal sito stesso di tonnellate di composti chimici nocivi come diossine – furani – metalli pesanti che causano patologie cancerogene e vari danni alla salute alle popolazioni circostanti come dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello nazionale che internazionale;
4 - Gli inceneritori di rifiuti sono impianti costosissimi posti a carico della collettività oltre ad essere energeticamente inefficienti, ma lucrosissimi per le grandi Multi-utility che gestiscono già oggi catene di impianti in Lombardia – Emilia Romagna – Piemonte – Toscana e per industriali da tempo interessati al “business” di questa industria “nociva e drogata” ancora da pesanti incentivazioni pubbliche;
5 - Gli inceneritori di rifiuti in funzione sono oggi 85 impianti concentrati soprattutto in Lombardia - Emilia - Toscana, sono impianti classificati come smaltimento (D10) e come tali sono autorizzati a trattare i rifiuti prodotti e selezionati nel loro territorio regionale, salvo accordi particolari inter regionali o disposizioni eccezionali determinate da emergenze proclamate dal presidente del consiglio dei ministri;
6 - Il Decreto attuativo proposta dal governo punta alla generale riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a impianti di recupero energia (R1) ed il loro massimo potenziamento, con la “promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”, ed è assolutamente fuorviante dato che questo consentirà il conferimento di rifiuti da qualsiasi regione;
7 - Tale riclassificazione, oltre far decadere i principi di autosufficienza e prossimità (con la minima movimentazione dal luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento all’interno del territorio regionale, aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di incenerimento - fase compresa nella gestione dei rifiuti – confermando la direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei rifiuti;
8 - Il Decreto attuativo proposta dal governo punta alla autorizzazione di altri dodici nuovi impianti di incenerimento di rifiuti, anche in Regioni che sono già "virtuose" sulla gestione dei rifiuti, oltre all'avvio della costruzione di altri nove impianti già oggetto di grandissima contestazione, come quelli di Malagrotta o di Albano Laziale nel Lazio o di Massafra in Puglia e di Gioia Tauro in Calabria;  
9 - A fronte degli obiettivi dichiarati nel Decreto di "evitare il ricorso allo smaltimento in discarica", è doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti speciali pericolosi per quantità variabili sino al 25% dei rifiuti totali inceneriti, a seconda della tecnologia usata. Pertanto la proposta di decreto include implicitamente l'apertura di nuove discariche per le ceneri generate dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel decreto stesso;
10 - I siti individuati quali “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” per tali impianti verrebbero inoltre sottratti alle competenze regionali, con l’adozione possibile di misure di accesso speciali pari a quelle dei siti militari.

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