di Anna Riccardi*
I tre assessori regionali di Idv e Fds della giunta di Enrico Rossi
non hanno partecipato al voto sull’accordo ministeriale per lo snodo
dell’Alta velocità a Firenze. La stazione di Foster e il doppio tunnel
da 7 chilometri potrebbero costare 3 miliardi di euro. “Intervento
devastante per la città e con rischi per la falda”, accusano i No Tav.
Proposto un progetto alternativo in superficie da 300 milioni di euro
Anche la politica toscana deve fare i conti con l’Alta velocità. Nel
giorno dell’ennesimo accordo ministeriale necessario per dare il via ai
lavori del nodo fiorentino, la maggioranza che sostiene il governatore Enrico Rossi si diversifica. Idv e Fds hanno infatti deciso di non far partecipare i loro tre assessori al voto sul testo dell’accordo. Fabio Evangelisti,
deputato e segretario regionale dipietrista, ha chiesto esplicitamente
“garanzie per il perseguimento degli interessi pubblici e una sollecita
campagna di confronto con i cittadini e le altre amministrazioni locali,
visto che a oggi – ha aggiunto – non sono state spiegate le ragioni
della scelta per confrontarla eventualmente con altre soluzioni”.
Si tratta di una posizione nuova nel panorama del centrosinistra
toscano, che dopo anni accende così i riflettori su un progetto che
molti considerano sbagliato per Firenze. Una nuova Stazione, progettata dall’archistar Norman Foster,
e un doppio tunnel lungo sette chilometri che potrebbe arrivare a
costare sui 3 miliardi di euro, tutti soldi pubblici prelevati dal già
deficitario bilancio dello Stato.
L’accordo è stato comunque firmato a Roma alla presenza del ministro dei Trasporti Altero Matteoli, del sindaco Matteo Renzi,
di Rossi, della Provincia e di Trenitalia e Rfi. Tutti d’accordo nel
garantire al capoluogo 80 milioni in opere di compensazione. A Firenze,
invece, sotto la sede della Regione, il Comitato contro il sottoattraversamento
e Italia Nostra hanno organizzato una contestazione ed è proprio dalla
piazza che arriva il commento più caustico: “Specchietti e perline in
cambio di oro, la storia è vecchia. Compensazioni ridicole in cambio di
una grande opera che devasterà il territorio e che serve solo a stornare
soldi dal pubblico al privato. Per Firenze è inutile, considerate le
alternative possibili”.
Gli 80 milioni saranno spesi soprattutto in opere per la viabilità
cittadina. Renzi ha rivendicato queste risorse come un nuovo successo
per la sua amministrazione mentre, ha fatto notare la consigliera di
opposizione di perUnaltracittà Ornella De Zordo,
“nessuna nuova risorsa arriverà in città, i milioni già stanziati
saranno semplicemente destinati ad altre infrastrutture rispetto a
quelle originarie”. Enrico Rossi ha puntato sulla crescita economica
legata ai cantieri affermando che “questo investimento è un fatto
decisivo per lo sviluppo della Regione che sarebbe stato miope non
cogliere”. Il Pdl attacca Renzi ma tace sul merito, e in genere chi tace
acconsente, anche nella città di Denis Verdini.
Il progetto non ha mai convinto i fiorentini sia per lo spreco di
denaro pubblico per una proposta culturalmente vecchia sia perché
giudicato troppo pericoloso per una città che l’Unesco ha inserito tra i
siti Patrimonio dell’umanità. Il tunnel infatti passa poche decine di
metri sotto la cerchia Ottocentesca della città e sotto la Fortezza da basso,
voluta dai Medici per difendersi dai fiorentini. Cinquecento anni dopo
il potere politico usa altri mezzi e i cittadini hanno abbandonato i
tumulti di piazza, organizzandosi in un Comitato che sostiene un progetto alternativo
dai molti pregi, dicono: sostenibile ambientalmente, dai tempi di
realizzazione ridotti, meno costoso – solo 300 milioni – ma forse
proprio per questo ignorato dalle amministrazioni locali. Grazie alle
competenze di diversi geologi, ingegneri ferroviari, urbanisti e
architetti dell’Università di Firenze è nato infatti un progetto di
superficie che si interscambia con la rete pendolare.
Intanto l’appalto, del valore di 715 milioni di euro e già lievitato a
1.350, è stato vinto dalle cooperative Coopsette ed Ergon. Quando
nacque il Comitato l’allora assessore regionale ai Trasporti, l’ex Pci Riccardo Conti, invitò gli operai a piantare le tende nei cantieri per contrastare chi chiedeva un progetto meno impattante per la città.
Il Comitato ha prodotto nel tempo una ricca documentazione per
smontare quello che considerano un progetto ricco di falsi miti. La
Valutazione di impatto ambientale, ad esempio, risale al 1998 ed è stata
fatta su un progetto poi abbandonato. Secondo Teresa Crespellani, docente di Ingegneria sismica di fama internazionale, i limiti del progetto del progetto sono tanti.
Inoltre la Stazione Foster provocherà, dicono i No Tav, un effetto diga
nel sottosuolo, prosciugando a valle la falda e provocandone
l’innalzamento a monte. Il problema è che l’area interessata
dall’impatto è abitata da decine di migliaia di persone. Le loro case
subiranno danni inevitabili, come del resto è successo a Bologna per il
progetto gemello.
A vigilare in teoria c’è l’Osservatorio ambientale, organo tecnico
sì, ma di nomina politica, e che vede fra i suoi membri un
rappresentante della committenza, cioè Rfi. Lo scorso 19 luglio,
inoltre, il Genio civile ha rilevato gravi criticità nel rispetto delle
norme antisismiche.
L’Alta velocità che già ora passa in città, sostengono i No Tav
fiorentini, con poche modifiche al tracciato attuale potrebbe passare in
superficie, garantendo gli stessi tempi di percorrenza.
*Il Fatto Quotidiano
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FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/07/toscana-il-centrosinistra-si-divide-sulla-tav-i-comitati-opera-costosa-e-dannosa/150223/
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