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sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

lunedì 8 luglio 2013

Decreto del (come) fare ...... gli affari di qualcuno!


Decreto Fare, pagano le rinnovabili e premi agli inceneritori



palazzo_chigi 
La
Robin Tax, l’addizionale Ires, ci sarà e colpirà anche le piccole e
medie aziende che operano nel settore delle fonti rinnovabili, mentre
spunta un regalo agli inceneritori costruiti negli ultimi otto anni. E’
quanto emerge dalla versione finale del cosiddetto ‘decreto del Fare’,
pubblicato in Gazzetta.

La Robin Tax ci sarà e colpirà anche piccole e medie aziende che
operano nelle rinnovabili, mentre spunta un regalo agli inceneritori
costruiti negli ultimi 8 anni. Sono queste le due novità più importanti
per quel che riguarda l’energia che emergono dalla versione finale del
cosiddetto decreto del Fare,  pubblicato in Gazzetta ieri (in allegato
in basso il testo completo e l’articolo 5, sull’energia).
I timori che i risparmi sulla bolletta che il ministro Zanonato
voleva ottenere andassero a pescare dalle rinnovabili, dunque, si sono
rivelati in parte giustificati, mentre sembra che il Governo non abbia
dato ascolto al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, che solo pochi
giorni fa, il 17 giugno, assicurava pubblicamente che la Robin Tax nel
nuovo decreto non ci sarebbe stata.
L’addizionale IRES detta appunto Robin Tax, da gennaio 2014 a 6,5
punti percentuali e attualmente applicabile a soggetti che abbiano
conseguito nel periodo di imposta precedente ricavi oltre i 10 milioni
di euro e reddito imponibile superiore a 1 milione, con il nuovo decreto
sarà dovuta anche ad aziende medio-piccole: con ricavi sopra i 3
milioni  e reddito imponibile sopra i 300mila (il testo entrato in CdM,
ricordiamo, prevedeva limiti ancora più bassi cioè ricavi a 500.000  e
imponibile a 80.000 euro).
Dall’estensione della Robin Tax, spiega la relazione tecnica allegata
al d.l. si ricaverà un maggior gettito di 150 milioni di euro nel 2015 e
75 nel 2016. Soldi che – contrariamente a quanto sembrerebbe leggendo
superficialmente il comma interessato – solo per un terzo andranno a
ridurre le componenti A2 della bolletta (componente che riguarda le
spese per lo smantellamento del nucleare in Italia): i fondi destinati a
questo fine sono infatti calcolati “al netto della copertura
finanziaria di cui all’articolo 61”, articolo che appunto destina gran
parte dei proventi ad altri scopi.
Altra novità della versione finale del testo è un regalo agli
inceneritori. Per spiegarlo occorre fare un passo indietro: come
sappiamo, nel decreto si interviene sul metodo di calcolo degli
incentivi per gli impianti Cip6, in pratica si è deciso di approfittare
di quell’occasione di risparmio che Passera, come abbiamo raccontato,
aveva deciso di non cogliere. Finalmente cioè si adeguerà il metodo di
calcolo del costo de combustibile evitato, detto Cec, che determina
l’ammontare dell’incentivo, basandolo sui mercati spot del gas e non più
sul costo del greggio: secondo l’Autorità il nuovo metodo di calcolo
farebbe risparmiare sugli incentivi il 7%.
Il nuovo metodo di calcolo però, come spiega la relazione tecnica,
“non varrà per gli impianti di termovalorizzazione di rifiuti in
convenzione Cip 6/92 che si trovino oggi nei primi 8 anni dell’esercizio
in convenzione, dunque siano ancora nella prima fase di recupero
dell’investimento effettuato” (comma 5 dell’ art.5). In considerazione
“della particolare utilità sociale di tali impianti”, fino al
completamento dei primo 8 anni di esercizio questi impianti – 7
inceneritori in totale tra cui quelli costruiti per fare fronte
all’emergenza rifiuti e per questo ammessi al CIP6 – continueranno a
ricevere un incentivo più generoso perché calcolato col vecchio metodo,
basato su un paniere in cui i prodotti petroliferi pesano per il 60%,
anziché col nuovo, basato sul mercato del gas all’ingrosso.
Resta infine anche in questa versione del d.l. la cancellazione del
ritocco al rialzo per gli incentivi ai biocombustibili liquidi, previsto
dalla Legge 24 Dicembre 2012 n. 228, che avrebbe consentito, a patto di
ridurre la produzione, di avere incentivi maggiorati a tutti gli
impianti esistenti da “bioliquidi sostenibili”.
Il primo commento che riceviamo riguardo alla novità più impattante
per il mondo delle rinnovabili, l’estensione della Ronin Tax, è quello
di Simone Togni, presidente di ANEV, l’associazione dell’eolico
italiano: “Il Governo Letta ha recentemente dichiarato che le
rinnovabili sono una priorità del programma e ha confermato gli
obiettivi della SEN che prevedono al 2020 una crescita significativa
delle stesse. Oggi invece di spingere su questo settore con politiche di
semplificazione, è stata estesa la Robin Tax anche agli impianti eolici
di piccole e medie dimensioni. Questo provvedimento rischia di creare
gravi ripercussioni sui modelli finanziari di questi impianti con danno
occupazionale ed industriale. Ricordo che gli imprenditori dell’eolico
si sono visti escludere dalla possibilità di effettuare investimenti
privati per 850 milioni di € nell’asta appena conclusa per una
limitazione del contingente che non ha senso vista la necessità di
sviluppo che oggi il nostro Paese cerca disperatamente. La ulteriore
tassa decisa in questi giorni rischia seriamente di far saltare le
iniziative in corso e di affossare definitivamente un comparto
industriale nazionale come l’eolico che oggi da da lavorare a 37.000
occupati in Italia”.
Critico anche con l’aiuto agli inceneritori Agostino Re Rebaudengo,
presidente di APER, all’associazione produttori energie rinnovabili:
“Sembra incredibile ma purtroppo l’Italia anche nei momenti più
difficili non si ravvede. Il CIP6 nato per favorire lo sviluppo delle
fonti rinnovabili è stato utilizzato, con lo  stratagemma delle ‘fonti
assimilate’, in gran parte  – oltre 80% – dalle industrie inquinanti per
produrre energia elettrica dagli scarti dei loro processi di
lavorazione. Nell’appena pubblicato decreto viene adottato un nuovo
criterio di indicizzazione ovviamente punitivo  (decisione di per sé non
corretta) ma, attenzione attenzione, il cambio del criterio di
indicizzazione ‘magicamente’ non si applica per gli inceneritori.
Insomma, anziché togliere il peso del CIP6 dalla bolletta elettrica per
le fonti assimilate e gli inceneritori, si fanno, sempre in bolletta
elettrica figli (gli inceneritori) e figliastri (le fonti rinnovabili a
cui si riconoscerà di meno). Non sembra vero ma è così.”

Qualenergia

Fonte articolo:  http://www.ciaccimagazine.org/?p=12744


 

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