[Questo articolo è stato pubblicato sul blog Per Sesto il 25 gennaio 2016]
Il Polo Scientifico di Sesto Fiorentino è un rettangolo di 500 metri per un chilometro circa, incastrato fra Sesto Fiorentino, l’aeroporto di Peretola e l’A11. Fu concepito nel 1978 e approvato nella sua forma definitiva nel 2004, per ospitare, sulla carta, alcune grandi facoltà dell’Università di Firenze (Chimica, Fisica, Ingegneria e Agraria), nonché il Consiglio Nazionale delle Ricerche, centri sportivi, mense e residenze per studenti e visitatori, servizi tecnici e quant’altro.
Insomma, per essere un moderno campus universitario, come se ne trovano in tutti i paesi civili.
A una dozzina d’anni dal varo (e quasi 40 dal concepimento), nonostante i periodici proclami dei vari amministratori sulla centralità del sapere e della ricerca, il Polo Scientifico resta nei fatti una periferia mal collegata, di risacca urbanistica, dove i flussi e riflussi di politiche noncuranti hanno lasciato spiaggiare relitti e mucillagine.
Basta farci un giro, o anche solo consultare uno stradario, per rendersi conto dell’incoerenza disarmante di questo non-luogo, in cui aule, biblioteche e laboratori all’avanguardia convivono con le realtà più diverse, dalle civili abitazioni ad attività industriali più o meno inquinanti, a realtà di degrado puro e semplice.
C’è un’azienda di traslochi, un’officina per camion, un recupero di rottami e rifiuti pericolosi, uno spurgo di pozzi neri, un marmista specializzato in lapidi e monumenti funebri.
C’è la fatiscente ex-caserma Quarleri, già polveriera e magazzino di materiali dismessi dell’Esercito, ora base per il recupero di rame di dubbia provenienza (il 10 aprile 2015 è stato bandito“l’affidamento in somma urgenza dei lavori di messa in sicurezza”; cliccando sulla determina esce un “File not found”).
C’è un campo nomadi, che la polizia perquisì nell’agosto 2014, indagando su un furto in appartamento (tre residenti denunciati). Trovarono una piantagione di marijuana, con migliaia di piante alte più di due metri.
Accanto al CNR, un riquadro di terreno incolto è recintato alla meno peggio: è contaminato dall’amianto. Qua e là, coperture in eternit, discariche abusive, carcasse di auto abbandonate. Un paio di anni fa, la ASL rilevò un’incidenza di tumori al seno quattro volte superiore alla media.
A tutto questo, la Regione Toscana vorrebbe aggiungere le pietre tombali del nuovo aeroporto e dell’inceneritore da 198mila tonnellate.
Sotto, la falda inquinata. Sopra, la cappa di smog.
Il marmista scalpella le lapidi.
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