Si è dimessa il Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, ma non è un pesce d’aprile.
Non passerà alla storia per la statura politica, ma per aver parlato un po’ troppo di affari petroliferi con il compagno, un certo Gianluca Gemelli, zuppo d’interessi legati al petrolio lucano e indagato dalla magistratura insieme a funzionari E.N.I. e funzionari pubblici. Qualcuno è pure finito ospite delle patrie galere.
E questo Governo Renzi passerà alla storia per aver favorito spudoratamente gli interessi dei petrolieri, anche a scapito della democrazia.
Per esempio, facendo carte false per non far andare a votare gli italiani sul referendum contro la durata illimitata delle concessioni estrattive a mare già esistenti entro la fascia delle 12 miglia marine dalla costa (17 aprile 2016).
E per disinformarli.
Sapete perché ‘sta gente vuol mantenere la durata illimitata delle concessioni estrattive sotto costa, introdotta dal decreto Sblocca Italia?
Perché dismettere un impianto comporta costi molto alti per le società concessionarie: meglio estrarre il minimo per il maggior tempo possibile.
Questo modus operandi, inoltre, ha anche un’ulteriore spiegazione economica: le franchigie. Le società petrolifere, infatti, non pagano le royalties se estraggono meno di 20 mila tonnellate di petrolio a terra e meno di 50 mila tonnellate a mare. Ovviamente vendono, però, il petrolio senza alcun pensiero. E se le soglie sono superate, scatta un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata.
Così il 7% delle royalties di legge viene pagato solo dopo le prime 50 mila tonnellate di greggio estratto e neppure per intero. In Italia, inoltre, sono esentate dal pagamento le produzioni in regime di permesso di ricerca. Ecco perché per chi estrae è fondamentale quella “durata di vita utile del giacimento“, indicata dal decreto Sblocca Italia.
Se previste nel progetto originariamente approvato, le società concessionarie possono realizzare nuove trivelle a mare anche entro la fascia delle 12 miglia marine dalla costa, alla faccia del divieto stabilito dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) e alla faccia delle balle raccontate dalla propaganda astensionista filo-governativa. Ma non finisce qui.
Insomma, per capirci, con il petrolio ci si sporca spesso e volentieri.
Per un po’ di ambiente e un bel po’ di democrazia in più votiamo e facciamo votare SI’ al referendum del prossimo 17 aprile 2016!
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
A.N.S.A., 31 marzo 2016
La ministra: ‘Va dentro al Senato se è d’accordo la Boschi’.
da Il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2016
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