Era il 1958 quando Modugno cantava Volare interpretando, con
quella canzone straordinaria divenuta famosa in tutto il mondo, la volontà di
materializzare un sogno.
A parte l’utopica possibilità per l’uomo di spiccare il volo
semplicemente allargando le braccia, dalle recenti notizie apparse sulla stampa
sembrerebbe che a Firenze nemmeno il sogno di volare con dei semplici aerei
possa realizzarsi.
La vicenda è arcinota e quindi non mi dilungo a descriverne
gli accadimenti, salvo constatare che da
come riportato sui giornali lo scontro sul nuovo aeroporto di Peretola
sembrerebbe nato da una semplice contrapposizione tra favorevoli e contrari.
Dove i favorevoli sono tre ministeri, tre direttori generali con tre governi
diversi, una cinquantina di esperti di chiara fama, tre università, decine di
professionisti con curricula
chilometrici che hanno prodotto 146 elaborati progettuali, 399 elaborati
tecnici ambientali e come se non bastasse un Governatore, un sindaco
(riconfermato) di una delle più famose città al MONDO e i rappresentanti di
tutte le categorie imprenditoriali della Toscana. I contrari sono 6 sindaci
sfigati “ammorbati dal grillismo” e qualche non meglio identificata
associazione ambientalista, di quelle che dicono sempre di NO a tutto “a
prescindere”.
In questa impari lotta che si trascina oramai da 4 anni,
come insalutato ospite si è inserito un giudice del TAR che, come si è
affrettato a riportare il Corriere fiorentino, in una sola ora e senza nemmeno
l’ausilio di un consulente ha bocciato la VIA sul master plan aeroportuale. Roba da matti! Qualcuno è giustamente
arrivato a dichiarare che trattasi di sentenza “ideologica” e così hanno
sistemato anche il Tribunale Amministrativo di Firenze.
Ora, siccome dai “giornaloni” non c’è possibilità di avere
una informazione corretta, aggiornata e super partes fornisco io qualche
elemento in più utile a comprendere che cosa veramente è successo.
Per farlo devo tornare indietro nel tempo: al novembre del
2015 quando il sottoscritto, in occasione della riunione del Nucleo di VIA
della Regione toscana per l’espressione del parere al Ministro dell’Ambiente,
dichiarò che tutta la procedura era da considerare illegittima in quanto
la legge obbligava il proponente a presentare un progetto definitivo
dell’aeroporto e non un master plan, aggiungendo inoltre che la documentazione
era così carente da non consentire la necessaria valutazione degli effetti
ambientali dell’opera. Nel parere si suggeriva alla Giunta regionale di
informare il Ministro dell’Ambiente in merito a tali rilevanti criticità.
La giunta regionale, senza minimamente preoccuparsi di
quanto da noi evidenziato, espresse il proprio assenso al progetto, e così spiegò – implicitamente - anche
quale sarebbe stata - da allora – la considerazione dei propri tecnici.
La Commissione VIA del Ministro dell’Ambiente (di cui ho
fatto parte per almeno 15 anni e di cui ne conosco perfettamente i meccanismi)
dopo una controversa istruttoria, espresse un parere positivo alla
realizzazione dell’opera arricchito di ben 142 prescrizioni. Per capirsi,
quando un progetto è “di grande interesse”, e nei quartieri alti – diciamo –
non risulterebbe gradita una sua bocciatura, la cosa viene “gestita” attraverso
un parere di VIA positivo, indicando però tutte le carenze anche progettuali
riscontrate e demandando alle successive fasi autorizzative la definizione e la
soluzione delle medesime carenze che in sede di valutazione non si sono potute/volute risolvere. Il progetto
può andare così avanti e chi, per legge, avrebbe dovuto giudicarne gli affetti
ambientali lascia ad altri l’eventuale compito, lavandosene le mani. E con questo si è chiarito definitivamente
anche il ruolo della Commissione VIA del Ministro dell’Ambiente.
Rimaneva però lo scoglio della procedura illegittima (ci
voleva per legge un progetto definitivo e non un master plan) che pur in presenza di un parere di VIA positivo
rischiava di annullare tutto in caso di ricorso. Problema risolto con una
semplice modifica di legge (norma scandalosamente “ad operam”), legge che non
solo ha consentito di mantenere il master
plan al posto di un progetto definitivo, ma ha anche previsto che ciò
valesse per le procedure avviate prima dell’entrata in vigore della norma
“salva peretola”, garantendo quindi al progetto dell’aeroporto di Firenze (unico in Italia ad aver approfittato di
tale favor) la possibilità di proseguire l’iter amministrativo fino alla
conclusiva autorizzazione presso il Ministro dei trasporti. E così ci siamo fatti anche un’idea di come
e per chi lavorano il parlamento e le strutture dei competenti ministeri.
Rimane per ultimo l’Osservatorio ambientale su cui, per decenza, evito di fare commenti, e
del quale però voglio dare qualche breve informazione.
Il presidente di questo organismo (istituito per garantire
ai cittadini il controllo rigoroso in merito a tutte le questioni inerenti il
progetto) è stato il coordinatore della VIA sull’aeroporto presso il Ministro
dell’Ambiente, ha partecipato alla scrittura di della norma (ad operam) di cui accennavo prima, ha
determinato la modifica della composizione dell’Osservatorio escludendo la
partecipazione dei comuni di Sesto Fiorentino e di Campi Bisenzio
precedentemente inseriti tra i componenti di diritto, ed è pagato per
esercitare il ruolo di presidente con un rimborso spese di 3mila euro al mese
assegnatogli dallo stesso proponente l’opera. Gli altri membri hanno una così
spiccata professionalità tecnica (come d’altronde richiesto per tali organismi)
che il Ministro, al fine di garantire la necessaria istruttoria (di cui nessuno
conosce gli esiti), ha dovuto nominare ulteriori 5 esperti sempre pagati dal
proponente. E così abbiamo anche
compreso il vero scopo e l’utilità dell’Osservatorio Ambientale.
Cosa rimane da dire dopo questa desolante descrizione se non che noi anime belle possiamo confidare solo nella Giustizia con la G
maiuscola, lasciando a chi è favorevole all’aeroporto la possibilità di
dipingersi le mani e la faccia di blu e di continuare a sognare di volare felice più in alto del sole ed ancora
più su…
Fabio Zita
Fabio Zita
Fabio Zita, architetto, fino al 2014 dirigente del Settore VIA della Regione Toscana, membro della Commissione VIA nazionale, ha diretto in seguito il Settore Tutela, riqualificazione e valorizzazione del Paesaggio, coordinando fra l'altro la formazione del Piano Paesaggistico regionale.
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