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domenica 21 giugno 2020

Il Ministero dello Sviluppo: no alle pretese di semplificazione per gli impianti eolici

Esiste ancora un grand commis a palazzo PiacentiniUna splendida notizia davvero, dopo tante amarezze e tanta acquiescenza nei confronti dei nuovi boiardi delle rinnovabili elettriche. Lunedì, durante il convegno organizzato dall'Anev per la giornata italiana del ventosono state pronunciate parole durissime contro i furbacchioni dell’eolico da parte di Luciano Barra, Capo Segreteria Tecnica Direzione Generale del Ministero dello Sviluppo Economico per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica.
Lo apprendiamo dall'articolo di ieri della Staffetta Quotidiana dall'inequivocabile titolo: Eolico, Barra “gela” le associazioni “Sì alle semplificazioni, no alle furbizie.
Vi invito a leggere qui sotto (e poi a diffondere) il resoconto, tratto dall'articolo della Staffetta (disponibile integralmente sul sito web per gli abbonati), dell’intervento del direttore del Mise (i grassetti sono miei).
Ieri, nella giornata mondiale del vento, Luciano Barra del Mise, ha detto di no alla proposta di semplificazione delle associazioni di settore intervenendo nel corso del convegno organizzato da Anev “Piano nazionale integrato energia e clima. Gli strumenti da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi UE”. Il funzionario del Mise ha detto, intervenendo in controtendenza rispetto agli altri partecipanti (Legambiente e gli esponenti politici e amministrativi presenti online), che “c'è un problema paesaggistico che va affrontato”.
E ancora:
Le modifiche sulla semplificazione delle procedure proposte dalle associazioni, ha detto Luciano Barra, una volta esaminate nel dettaglio non vanno bene perché non sono in grado di superare le difficoltà paesaggistiche. “I veri ostacoli non sono indebiti ma sono fasi del processo autorizzativo che vanno tenute in conto”. Rispondendo alle sollecitazioni degli altri partecipanti, il funzionario del Mise ha smorzato gli entusiasmi per il decreto sulle modifiche non sostanziali, previsto dal 2011: “non è andato avanti perché non è in grado di superare i veri ostacoli”, ovvero le fasi che necessariamente vanno tenute in conto e “non sono ostacoli indebiti”. Barra ha ribadito che per la sostituzione degli aerogeneratori “la procedura di impatto ambientale diventa un passaggio inevitabile che neanche la proposta delle associazioni evita, ma incardina tutto quello che serve per autorizzare non presso gli uffici regionali ma presso quelli comunali con una furbizia, ritengo io, laddove il Comune entro trenta giorni non faccia nulla e la modifica va avanti naturalmente. Non sono tanto favorevole a questo modo di procedere”, ha chiosato. Gli obiettivi del Pniec, ha concluso, “non si possono fare saltando i passaggi e pensando che tutto debba essere fatto a botta di norma”... Barra ha concluso: “non possiamo pensare di fare gli impianti contro tutti stringendo i tempi: non si riesce”. Il primo passaggio pertanto “è aumentare il consenso, se siamo davvero convinti che il percorso di decarbonizzazione vada fatto fino in fondo”.
Inutile commentare. Lascio alle associazioni nazionali amiche, che in questi anni si sono battute a mani nude ma senza cedimenti per sostenere questi stessi principi affermati da Barra, le valutazioni politiche e le (auspicabili) azioni di supporto a queste posizioni ministeriali (contro, tra gli altri, Legambiente), finora mai esplicitate in termini così rigorosi in un pubblico dibattito, in particolare quando il dibattito era organizzato dall’Anev stessa.
Sono rasserenato.
Cari amici dei comitati contro l'eolico industriale selvaggio, prendete buona nota delle molte “pesanti” affermazioni fatte dall’alto dirigente del MISE. Diventeranno utili a molti di voi in un futuro molto prossimo. Dimostrate con il massimo vigore che non esisterà mai "il consenso" delle popolazioni a ricoprire i crinali dell'Appennino con questi apparati industriali, i più giganteschi mai creati dall'uomo, che, posti accanto ai luoghi da loro abitati, creano situazioni non di disagio, ma di incubo. E se sistemati negli spazi naturali ne determinano la cancellazione dall'anagrafe dei luoghi più cari del patrimonio nazionale. Anche i nostri avversari, anche in questo convegno da essi stessi organizzato, hanno preso atto che puntualmente, in ogni occasione, non solo le popolazioni locali, ma gli stessi enti locali, le stesse Regioni hanno posto regolarmente un veto. Troppo evidente il danno. 
Con preghiera di diffusione.
Alberto Cuppini

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