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venerdì 19 marzo 2021

MANUTENZIONI PATRIMONIO: UNA PROPOSTA CONCRETA PER IL RECOVERY FUND - di Fulco Pratesi

Mentre l’Italia è coinvolta nel grande lavoro dei progetti da presentare all’Unione Europea per l’utilizzo dei miliardi destinati al recupero e alla resilienza dei danni economici e sanitari provocati dalla pandemia, è nata un’azione spontanea di numerosi cittadini di tutta Italia dedicata alla manutenzione dei beni pubblici (in particolare ponti, strade, edifici scolastici, acquedotti) e, tra questi, i beni ambientali e culturali, pubblici e privati. Secondo una prima bozza, redatta dal Governo, l’iniziativa è stata recepita per ponti e strade e non per edifici scolastici e acquedotti per uso potabile e sanitario che hanno vistose perdite e condutture ancora in amianto-cemento pericolose per la salute.

Tutti gli enti, gli esperti e i funzionari coinvolti in questa titanica ed epocale impresa, dovrebbero (secondo l’appello lanciato da Gianluigi Ceruti, nome ben noto al mondo degli ambientalisti e a quello forense e firmato da tanti esponenti della scienza della cultura e del diritto) porre un’attenzione particolare anche alle esigenze del nostro insuperabile patrimonio immobiliare antico e moderno compresi i beni storici, artistici e naturali.

La proposta prevede che nei lavori per la progettazione dell’uso dei tanti miliardi stanziati dall’Unione Europea con il recovery plan siano considerate provvidenze particolari destinate alla conservazione dei beni che, senza una continua e adeguata manutenzione, quando crollano possono causare anche perdite di vite umane.
Inoltre, per quanto riguarda i beni ambientali e culturali, se l’Italia ha creato nei secoli dei capolavori di arte, architettura e altri beni storici e artistici e -nell’ultimo mezzo secolo - anche aree protette di grande valore paesistico ed ecologico - allo stesso tempo non è all’avanguardia nel loro mantenimento, consolidamento, restauro e tutela.

Una trascuratezza che riempie le cronache per la decadenza di tesori di proprietà pubblica e spesso anche privata. Basti pensare ai problemi dei crolli alle Mure Aureliane di Roma, al degrado di tante aree archeologiche, all’abbandono di palazzi, abbazie, basolati e scavi, ai danni di un patrimonio che ancora, nonostante tutto, ci ha fatto conquistare recentemente il record mondiale dei siti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, organizzazione della Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.
L’iniziativa in parola, che ha il pregio di essere concreta e circoscritta, se sarà accolta dal Governo, dal Parlamento e dall’Unione Europea, comporterà nel tempo i seguenti vantaggi per la collettività.

1) Prevenire catastrofi sempre più frequenti causate dai mutamenti climatici in atto.
2) Alimentare per anni nuove attività economiche per imprenditori industriali e maestranze nelle più diverse figure professionali;
3) Creare occupazione per i giovani.
4) Rappresentare una tangibile realizzazione del principio di precauzione che, nato per volontà dell’Unione Europea, è stato recepito nel nostro Paese e deve essere applicato dalle pubbliche amministrazioni e dalle autorità giudiziarie di ogni ordine e grado.
5) Contribuire concretamente alla rinascita dell’economia turistica, grande volano dello sviluppo, non solo economico.
Oggetto della manutenzione, oltre ai beni pubblici già citati, sarebbero i beni culturali privati (purché notificati), con le proposta di agevolazioni fiscali e incentivi a favore dei proprietari.

Fulco Pratesi, fondatore e presidente onorario WWF Italia

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