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martedì 12 dicembre 2023

Di Roberto Cazzolla Gatti: "I boschi italiani aumentano? Falso, anzi vengono sempre più danneggiati"

Se supercomputer e Intelligenza Artificiale avanzano permettendoci scoperte sensazionali sulle foreste mondiali, i boschi italiani indietreggiano a colpi di motosega

Mentre col supporto di grandi database, supercomputer ed Intelligenza Artificiale facciamo sempre più luce sul ruolo, sul funzionamento e sulla complessità delle foreste globali, albero per albero stiamo trasformando i boschi italiani in semplici pezzi di legno utili solo a sfamare la bulimia energetica ed economica del nostro mondo moderno. Al contrario di quello che credono i più, ciò che aumenta non sono i boschi, ma la ricrescita arborea in aree agricole abbandonate. Un bosco, in realtà, non è un insieme di alberelli. Ciò che, invece, resta dei veri, complessi, antichi, biodiversi ecosistemi boschivi nazionali è posto sempre più sotto pressione da interessi economici di breve termine, visioni distorte della Natura e scelte politiche scellerate.

Senza la capacità di calcolo dei supercomputer e dell’Intelligenza Artificiale non avremmo mai potuto stimare il numero di specie arboree presenti sulla Terra (https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2115329119), non avremmo potuto facilmente determinare i fattori che favoriscono le invasioni di piante non autoctone, aspetto fondamentale per tutelare gli ecosistemi nativi e limitare la diffusione di specie invasive (https://doi.org/10.1038/s41586-023-06440-7) e non avremmo potuto rilevare che attualmente, il carbonio forestale globale è significativamente al di sotto del potenziale naturale, con un deficit totale di 226 Gt anche in aree con una bassa impronta ecologica umana e che questo potenziale si trova in aree con foreste esistenti, dove la protezione maggiore di questi ecosistemi (evitando le ceduazioni, ad esempio) può consentire alle foreste di recuperare fino alla maturità (https://doi.org/10.1038/s41586-023-06723-z). Infatti, lo sviluppo di sistemi di calcolo avanzati combinati all’I.A. permette di ridurre di decine di anni lo sforzo di migliaia di scienziati permettendo di ottenere delle previsioni attendibili. Grazie all’unione di mente umana e intelligenza artificiale, sappiamo ora che nel mondo quasi 9.000 specie arboree sono ancora da scoprire e molte rischiano di estinguersi ancor prima di essere trovate a causa della massiccia deforestazione in corso sul nostro pianeta. Quindi il nemico da battere, ancora una volta non è lo sviluppo tecnologico utile alla conoscenza, ma noi stessi e la nostra insaziabile crescita economica verso il baratro. Piuttosto che essere in lotta contro l’I.A. sino al punto da temerla, dovremmo continuare a utilizzarla per velocizzare e rendere più efficaci le strategie di conservazione.A settembre di quest’anno, durante la conversione del Decreto-legge “Asset,” precedentemente focalizzato su un tema completamente diverso, è stato approvato dal governo italiano un emendamento presentato da Fratelli d’Italia che elimina completamente la protezione paesaggistica dei boschi nei confronti dei tagli, alterando il Codice Urbani e l’intento originario della legge Galasso, che miravano a proteggere i boschi nelle aree vincolate. Negli ultimi anni, la difesa dei boschi è stata oggetto di diversi attacchi da parte del settore forestale, delle aziende, dei politici locali e di alcune rappresentanze degli agronomi, nonché di una parte dell’ambiente accademico (si leggano, ad esempio, le assurde giustificazioni date alla necessità di gestione mediante “selvicoltura naturalistica” [un orrore in termini!] con combinazione di tagli precoci e tardivi delle foreste: https://ancler.org/gestire-le-foreste-per-obiettivi/) ....................................................................................................................................................
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Professore di biologia della conservazione e biodiversità

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

*Pubblicato su Villaggio Globale – Trimestrale di Ecologia di dicembre 2023

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