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Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
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venerdì 8 marzo 2013

Traffico di rifiuti ospedalieri per i casalesi

Il Tirreno











Pagina 17 - Viareggio
di: Donatella Francesconi




L’accusa di un ex dipendente di Stefano Di Ronza: venivano trasferiti dalla
Toscana a Caserta.


VIAREGGIO  Un’attività di smaltimento di rifiuti, anche ospedalieri, dalla
Toscana fino in provincia di Caserta: ad averla messa in piedi era Stefano Di
Ronza, l’imprenditore edile residente a Massa ma molto conosciuto a Viareggio,
secondo quanto racconta agli inquirenti un suo dipendente. Lo stesso che Di
Ronza - secondo l’accusa - aveva assunto affinché potesse uscire dal carcere, su
espressa richiesta dei casalesi. Non solo edilizia ed estorsioni, dunque, tra le
attività dell’imprenditore edile nella lunga ordinanza del giudice per le
indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Tullio Morello. Ma anche lo
smaltimento dei rifiuti sanitari, provenienti anche dagli ospedali toscani.
Un’attività messa in piedi da Di Ronza - secondo le dichiarazioni del pentito
che con l’imprenditore, scrive il Gip, «aveva assidua frequenza intrattenendosi
spesso anche a pranzo con lui» - con un amico toscano e con Gaetano Cerci, boss
dei casalesi arrestato nel 2011. Il cui nome compare anche negli elenchi della
P2. L’ex dipendente che accusa Di Ronza riferisce che questa circostanza gli
viene raccontata direttamente dall’imprenditore edile. Il quale, per questo tipo
di attività - si legge ancora nell’ordinanza del Gip - «aveva rapporti con il
clan Bidognetti e si interessava dello smaltimento dei rifiuti per conto dei
casalesi nella zona di Viareggio». Un’affermazione che è una conferma: il
sistema rifiuti nella nostra zona è interessante per i clan camorristici. E
viene da chiedersi se, letta l’ordinanza del Tribunale di Napoli, ci sia chi -
tra le forze dell’ordine locale - intenda approfondire questo aspetto. Anche
perché basta un “clic” su Internet per scovare le gesta del clan Bidognetti
proprio sul fronte dei rifiuti. Nel dicembre dello scorso anni la Direzione
distrettuale antimafia di Napoli ha accusato Franceso Bidognetti (detto
Cicciotto o’mezzanotte) - già detenuto in regime di 41 bis - di disastro
ambientale e avvelenamento delle falde acquifere aggravate dal metodo mafioso.
Secondo le accuse, attraverso una società che gestiva, Bidognetti avrebbe
smaltito tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dal Nord Italia ma anche
dal Lazio a costi inferiori rispetto a quelli di mercato, emettendo fatture
gonfiate per evadere il fisco e riversando la miscela “esplosiva” nelle campagne
della Campania, avvelenando le colture e rendendo cancerogeni i prodotti della
terra.

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