Quello
che sta accadendo è un caso unico, in Italia, che finirà per rendere inefficace
il dettato dell'art. 9 della nostra Costituzione, ovvero la tutela del
patrimonio (paesaggio e beni culturali). Da tanti decenni, mai finora era stato
messo in discussione il principio della tutela dell'edificato storico.
A
Firenze, l'amministrazione comunale
intende presto approvare una Variante all'art. 13 del Regolamento
Urbanistico – decantata, grottescamente, come strumento innovativo di
“rigenerazione urbana” –, che invece lascerà mani libere alla speculazione
immobiliare che, da tempo, sta trasformando il centro storico da città dei
cittadini, con la sua tradizionale vita produttiva e socio-culturale, in location
e dormitorio a servizio di un turismo internazionale di massa, sempre più
carente in fatto di motivazioni culturali e sociali specificamente riferite
alla storia e al presente della città.
In
macroscopico contrasto e in stridente incompatibilità con lo status di patrimonio
dell'umanità UNESCO – oltre che con le prescrizioni del vigente Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio (artt. 29 e 30) e con la prassi consolidata,
alla scala internazionale, che consacra il restauro conservativo come il metodo
di intervento più indicato per le città storiche –, la detta Variante
abolisce, infatti, l'obbligo del restauro conservativo sugli edifici storici,
pubblici e privati. Con ciò, il Comune si sottrae anche all'obbligo
costituzionale primario di dettare la disciplina dell'utilizzo del territorio e
delle trasformazioni e dell'uso di ogni immobile guardando all'interesse
generale.
Se
questo vero e proprio attentato ai princìpi della tutela venisse approvato, la
salvaguardia delle architetture storiche – ma solo per i monumenti vincolati –
resterebbe infatti compito esclusivo della Soprintendenza, purtroppo sempre più
in difficoltà a svolgere le mansioni che le competono per carenza di personale
e di mezzi.
A
Variante approvata, in luogo del restauro scatterà la “ristrutturazione
edilizia” su quasi metà dell'edificato storico del territorio comunale, da
farsi praticamente senza regole: si lascia la più ampia libertà nelle opere di
trasformazione e si arriva a prevedere anche la demolizione e la ricostruzione
delle architetture in forme diverse da quelle originarie. Il tutto, per
attirare – con la deregulation, che tra l'altro rende più appetibili i
tanti contenitori edilizi militari e statali in vendita – investitori e
parassiti della rendita da ogni parte del mondo e per dilatare la già ben
avviata espulsione dei cittadini residenti a vantaggio dell'ospitalità del
turismo mordi e fuggi che sta prendendo d'assalto le città d'arte italiane,
Firenze compresa.
Per tutti questi motivi, in data odierna abbiamo inviato
una lettera al Sindaco di Firenze, che alleghiamo.
ITALIA NOSTRA FIRENZE –
italianostrafirenze@gmail.com
Al
Sindaco di Firenze
Dottor
Dario Nardella
Palazzo
Vecchio Firenze
Firenze 7 aprile 2018
Oggetto: Variante al R.U.
art. 13 delle N.T.A.
Gentile Sindaco,
Premesso
che
-
da parte della Sua Giunta e dei relativi Uffici
competenti è stato avviato un procedimento di variante al R. U. e alle N.T.A.
con provvedimento che si vuole giustificare come un contributo alla
“rigenerazione “ e al superamento del degrado del patrimonio architettonico del
centro storico di Firenze, e che in realtà risulta palesemente essere una
risposta alla sentenza della Cassazione n. 6873/2017 che, appunto, a partire
dal caso giudiziario seguito alla trasformazione del Palazzo Tornabuoni della
nostra città imponeva un permesso di costruire per il cambio di destinazione
d’uso nei centri storici;
-
tale sentenza ha infatti portato sollecitamente il
governo passato a modificare il T.U. dell’edilizia del 2001 e a richiedere un
relativo adeguamento degli strumenti urbanistici ed edilizi dei Comuni.
Italia Nostra
avverte la responsabilità di osservare che tale variante proposta dalla Sua
Giunta è particolarmente preoccupante per gli emendamenti all’art. 13 della
NTA, norme già a nostro avviso estremamente permissive verso gli interventi di
trasformazione edilizia degli immobili collocati nel centro storico. Infatti la
detta variante va incredibilmente ad assimilare la ristrutturazione edilizia
con relativi cambi di destinazione al restauro e risanamento conservativo, e
inoltre, eludendo ogni serio riferimento a tipologie edilizie, saranno ammessi
interventi consistenti senza adeguati titoli autorizzativi ma mediante
trasmissione di semplice SCIA.
Il detto
provvedimento di variante si colloca pienamente nel contesto di una politica
portata avanti nell’ultimo ventennio che, partendo da un’idea di valorizzazione
del patrimonio culturale in senso puramente economicistico, mira a rompere il
legame forte e paritetico fra valorizzazione e tutela che la Costituzione e le
leggi del nostro paese hanno sancito. Esso pertanto si configura come un’offesa
grave ad una cultura della tutela del patrimonio dei centri storici che, fin
dalla sua costituzione, la nostra Associazione ha contribuito a formare e a
diffondere nel nostro paese.
Anche solo per questi motivi e
per la rilevanza, a nostro avviso negativa, del provvedimento in corso di
attuazione, rifacendosi all’appello firmato da autorevoli personalità della
cultura urbanistica, Le chiediamo quanto segue:
1. di ritirare il provvedimento in corso di
approvazione;
2. di avviare un tavolo tecnico e partecipato con
i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dei cittadini per discutere
la questione sollevata dalla sentenza della Cassazione n. 6873/2017 e i
provvedimenti ritenuti necessari per eventuali adeguamenti del R.U. e delle
relative N.T.A.
RingraziandoLa della cortese
attenzione e in attesa di una Sua risposta
La salutiamo cordialmente.
Italia
Nostra Firenze – Il Presidente
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