Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

mercoledì 6 gennaio 2021

Pubblicato l’elenco dei siti idonei al deposito unico delle scorie radioattive.

Gran Bretagna, deposito scorie radioattive.


Prosegue la lunga procedura complessa prevista dal Governo per l’individuazione del sito unico nazionale per le scorie radioattive, dove i circa 95 mila metri cubi di materiali radioattivi (residui del ciclo energetico delle centrali nucleari dismesse, rifiuti industriali, residui di attività mediche, ecc.) devono esser custoditi a lungo termine in estrema sicurezza.

La Commissione VIA/VAS ha espresso il proprio parere ambientale (n. PRR-2577-12122017 del 12 dicembre 2017) nell’ambito della procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) relativa al Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.

Predisposto, poi, il progetto preliminare, tolto il segreto di Stato, è stata pubblicata la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ed è stata avviata (5 gennaio 2021) la fase di consultazione pubblica.

Seguirà un seminario nazionale e poi la decisione definitiva.

Decisione non semplice per la quale sarà necessaria la (difficile) massima condivisione, seppure emergono indicazioni poco comprensibili, come quelle di vari siti nella Tuscia, area a forte rischio sismico (terremoto di Tuscania, 1971), e senza dimenticare che sono comunque emerse opposizioni preventive, come in Sardegna, dove sussistono fortissime ragioni di ordine ambientale, sociale, economico e dove la popolazione si è già espressa (2011) in maniera netta contro ogni ipotesi di ubicazione di centrali nucleari e siti di deposito delle scorie radioattive.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv


qui la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI)

CNAPI NAVIGABILE

Sono, inoltre, disponibili le tavole in formato pdf

DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 1
DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 2
DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 3
DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 4
DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 5
DNGS00195 – Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee Tav 6​​

CNAPI, aree potenzialmente idonee (Sardegna)

A.N.S.A.5 gennaio 2021

Deposito nucleare, pubblicata la Carta delle aree potenzialmente idonee.

Via libera dei ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente.

E’ arrivato il via libera, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, alla Sogin per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), del progetto preliminare e dei documenti correlati per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. La Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

Sono 67 i luoghi potenzialmente idonei (non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche) a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi individuati in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.

Con il via libera alla Carta, “parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei quattro mesi successivi il seminario nazionale”. Sarà questo “l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio – spiega il ministero dell’Ambiente – che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”.

Il deposito nazionale e il Parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco, come spiega il ministero dell’Ambiente. Il deposito avrà “una struttura a matrioska”; all’interno ci saranno “90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle”, in cui “verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati”. In totale saranno “circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività” a essere ospitati. L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e si stima che genererà oltre 4.000 posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). 

deposito unico scorie radioattive, progetto preliminare

da Il Sole 24 Ore5 gennaio 2021

Svelata la mappa del deposito nucleare. Da Nord a Sud, ecco le zone idonee. (Jacopo Giliberto)
Arriva una nuova mappa. La mappa del deposito atomico da costruire. Mentre gli italiani vengono spaventati dalla mappa che divide le regioni rosse, arancio, gialle secondo gli andamenti del contagio virale, il Governo ha tolto il segreto e ha pubblicato la Cnapi, sigla improbabile di Carta nazionale delle aree più idonee sulle 67 selezionate.

Anche qui i colori, ma diversi da quelli sanitari; verde smeraldo (punteggio più alto), verde pisello (buono), celeste (isole) e giallo (zone possibili ma meno adeguate).

Il 30 dicembre la Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha pubblicato sul sito web https://www.depositonazionale.it/ la documentazione completa, il progetto e la carta segretissima, attesissima e temutissima per anni, tenuta dal 2015 sotto riservatezza assoluta con minaccia di sanzioni penali per chi ne rivelasse dettagli.

Le “aree potenzialmente idonee” delineate sulla carta Cnapi sono le aree idonee a ospitare lo spauracchio agitato da tutti i comitati nimby, dagli ecologisti di risulta e da gran parte dei Governi che si sono alternati dal 2003: è la carta delle zone fra cui sarà scelto il luogo in cui costruire con 1,5 miliardi il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, rifiuti che oggi sono distribuiti dal Piemonte alla Sicilia in una ventina di depositi locali.

La carta non dice il punto in cui bisognerà costruire il deposito.

Delinea invece tutti i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo e assegna i voti con una graduatoria.

E c’è già chi insorge in via preventiva contro l’ipotesi di entrare nella mappatura, come la reattiva Sardegna.  

Le 23 zone più interessate: Viterbo, Alessandria e le altre

La carta non dice il punto in cui bisognerà costruire il deposito.
Delinea invece tutti i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo e assegna i voti con una graduatoria.

Ne emerge una mappa di 12 zone “verde smeraldo” con candidature molto solide che si concentrano in Piemonte (due in provincia di Torino e cinque in provincia di Alessandria) e nel Lazio (cinque in provincia di Viterbo).
Due delle cinque aree alessandrine sono state le uniche che hanno conseguito il punteggio pieno con lode.

Altre 11 zone “verde chiaro” comprendono altri lotti molto buoni per localizzarvi un deposito ma meno interessanti.

Nel dettaglio, fra le 23 zone “verde smeraldo” (ottime) e “verde chiaro” (buone) due aree sono state selezionate in provincia di Torino (l’area di Carmagnola e un’area fra Calusio Mazze e Rondissone), 6 nella provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento; Fubine-Quargnento; Alessandria-Oviglio; Bosco Marengo-Frugarolo; Bosco Marengo-Novi Ligure; Castelnuovo Bormida-Sezzadio), un’area a Siena (in val d’Orcia fra Pienza e Trequanda) e una a Grosseto (Campagnatico).
Molto interessata la provincia di Viterbo con 7 aree idonee; la zona a cavallo tra le Murge e la provincia di Matera è molto coinvolta: un territorio in provincia di Bari (Gravina), due vaste aree tra Bari (Altamura) e Matera, una nella provincia di Matera e altre due zone ampie fra Matera e Taranto (Laterza).  

Le altre aree nella lista di 67 ma meno interessanti

Nella prima selezione di 67 aree idonee erano entrate, ma hanno una votazione molto bassa con colore celeste o giallo, anche alcune zone in provincia di Potenza e nelle due grandi isole Sicilia (in provincia di CaltanissettaTrapani Palermo con i comuni di Calatafimi-Segesta, Petralia Sottana e Butera) e la Sardegna (4 aree idonee in provincia di Oristano e 10 nella provincia del Sulcis, tutte sulle ondulazioni che circondano il Campidano: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ussaramanna, Gergei, Las Plassas, Villamar, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortacesus),

Fra tutte quelle in provincia di Viterbo (fra cui alcune sono in zona “verde”) ci sono Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, Montalto di Castro 1, Montalto di Castro 2, Canino 1 e 2, Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania, Canino-Montalto di Castro 1 e 2, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1 e 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese, Corchiano.

In Basilicata sono ricomprese nella mappa delle candidature diverse località a Genzano di Lucania (Potenza), Acerenza, Oppido Lucano (Potenza) e Irsina (Matera).

Infiammazioni politiche e allergie sociali

Da decenni il Governo pianifica la realizzazione di un deposito nazionale temporaneo ad alta sicurezza in cui riunire i materiali radioattivi meno pericolosi che l’Italia continua a produrre. (Per i materiali più pericolosi è verosimile il ricorso a un deposito sotterraneo consortile fra più Paesi europei).
Lo snodo fra questo bisogno e la sua realizzazione è avvenuto nel 2003, ai tempi del Governo Berlusconi 2. In autunno il generale Carlo Jean, commissario del Governo, avviò la procedura per costruire un deposito sotterraneo, definitivo, geologico per rifiuti ad altissima radioattività nel sottosuolo salino della piana di Metaponto, dove la provincia di Matera è lambita dallo Ionio.
Comune di Scanzano Ionico, località Terzo Cavone.
Esplose una mezza rivoluzione, anticipatrice dei fenomeni simili che poi si videro in Valsusa contro l’alta velocità e nel Salento contro il metanodotto Tap.

Oltre a una parte della cittadinanza, che attorno alla contestazione ritrovò quei legami sociali e quell’identità che il cambiamento della società andava dissolvendo, la contestazione contro il progetto concentrò tutti i politici in cerca di visibilità elettorale, le associazioni in cerca di adesioni, i gruppi di contestazione sociale non solamente italiani.
Il progetto venne accantonato e condizionò il sentimento dei governanti per la costruzione del meno impegnativo ma obbligatorio deposito nazionale: da allora, tutti i Governi ebbero il terrore di confrontarsi con il tema.
(Nota a margine: in Valsusa il contenzioso continua mentre si sta costruendo la linea ferroviaria; in Puglia il gasdotto Tap è finito da alcuni mesi e da alcuni giorni sta consegnando il metano).

Las Plassas, ruderi del castello giudicale (XII sec.), in questa zona è stato individuato un sito potenzialmente idoneo

Per esempio, ecco la Sardegna

Una regione dalla reattività alta è la Sardegna. Prima ancora che la Sogin potesse aver pubblicato qualsiasi carta, con un tempismo imbarazzante alcuni politici sardi lunedì 4 gennaio avevano già messo le mani avanti con una dichiarazione dalla pelle sensibile. Ecco la nota congiunta del segretario del Pd sardo, Emanuele Cani, e del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Gianfranco Ganau: «Apprendiamo che sarebbe prossima la pubblicazione della relazione tecnica predisposta dalla Sogin, per l’individuazione delle aree idonee allo smaltimento di scorie nucleari sul territorio nazionale. In attesa dell’ufficializzazione e che siano quindi pubblicati i risultati dello studio che potrebbe vedere la Sardegna come sede idonea, ribadiamo con forza la contrarietà ad accogliere il deposito di scorie nucleari sul nostro territorio regionale». E poi «l’unanime posizione più volte ribadita dall’intera popolazione sarda», e ancora «una seria mobilitazione in difesa dei sardi», perché la Sardegna «ha già dato tanto al Paese in materia di servitù militari e non solo».

Un percorso fermo dal 2003

La normativa per il futuro deposito nucleare nazionale impiegò sette anni per essere scritta. Nel 2010 (decreto legislativo numero 31) furono stabilite le regole ma la carta Cnapi venne rinviata di anno in anno, ritoccata, sospesa, rifatta e così via. Finalmente il 2 gennaio 2015 la Cnapi fu consegnata in modo ufficiale e formale e in contemporanea venne sepolta in cassaforte, coperta dal segreto. Ogni tanto qualche ministro ha annunciato l’imminente pubblicazione della carta Cnapi, come fece nel marzo 2018 Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico del Governo Gentiloni.

Come sono stati scelti i luoghi potenzialmente idonei? Nel 2014 l’Ispra dettò i criteri di selezione: dovranno essere luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni. Non a quote troppo elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare), non su pendenze eccessive. Non troppo vicine al mare. Non molto vicine a autostrade e ferrovie, ma abbastanza vicine ad autostrade e ferrovie per poter essere raggiunte comodamente dai carichi di materiale da stoccarvi.

Ma i comitati di opposizione avranno un’arma facilissima per dire no alla collocazione del deposito, ovunque sia: il criterio di approfondimento numero 11 afferma che per la scelta del luogo bisogna valutare con attenzione le zone con «produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico». Cioè in Italia: ovunque.

Italia, siti potenzialmente idonei per il deposito unico delle scorie radioattive

Il deposito nazionale non riguarda le scorie più pericolose, quelle con radioattività più alta per le quali la soluzione sarà individuata in modo congiunto con altri Paesi.

Il problema che il deposito vuole risolvere sono i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali e terapie nucleari, radiografie industriali, guanti e le tute dei tecnici ospedalieri, controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche, il torio luminescente dei vecchi quadranti degli orologi. Perfino i parafulmini e i rilevatori di fumo che lampeggiano sul soffitto di cabine di nave e camere d’albergo contengono americio radioattivo.

In Italia conserviamo 31mila metri cubi di scorie irraggiate. Una parte di queste scorie perde pericolosità perché la radioattività decade con il passare del tempo, ma ogni anno ne aggiungiamo molte di più.

Si stima che fra una cinquantina d’anni i nostri figli e nipoti dovranno gestirne 45mila metri cubi in più rispetto a quelli di oggi, per un totale di 75mila-80mila metri cubi.

L’Europa dice giustamente che ogni Paese deve avere un suo deposito nazionale per i rifiuti irraggiati meno pericolosi. In genere è un capannone strablindato e superprotetto dentro al quale ci sono celle multibarriera. La stima dei costi complessivi si aggira sugli 1,5 miliardi, comprese le infrastrutture, anche se l’esperienza internazionale dice che impianti con ottime caratteristiche tecniche possono costare assai meno, anche un terzo.

Le norme adottate nel 2010 dicono che, pubblicata la Cnapi e sottoposta al parere dei cittadini, si terrà un seminario nazionale per esaminare il tema.

Si cercherà di convincere i Comuni ricompresi nella mappatura a farsi avanti: ci sono incentivi, occasioni di crescita, prospettive di lavoro e di benessere, soprattutto nelle aree marginali che si stanno spopolando.

I vantaggi saranno più forti della paura del deposito?

scorie nucleari

(cartografia e rendering progettuali da https://www.depositonazionale.it/, foto da mailing list ambientaliste, S.D., archivio GrIG)

FONTE: https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2021/01/06/pubblicato-lelenco-dei-siti-idonei-al-deposito-unico-delle-scorie-radioattive/

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