ROMA, 29 giugno 2015 – Due minuti. Tanto è durata la riunione della Commissione Commercio internazionale (INTA), chiamata a dar seguito alla richiesta – imposta dal presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz con la complicità di tre gruppi parlamentari nella plenaria del 10 giugno – di scremare gran parte dei 116 emendamenti presentati in aula alla Relazione Lange sul TTIP.
Il documento dovrebbe dar conto della posizione del Parlamento Europeo sui negoziati di liberalizzazione commerciale e finanziaria tra USA e UE. Posizione che al socialdemocratico Schulz era parsa non abbastanza favorevole al TTIP, tanto da trovare l’escamotage per rinviarne il voto in Aula. Si era appellato all’art. 175 del regolamento dell’Eurocamera, secondo cui oltre i 50 emendamenti si può chiedere un riesame degli stessi alla Commissione competente, in modo da evitare lungaggini. In realtà, si trattava del maldestro tentativo di non finire in minoranza su temi caldissimi come l’introduzione di un arbitrato privato per la difesa dei diritti degli investitori contro le decisioni degli Stati ( il famigerato ISDS), che ha suscitato forti contrarietà tra le fila degli stessi socialdemocratici.
I membri della Commissione INTA, tuttavia, hanno liquidato il tema prendendo atto che due emendamenti erano stati ritirati, uno soppresso e rispedendone dunque alla plenaria, con decisione condivisa da tutti i gruppi politici, ben 113. Una pessima figura per il presidente Schulz e per tutto il blocco socialdemocratico e popolare cui hanno rispedito la patata bollente, dimostrando l’inutilità del rinvio in Commissione. Restano in piedi 113 obiezioni adun testo già abbastanza contraddittorio e poco ambizioso, sia secondo i sostenitori sia secondo i contrari al TTIP. E quel dibattito approfondito nel merito che Schulz ha tentato, con questa mossa disperata, di rimandare, non pare più rinviabile anche a giudizio di tutte le famiglie politiche parlamentari.
Il Parlamento Europeo, però, nella prossima plenaria deve già discutere la questione greca, e quindi rischia di mandare la Commissione UE ad affrontare il prossimo round negoziale – al via il 13 luglio prossimo – a mani libere, senza specifiche indicazioni. Uno schiaffo ulteriore ai rappresentanti eletti da parte del presidente Schulz, e un ingiustificabile via libera di fatto per la Commissione, il cui operato invece è messo in dubbio in più passaggi della pur morbida Relazione Lange.
“Grazie alla pressione quotidiana della società civile, anche questo tentativo di insabbiare il dibattito sul TTIP non è andato a buon fine – dichiara Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP – Il Parlamento Europeo vuole discutere a fondo questa Relazione, esponendone tutte le criticità. E noi continueremo a spingere perché le preoccupazioni di un numero sempre crescente di cittadini europei, e degli oltre 54mila italiani che hanno firmato la petizione Stop TTIP, prevalgano e fermino il negoziato”.
Il documento dovrebbe dar conto della posizione del Parlamento Europeo sui negoziati di liberalizzazione commerciale e finanziaria tra USA e UE. Posizione che al socialdemocratico Schulz era parsa non abbastanza favorevole al TTIP, tanto da trovare l’escamotage per rinviarne il voto in Aula. Si era appellato all’art. 175 del regolamento dell’Eurocamera, secondo cui oltre i 50 emendamenti si può chiedere un riesame degli stessi alla Commissione competente, in modo da evitare lungaggini. In realtà, si trattava del maldestro tentativo di non finire in minoranza su temi caldissimi come l’introduzione di un arbitrato privato per la difesa dei diritti degli investitori contro le decisioni degli Stati ( il famigerato ISDS), che ha suscitato forti contrarietà tra le fila degli stessi socialdemocratici.
I membri della Commissione INTA, tuttavia, hanno liquidato il tema prendendo atto che due emendamenti erano stati ritirati, uno soppresso e rispedendone dunque alla plenaria, con decisione condivisa da tutti i gruppi politici, ben 113. Una pessima figura per il presidente Schulz e per tutto il blocco socialdemocratico e popolare cui hanno rispedito la patata bollente, dimostrando l’inutilità del rinvio in Commissione. Restano in piedi 113 obiezioni adun testo già abbastanza contraddittorio e poco ambizioso, sia secondo i sostenitori sia secondo i contrari al TTIP. E quel dibattito approfondito nel merito che Schulz ha tentato, con questa mossa disperata, di rimandare, non pare più rinviabile anche a giudizio di tutte le famiglie politiche parlamentari.
Il Parlamento Europeo, però, nella prossima plenaria deve già discutere la questione greca, e quindi rischia di mandare la Commissione UE ad affrontare il prossimo round negoziale – al via il 13 luglio prossimo – a mani libere, senza specifiche indicazioni. Uno schiaffo ulteriore ai rappresentanti eletti da parte del presidente Schulz, e un ingiustificabile via libera di fatto per la Commissione, il cui operato invece è messo in dubbio in più passaggi della pur morbida Relazione Lange.
“Grazie alla pressione quotidiana della società civile, anche questo tentativo di insabbiare il dibattito sul TTIP non è andato a buon fine – dichiara Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP – Il Parlamento Europeo vuole discutere a fondo questa Relazione, esponendone tutte le criticità. E noi continueremo a spingere perché le preoccupazioni di un numero sempre crescente di cittadini europei, e degli oltre 54mila italiani che hanno firmato la petizione Stop TTIP, prevalgano e fermino il negoziato”.
Criticità già evidenziate in passato, che nel testo originale restano tutte: diritti, ambiente, tutela dei beni comuni, lavoro. Il TTIP metterebbe a repentaglio ciascuno di questi macro settori, peggiorando una situazione che per l’Italia si sta facendo insostenibile anche senza aver ancora sottoscritto il trattato: “Basti pensare alla diffida che l’Unione Europea ha inviato al nostro Paese – ricorda Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna – chiedendo la fine del divieto di utilizzo del latte in polvere per produrre formaggio e altri derivati. C’è una parte dell’Italia che guadagna dalla qualità, e un’Europa – la stessa che guarda all’Oltreoceano e sostiene il TTIP come strumento di forzatura delle regole – che considera la protezione delle produzioni di qualità come un ostacolo al principio di libera circolazione delle merci. E’ questa l’Europa che vogliamo mettere in discussione fermando il TTIP e aprendo un dibattito nel Paese sia sulle sue modalità d’azione sia su quello che, invece, vorremmo rappresentasse”.
Anche da pericoli come l’ISDS l’Italia non è esente: il vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dopo aver più volte assicurato che non abbiamo nulla da temere dall’arbitrato internazionale, è stato smentito dai fatti. Il governo ha appena subìto una denuncia all’ICSIDda parte di tre investitori esteri, appellatisi al Trattato sulla Carta dell’Energia per contestare i tagli al fotovoltaico legati (presumibilmente) al decreto Romani del 2011. Con il TTIP, aumentano le probabilità che i processi salgano di numero e colpiscano molti altri ambiti della nostra vita sociale. Ecco perché la Campagna Stop TTIP continuerà a chiederne l’esclusione dall’accordo i cui termini sono oggi sempre più contestati in tutta Europa.
Anche da pericoli come l’ISDS l’Italia non è esente: il vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dopo aver più volte assicurato che non abbiamo nulla da temere dall’arbitrato internazionale, è stato smentito dai fatti. Il governo ha appena subìto una denuncia all’ICSIDda parte di tre investitori esteri, appellatisi al Trattato sulla Carta dell’Energia per contestare i tagli al fotovoltaico legati (presumibilmente) al decreto Romani del 2011. Con il TTIP, aumentano le probabilità che i processi salgano di numero e colpiscano molti altri ambiti della nostra vita sociale. Ecco perché la Campagna Stop TTIP continuerà a chiederne l’esclusione dall’accordo i cui termini sono oggi sempre più contestati in tutta Europa.
Pubblicato da Stop Ttip Italia
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