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martedì 30 giugno 2015

Rifiuti: quanto costa bruciare ad Acerra? Meglio andare in Olanda.........COMPRESO IL TRATTAMENTO DELLE CENERI!

Rifiuti: quanto costa bruciare ad Acerra? Meglio andare in Olanda

Resto semplicemente allibito leggendo le cifre dichiarate ieri dal Presidente Sapna (Società Ambiente Provincia di Napoli) Enrico Angelone al giornalista del Corriere del Mezzogiorno Fabrizio Geremicca, che rende pubblici i costi di smaltimento e quindi i crediti vantati dalla Sapna a carico dei cittadini del comune di Napoli, come me. Bruciare i nostri rifiuti ad Acerra parte da un costo fisso di conferimento a Sapna di 150 euro a tonnellata. Nel 2012 era ancora di 109 euro a tonnellata! Vi ricordo che, in base ai report ufficiali pubblicati su tutti i giornali, conferire i nostri rifiuti in Olanda costa non più di 115-120 euro a tonnellata, trattamento delle ceneri comprese.
Facciamo un po’ di conti aggiornati in base alle cifre riportate e conosciute  ad oggi:
1) Costo di conferimento fisso a Sapna: 150 euro a tonnellata;
2) Costo di incentivo CIP 6: da 80 a 110 euro a tonnellata;
3) Costo di ammortamento impianto di Acerra (costato a noi cittadini della regione Campania 355 milioni di euro, che , ripartiti per circa 600mila tonnellate anno per venti anni di esercizio), sono circa 30 euro a tonnellata di solo ammortamento impianto;
4) Costo trattamento ceneri: come dichiarato dall’ingegnere della A2A alla presenza del vicepresidente della Camera Luigi di Maio nel corso di una ispezione cui ho partecipato anche io, circa 80 euro a tonnellata per il solo trasporto a suo dire presso altre ditte di Brescia (ma non escludendo cementifici campani, grazie alla legge dell’arrestato Ministro Clini), per un costo aggiuntivo (che si evita con la “gita” in Olanda!) di circa altre 20 euro a tonnellata, per un carico di circa 135mila tonnellate l’anno di ceneri per venti anni di esercizio;
5) Costo del danno sanitario indiretto: dal momento che gli inceneritori sono definiti per legge “impianti insalubri di classe I”, cioè il peggio della industria pesante, e rapportando il costo sanitario di Acerra a quello calcolato sul “piccolo” inceneritore di Trento da 100mila tonnellate anno dalla locale Università (circa 43 milioni di euro per una base di esercizio di venti anni), ne consegue che il maxi inceneritore di Acerra induce un costo sanitario indiretto, per circa 600mila tonnellate all’anno per venti anni, non inferiore ad altre 20 euro a tonnellata, a carico tutto dei cittadini di Acerra e dintorni, per circa quindi 40mila euro al giorno di costi sanitari indiretti. Ricordo che il Comune di Acerra riceve ad oggi zero euro a tonnellata di compensazione per danno ambientale ricevuto.
Posto che i dati ufficiali attestano che, per l’anno 2013 e per 670mila tonnellate di rifiuti inceneriti, nel 2013 sono stati incassati complessivamente dall’impianto di Acerra 150 milioni di euro destinati al 49% al gestore lombardo, ne consegue quindi, matematicamente, che i gestori della A2A di Acerra hanno incassato, con la sola munnezza campana, 69 milioni di euro nel 2013, pari a circa 190mila euro al giorno, avendo a proprio carico soltanto gli stipendi di 198 dipendenti: un bell’affare per i proprietari della A2A , non c’è che dire. In base a quanto sopra riportato e discusso con la A2A, sembrerebbe che bruciare ad Acerra ci costi molto di più: non meno di 150 (costo fisso conferimento) + 80 (incentivi CIP 6) + 20 (costo trattamento ceneri) + 30 (costo ammortamento impianto) + 20 (costo sanitario indiretto) = totale 300 euro!
Ben chiaro appare, in questo semplice calcolo, a mio parere sottostimato, la vera motivazione della spinta eccezionale che porta sempre a chiedere altri maxi-inceneritori in Campania, grazie alla “droga” dei CIP6 caricati sulle nostre bollette della luce. In base ai dati ufficiali di Osservasalute 2013, in Campania, con la sola Acerra, bruciamo già circa il 24% della quota dei nostri rifiuti urbani, rispetto alla media europea di 23 ed a quella italiana di 17! Con le 670mila tonnellate di incenerimento che garantisce la sola Acerra, siamo in perfetta media nazionale per incenerito procapite/anno pari a circa 100 kg/procapite/anno in Italia. Se il problema quindi fossero solo i rifiuti urbani e non anche i rifiuti industriali in regime di evasione fiscale che tendono a sovrapporsi in modo occulto ma ben retribuito ai gestori, per una quota non inferiore a circa 5 tonnellate al minuto, Acerra, da sola, sarebbe ben più che sufficiente per tutti i nostri rsu.

Per la ineludibile legge del libero mercato, non “drogata” dagli incentivi CIP6, bruciare tutto in Olanda, crociera da 3000 km compresa, costa non più di 120 euro a tonnellata, trattamento delle ceneri compreso, e, per i rifiuti industriali e tossici, sempre per la legge del libero mercato, la via del mare è quella ordinariamente più utilizzata per trasportare legalmente i rifiuti industriali e tossici, oggi i 5/6 del totale dei rifiuti, verso le destinazioni che, sulla carta, garantiscono i prezzi più bassi. Stiamo avvelenando il mondo, non certo solo la Campania, ma non con i rifiuti urbani, bensì con i rifiuti industriali che non vogliamo deciderci a tracciare e/o ad obbligare allo smaltimento, trasparente e controllato, di prossimità, come per i rifiuti urbani. Anzi, di rifiuti industriali non se ne parla mai.
Per la seconda volta nella storia della nostra battaglia per Terra dei Fuochi, è capitato che il ministro Galletti (in analogia con quanto accadde con il Ministro Balduzzi), dopo avere ascoltato la mia relazione sulla centralità dei rifiuti industriali nella patogenesi di Terra dei Fuochi, si sia lamentato di non essere stato perfettamente informato sulla situazione delle competenze dei controlli e sulla realtà della composizione dei roghi di rifiuti, industriali e non urbani, base patogenetica vera del fenomeno Terra dei Fuochi. La sovrapposizione costante dei rifiuti industriali ai rifiuti urbani, per smaltirli a carico delle nostre tasse per rsu, il carico eccessivo di incentivi CIP6 che dovrebbero essere destinati ad incentivare le vere energie rinnovabili e non gli impianti di combustione e/o di incenerimento, continuano ad essere di fatto “la droga” incentivante a bruciare “a peso” quanto più possibile, rifiuti e biomasse, in assenza di validi controlli sui rifiuti industriali.
Sono il Segreto di Pulcinella del perché Gomorra non si sconfigge, Terra dei Fuochi non si spegne, Napoli e la Campania non riescono a sviluppare una quota significativa di raccolta differenziata e soprattutto, spiegano bene la motivazione della carenza degli unici impianti che, disperatamente, veramente ci mancano e che chiediamo a gran voce: per i rifiuti urbani gli impianti di compostaggio, per i rifiuti industriali innanzitutto quelli per smaltire correttamente il micidiale amianto. Per la ennesima volta abbiamo dovuto chiarire le idee ad un ministro del Governo italiano, sempre “non perfettamente informato” della realtà dei fatti in Terra dei Fuochi, pur deliberando altri maxi inceneritori in Campania. E il Comune di Acerra quanto incasserà, anche oggi? Zero euro ! Zero euro di compensazione ambientale. Vi pare giusto?

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