Associazione Ambientalista a carattere volontario ed apartitica, che si configura quale associazione di fatto. Essa non ha alcuna finalità di lucro. L’area di svolgimento delle attività dell’Associazione è delimitata ai comuni della Valdisieve.

EVENTI 2

  • LABORATORIO RIUSO E RIPARAZIONE A LONDA 

Le attività e aperture del Laboratorio di Riparazione e Riuso di Londa 
sono il mercoledì e il sabato pomeriggio.

venerdì 4 settembre 2015

ESPERTI E RICERCATORI ESPRIMONO NOTE CRITICHE SULLO SCHEMA DEL DECRETO APPLICATIVO DELL'ART. 35 DELLO SBLOCCA ITALIA

 03/09/2015 - VERS.1
Nota di Rilascio
Come esperti e ricercatori che agiscono in supporto alle campagne per una evoluzione virtuosa dei sistemi di gestione dei materiali post-consumo, secondo le direttrici di una strategia Rifiuti Zero ed in coerenza con la visione di una Economia Circolare, ci è stato chiesto di predisporre alcune note di valutazione critica dello Schema di Decreto applicativo dell’art.35 del cosiddetto “Sblocca-Italia”, fornendo al contempo evidenze e valutazioni sugli errori fattuali e concettuali dello stesso.
Questa nota è il prodotto delle riflessioni da noi condivise, e viene messa a disposizione di chi, decisore, attivista, amministratore, cittadino che ha a cuore il tema, intende informare in modo corretto il dibattito locale, e stimolare la formazione di posizioni istituzionali (a partire dalle Regioni, destinatarie della
proposta di Decreto) avverse allo Schema di Decreto, e concordi con i principi di sostenibilità e beneficio
economico e sociale alle comunità locali.
Gli estensori della nota mettono a disposizione la stessa per tutte le azioni e valutazioni di conseguenza, e
sono disponibili per gli eventuali approfondimenti.

Natale Belosi
Coordinatore Scientifico Ecoistituto di Faenza
Agostino Di Ciaula
Medico, Coordinatore Comitato Scientifico ISDE – Medici per l’Ambiente
Enzo Favoino
Scuola Agraria del Parco di Monza, Coordinatore Scientifico ZWE - Zero Waste Europe
Beniamino Ginatempo
Professore Ordinario di Fisica, Università di Messina
Andrea Masullo
Ingegnere Ambientale, Direttore Scientifico Greenaccord
Piergiorgio Rosso
Ingegnere Esperto Sistemi Industriali
Federico Valerio
Chimico Ambientale

Lo schema di decreto è costruito in modo da valutare le "necessità di ulteriore capacità di incenerimento" nelle diverse aree.
Il documento presenta diversi errori, sia concettuali che fattuali:

A) sul piano generale (errore di impostazione concettuale): lo Schema di Decreto presuppone di volere rispondere alle criticità presenti sul territorio nazionale, onde evitare procedure di infrazione per mancato rispetto delle Direttive. Ci si riferisce, con ogni evidenza, alla Direttiva 99/31 sulle discariche, ed in particolare al mancato rispetto (in alcune parti del territorio nazionale) dell’obbligo di pretrattamento, sancito dall’art. 6, punto a) (“solo il rifiuto trattato viene collocato in discarica”, obbligo poi ripreso dal Dlgs. 36/03 di recepimento della Direttiva). Il problema è che lo Schema di Decreto assume che tale obbligo vada rispettato mediante sistemi di trattamento termico, e che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba dunque passare attraverso sistemi di incenerimento (o co-incenerimento): questo non è condivisibile, né corretto, in quanto non c’è nulla che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, ed esistono invece altri sistemi di
pretrattamento.

B) nel merito tecnico (errori e distorsioni fattuali) tanti passaggi di calcolo sono errati, artificiosamente errati, ed al solo scopo strumentale di massimizzare il calcolo delle necessità di ulteriore incenerimento. Tra le distorsioni di calcolo ed assunti erronei fondamentali elenchiamo:
  •  si assume il conseguimento del 65% di RD (e non un decimo di percentuale di più, come se tale livello fosse il livello massimo e non minimo di RD previsto dalle disposizioni nazionali; sappiamo invece che ulteriori scenari virtuosi e livelli incrementali di RD si aprono sempre, quando si consolidano schemi basati su RD porta a porta e tariffazione puntuale)
  •  non si tiene conto di quei Piani Regionali che già da tempo prevedono comunque obiettivi di RD superiori, ed in certi casi (es. Veneto) marcatamente superiori al 65%: le Regioni verranno costrette a rivederli al ribasso?
  •  non vengono minimamente considerati gli effetti quantitativi di programmi di prevenzione/riduzione del rifiuto (si assume solo una “invarianza del quantitativo di RU”), che sono però resi obbligatori :
-  dalla Direttiva 2008/98, art. 29 (la citazione delle Direttive da parte del documento è dunque decisamente sbilanciata, e l'impianto del documento stesso ci mette a rischio infrazione quando invece dichiara di volerle evitare);
-  dallo stesso Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, incluse le indicazioni fornite dal Comitato Tecnico Scientifico per l’attuazione del Programma Nazionale di Prevenzione.
  •  viene impropriamente computata una necessità di incenerimento del 10% dei materiali da raccolta differenziata, quando:
- le percentuali di scarti, nei modelli domiciliari (quelli di riferimento per il conseguimento degli obiettivi nazionali di RD e soprattutto per quelli incrementali ora in discussione nell’ambito del dibattito su Economia Circolare a livello UE) sono inferiori, a volte marcatamente inferiori;
- non tutti gli scarti da attività di riciclaggio sono inceneribili (es. scarti da vetrerie)
- gran parte degli scarti inceneribili sono anche, in modo più coerente con le gerarchie UE, e con migliore profitto economico, riciclabili (es. plastiche eterogenee).
  •  si assume una produzione del 65% di CSS dagli impianti di pretrattamento (dato artificiosamente al rialzo, rispetto alla realtà degli stessi impianti di preparazione CSS, che pure non rientrano nelle strategie che noi condividiamo)
  •  pur non condividendo noi la strategia del co-incenerimento, occorre rilevare che gli stessi quantitativi avviati a co-incenerimento, che vanno dunque in detrazione al computo delle necessità complessive di incenerimento, sono largamente sottostimati, essendo basati sui dati 2013 che non tengono conto degli effetti incrementali determinati dal “Decreto Clini” nell’ultimo biennio
  •  soprattutto, non si prevedono assolutamente scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con recupero di materia (cosiddette "Fabbriche dei Materiali") che non solo sono praticabili e praticati, anche per la riconversione di vecchi impianti di TMB (per i quali lo Schema di Decreto assume invece la continuazione della produzione di CSS), ma si stanno diffondendo nelle programmazioni locali in molte parti d'Italia in modo da:
- rispondere da subito all’obbligo di pretrattamento
- farlo secondo declinazioni virtuose e rispettose della primazia del recupero materia
- farlo con minore impegno di risorse finanziarie per unità di capacità operativa installata (i costi di investimento specifici di tali impianti sono di 300-500 Euro/t.anno, contro 1000-1500 Euro/t.anno necessari per gli impianti di incenerimento) il che consente di riservare maggiori risorse alla attivazione dei sistemi di RD ed all’impiantistica dedicata al riciclo ed al compostaggio
- mantenere flessibilità nel medio-lungo termine, grazie alla convertibilità di tali impianti a trattare materiali da RD, il che consente di accompagnare la crescita delle raccolte differenziate e la minimizzazione progressiva del RUR.

C) infine, e questo è il maggiore difetto di analisi dello Schema di Decreto (errore di prospettiva), non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla "Economia Circolare"; scenari che con ogni probabilità porteranno ad un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto). Evidentemente, la cosa non potrà coesistere con una situazione di infrastrutturazione "pesante", come previsto dallo Schema di Decreto, mediante impianti che richiedono alimentazione con flussi di RUR garantiti per 20-30 anni. Questo sarebbe lo stesso errore fatto negli anni ’90 dai Danesi, che tuttavia se ne sono accorti e non a caso hanno adottato una strategia nazionale di gestione delle risorse che prevede ora una “exit strategy” dall’incenerimento al grido di “ricicliamo di più, inceneriamo di meno” (1).

(1) Denmark without waste – recycle more, incinerate less. The Danish Government, 2013

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