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lunedì 21 settembre 2015

L’ORDINE REGNA A SESTO FIORENTINO

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Finalmente. Ieri 16 settembre gli otto reprobi che hanno causato la cacciata della Biagiotti dalla carica di Sesto Fiorentino sono stati giustamente puniti, espulsi dal PD dalla commissione di garanzia. Fuori dai coglioni. E’ così che si fa. L’ordine regna a Sesto Fiorentino.
Magari sarebbe meglio chiedersi che tipo di ordine. Ce lo dice la motivazione del provvedimento: per “la gravità del loro comportamento che ha creato un danno di immagine al PD”. Un danno di immagine? Fateci capire un po’: se si manda via un sindaco che si ha tutte le ragioni per ritenere incapace, si fa un danno di immagine,? E la Barracciu? Penati? Consiglieri e assessori PD dell’inchiesta Roma Capitale? Questi non creano danni di immagine, anzi qualcuno lo fanno sottosegretario? Cacciare un sindaco se lo si ritiene incapace mica è un reato (anzi sarebbe dovere dei consiglieri comunali, sennò che cazzo li teniamo a fare?); questi altri qui invece sono accusati di aver violato delle leggi. Qui il danno di immagine non rileva.
Veniamo al sindaco presunto incapace, candidata nominata senza aver passato le primarie, per cooptazione voluta dal capo (e nel PD tutto quello che vuole il capo diventa norma, anche se le norme precedenti vorrebbero diversamente). Che buttava male si era capito fin dalle prime: ve lo ricordate il giuramento della costituzione…sull’Ipad? Lo stile è l’uomo, anzi la sindaca. E lo stile si è visto, e la sindaca uguale. Prima si dimette la segretaria della federazione PD, Camilla Sanquerin, in evidente scontro con la Biagiotti. Prima ancora la capogruppo al comune Mariani. Poi il sindaco va sotto in parecchie votazioni. Che ci fosse un problema, era chiaro, il sindaco non era capace di tenere insieme la maggioranza (bulgara). E poi la mozione di sfiducia. E qui è chiaro che quello che è successo a Sesto è anche frutto di insipienza, mancanza di spessore culturale, presunzione da parte di chi riteneva di dover rispondere solo al capo e si è trovata improvvisamente a gestire una situazione in totale impreparazione e senza avere alcuna idea di come uscirne. Di qui l’epilogo assolutamente scontato della mozione di sfiducia. Ma il momento in cui il deretano della sindaca e la poltrona di sindaco avevano preso strade divergenti era scattato prima.
Di qui due lezioni. La prima: mandare via una classe politica invecchiata e decotta va bene, ma almeno andrebbe sostituita con personale decente. Se una si trova di fronte a una crisi di cui sono già tutti evidenti i segni, e risponde con i proclami vacui della Biagiotti e con gli strilli alla lesa maestà, è chiaro che è meglio se va a casa. Meglio per i cittadini, intendiamo.
La seconda: è ormai del tutto chiaro quale sia la natura dell’attuale PD, partito tutto schiacciato sugli interessi dei vari potentati, e in cui chi siede sul seggiolone schifa ogni dialettica. Chi non è d’accordo è trattato da ribelle. Questo non è più un partito, ossia il mezzo (art. 49 della costituzione; ma già, chi se la ricorda più) si uniscono liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale; è una satrapia. E difatti già squillano le dichiarazioni feroci della Biagiotti, che sente un’acuta nostalgia della seggiola (ma trovarsi un lavoro vero no, eh?) e che annuncia “Sono disponibile a ricandidarmi, anche con le primarie”. Anche con le primarie? Bontà sua. Anche senza, se il capo vuole: è un optional. Che cos’è, una minaccia? L’idea che molto in questa vicenda sia colpa sua, non la sfiora nemmeno. Che cosa che dicevamo sullo spessore culturale? Rino Formica una volta ebbe a dire che la politica è sangue e merda. Ci pare che attualmente nell’impasto manchi il sangue.
Un avviso amichevole agli otto “ribelli”. Si sa che fare il proprio dovere contro il capo e i suoi scherani comporta guai. Tutto sommato, nondimeno, l’espulsione dovreste prenderla come una medaglia al valor civile. Che cos’è questa fotta di ricorrere contro la decisione della commissione di garanzia (seeeeh, garanzia di che?)? Ma davvero volete rimanere in compagnia della Barracciu, di Penati e dei consiglieri e assessori dell’inchiesta di Roma Capitale? Davvero volete correre il rischio di ritrovarvi la Biagiotti un’ altra volta sindaco (se il capo lo decide, e le primarie non c’entrano un cazzo) e di doverla ributtare giù, perché manifesterà le stesse inadeguatezze di prima? Non è meglio cambiare aria? Aria pulita, fresca… finalmente.
Pensierino finale: come ognun sa, la Biagiotti si è giocata il posto in gran parte per il sostegno all’aeroporto, che il capo voleva e i cittadini no; ma si sa che nella democrazia renziana il capo è maggioranza. Ora, secondo il Tirreno, c’è anche un’uscita strepitosa di Enrico Rossi, che tra l’altro vuole fare il segretario del PD (che cosa dicevamo su questo partito?), e virgolettata: “Questo aeroporto mi ha fatto due coglioni così”. Ecco. Figurati a noi cittadini. Allora quello che diciamo sulla mancanza di spessore culturale ha un senso o no?
Quanto all’aeroporto: AdF ha presentato le integrazioni al Master Plan richieste dal Ministero dell’Ambiente. Enti e cittadini hanno tempo fino al 4 novembre per presentare le proprie osservazioni. Il finanziamento pubblico è quanto meno in pericolo. La lotta continua.

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