DI GIAN LUCA GARETTI* ·
14 DICEMBRE 2015
36.000 persone circa e 71 aziende agricole
si trovano in un raggio di 3 km dai camini del costruendo inceneritore di Firenze, in una zona considerata
particolarmente a rischio, tanto che l’ASL 10, in collaborazione con ARPAT, ha
messo a punto un Piano di monitoraggio dell’impatto sanitario dell’impianto,
dettagliato in due allegati.
Questo Piano fornisce importanti
informazioni e conferma, in un documento ufficiale, quanto i Comitati, i
movimenti come Medicina Democratica, ISDE ed altri soggetti, vanno ormai
dicendo da anni, riguardo alla pericolosità dell’inceneritore,
dando così il massimo credito alle preoccupazioni ed ai timori da tutti noi
espressi.
Dai contenuti di questo Piano, emerge chiaramente la consapevolezza del rischio, che però ci si limita a misurare,
anziché rimuovere. Prevenzione Primaria? E chi la conosce. Se
anche, superati tutti i limiti strutturali degli studi epidemiologici (vedi per
esempio i cosiddetti effetti di confondimento, la scarsa forza dei campioni
etc) si trovasse un rischio statisticamente significativo di malattia nei
residenti nelle aree di maggior ricaduta prossime all’inceneritore, poco o
nulla si farebbe. Ce lo insegna il vicino inceneritore di Montale, che
nonostante gli allarmi sanitari per i recidivanti sforamenti di diossine (per
ben 45 giorni la scorsa estate), nonostante il PM2,5 alle stelle, nonostante
l’indagine epidemiologica, nonostante la presa di posizione dell’Ordine dei
Medici di Pistoia, non si può spegnere. Se ne deduce che l’inceneritore non
deve essere costruito.
Queste 36.000 persone, (al netto della
parte di popolazione cinese difficilmente quantificabile) denominate
tecnicamente ‘esposti’ o ‘recettori’, saranno sottoposte ad un progetto di
sorveglianza epidemiologica, così come lo saranno gli animali, gli ortaggi e le
acque di abbeverata di questa zona. Delle vere e proprie cavie da laboratorio,
che forse non hanno la percezione di esserlo.
Ecco quanto si legge nel ‘Protocollo di monitoraggio epidemiologico, degli effetti a breve e
lungo termine, sulla salute della popolazione residente nelle aree circostanti
il costruendo termovalorizzatore di Case Passerini’, a cura del
Dipartimento di Prevenzione della Asl 10, SOS di epidemiologia, in
collaborazione con Arpat, Allegato 1, pag 10-11:
“In sintesi, i dati di letteratura mostrano che l’attenzione agli eventi avversi per la salute umana nelle popolazioni che vivono nei dintorni degli inceneritori si deve focalizzare su:
– tumori totali ed alcuni specifici tumori (in particolare linfomi non Hodgkin e sarcomi dei
tessuti molli);
– alcuni effetti avversi per la salute riproduttiva (in particolare alcune malformazioni
congenite, gemellarità, basso peso alla nascita).”
“In sintesi, i dati di letteratura mostrano che l’attenzione agli eventi avversi per la salute umana nelle popolazioni che vivono nei dintorni degli inceneritori si deve focalizzare su:
– tumori totali ed alcuni specifici tumori (in particolare linfomi non Hodgkin e sarcomi dei
tessuti molli);
– alcuni effetti avversi per la salute riproduttiva (in particolare alcune malformazioni
congenite, gemellarità, basso peso alla nascita).”
Si parla di patologie che evidentemente
possono impattare pesantemente sulla vita delle persone che risiedono e
lavorano in quella zona. Sempre questo protocollo, a pag. 6, mette in dubbio la
ostentata sicurezza dei ‘moderni’ inceneritori (da parte delle multiutility e
dei loro fiancheggiatori) riprendendo la Posizione dell’Associazione Italiana
di Epidemiologia espressa nel 2008 in merito a Trattamento dei Rifiuti e
Salute: “Negli impianti di grandi dimensioni le basse concentrazioni di
sostanze tossiche nelle emissioni possono essere vanificate, almeno in via
teorica, dalle elevate quantità in volume delle emissioni nell’unità di tempo
……..”.
Di fronte al rischio concreto di tumori,
(si citano a pag 8 e seguenti la revisione di Porta del 2009, la revisione di
Mattiello del 2013, la revisione di Ashworth del 2014, altri studi, senza far
cenno allo studio dell’ARPA Piemonte del 30 06 2015) e di patologie non
tumorali, come infarto del miocardio, eventi cerebrovascolari acuti, BPCO,
malattie da interferenza endocrina e altre, non serve prevedere piani di
monitoraggio delle emissioni, campagne di valutazione e di sorveglianza
sanitaria delle popolazioni residenti in prossimità di inceneritori, si deve
applicare il Principio di Precauzione e gestire i rsu (rifiuti
solidi urbani) senza inceneritori, senza mettere a rischio l’incolumità delle
presenti e future generazioni.
Al pari del rischio tumorale e non, molto
inquietanti sono gli effetti sanitari sulla gravidanza. In questo Protocollo,
nell’allegato 1, si stima per quanto riguarda le nascite della popolazione
dell’area in studio (nel famoso raggio di 3Km dal camino dell’impianto): “che si abbiano circa 300 nati/anno, per un totale di circa 3.000
nati nel periodo pre-avvio e 1.500 in quello post-avvio”. Fra le malformazioni
congenite, l’attenzione sarà posta, sulla scia delle evidenze della letteratura
(vedi a pag 8 e seguenti, la revisione di Porta del 2009; la revisione di
Mattiello del 2013; la revisione di Ashworth del 2014; altri studi), su:
“Tutte le malformazioni
– Difetti del tubo neurale
– Difetti orofacciali
– Difetti del tratto urinario
– Difetti della parete addominale
– Difetti gastrointestinali
– Difetti cardiovascolari”
“Tutte le malformazioni
– Difetti del tubo neurale
– Difetti orofacciali
– Difetti del tratto urinario
– Difetti della parete addominale
– Difetti gastrointestinali
– Difetti cardiovascolari”
Il Protocollo riporta anche la
correlazione fra esposizione materna ad emissioni molto basse degli
inceneritori e sofferenza fetale: “Lo studio MONITER, che ha
coinvolto le donne residenti in un raggio di 4 Km dagli 8 inceneritori attivi
nelle Regione Emilia-Romagna ha evidenziato una relazione tra nascite
pretermine (ed anche fortemente pretermine) ed esposizione materna alle
emissioni degli inceneritori anche a livelli molto bassi.” Quindi
queste stimate 4500 nascite, sotto le emissioni dell’inceneritore, avranno un
motivo in più di preoccupazione.
Nel ”Protocollo di monitoraggio degli
effetti sulla salute del costruendo termovalorizzatore di Case Passerini
tramite il biomonitoraggio delle popolazioni animali e della catena alimentare”
a cura del Dipartimento di Prevenzione della Azienda Sanitaria di Firenze UF
SPVSA, (Allegato 2) “Sono censite, in questa area di 3 km, n. 71
aziende per un totale di n. 107 allevamenti. Di questi 42 sono allevamenti
avicoli, 3 ovini e 2 bovini, 25 cunicoli, 3 suinicoli. Sono inoltre presenti 6
apiari.”
Quindi dopo l’impatto pesante sulla salute
delle cavie umane, in questo secondo protocollo, si affronta il tema della sicurezza alimentare dei prodotti derivanti dalle cosiddette
sentinelle animali e vegetali, bioindicatori della presenza di
concentrazioni attive di contaminanti.
Così nelle verdure specie in quelle a
foglia larga, prodotte nella zona in questione, saranno ricercati, sulla scorta
della letteratura scientifica, terribili cancerogeni: cadmio Cd, piombo Pb,
arsenico inorganico As, nichel Ni. Mentre per il monitoraggio del suolo si
ricercheranno: diossine, PCB diossina like e non like (PCDD/PCDF), Pb, As, Cd,
Ni, IPA (benzo(a)pirene, crisene, benzo (a) antracene e benzo (b) fluroantene,
benzo (k) fluoroantene,benzo (ghi) perilene, indeno ( 1,2, 3-cd) pirene.
Da questi 2 Protocolli di Monitoraggio dell’
ASL 10, si evince chiaramente quanto sia pesante e variegato
il rischio sanitario per le popolazioni, presenti e future, vicine e
lontane all’inceneritore e come sia pure messa in crisi anche l’agricoltura e
l’allevamento della zona e quanto possano essere contaminati irrimediabilmente
i suoli e l’acqua, per il profitto di pochi.
*Gian
Luca Garetti, Medicina Democratica, sez. Pietro Mirabelli Firenze
FONTE ARTICOLO: http://www.perunaltracitta.org/2015/12/14/36-000-persone-come-cavie-da-monitorare-per-inquinamento-da-inceneritore/
Gian Luca Garetti
Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, dove lavora come medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa anche attivamente di ambiente, fa parte di Medicina Democratica e dell'ISDE (International Society of Doctors for the Environment).
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