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giovedì 9 maggio 2019

Rifiuti: Corte di Giustizia Europea ferma inceneritori, anche in Abruzzo

Scongiurata, per ora, l'imposizione di un inceneritore in Abruzzo.
"Apprendiamo con grande soddisfazione la notizia appena divulgata dal Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare della sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha sonoramente bocciato lo Stato Italiano per non aver assoggettato a Valutazione Ambientale Strategica il Dpcm attuativo dell'Art.35 dello Sblocca Italia che pianificava nel dettaglio, regione per regione, il supposto fabbisogno di inceneritori, assegnandone uno anche per l'Abruzzo", le parole di Augusto De Sanctis del Forum H2O.
Alcune associazioni - Verdi Ambiente e Società e Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare, con l'intervento dell'Associazione Mamme per la Salute e l'Ambiente e il Comitato Donne 29 Agosto - in rappresentanza di un movimento più ampio a livello nazionale, avevano proposto ricorso al TAR Lazio contro il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 agosto 2016, "Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonché individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati." A sua volta, il Tribunale amministrativo regionale aveva deciso di portare la questione davanti alla Corte di Giustizia Europea perché il DPCM appariva in contrasto con la Direttiva 42/2001/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica, procedura a cui il provvedimento pro-inceneritori non era stato sottoposto.
"Come Forum H2O, insieme a NSC, già nel 2016 avevamo immediatamente segnalato al Ministero dell'Ambiente e a tutte le regioni italiane che serviva la Valutazione Ambientale Strategica", ricorda De Sanctis. In effetti, le associazioni scrivevano testualmente: "nel Rapporto Preliminare chiede, infatti, di non sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica il documento in esame, fase che prevederebbe la partecipazione del pubblico per 60 giorni. Si eviterebbe, così, quello che il Ministero pare considerare come un orpello, e, cioè, dover rispondere nel merito alle eventuali osservazioni provenienti dai cittadini".
Il Piano approvato con il DPCM prevedeva di aumentare la capacità di incenerimento nazionale di diversi milioni di tonnellate/anno di rifiuti, con la produzione, giusto per portare alcuni dati sugli effetti ambientali negativi, di centinaia di migliaia di tonnellate di ceneri residue da portare in discarica nonché emissioni per milioni di tonnellate/anno di CO2, gas clima-alterante.
"L'Espresso aveva dato eco nazionale alla nostra denuncia con un ricco articolo [qui]; avevamo anche polemizzato con ARTA che incredibilmente aveva dato l'ok sulla procedura, in disaccordo con l'allora Giunta Regionale. Infine abbiamo fornito ai ricorrenti i calcoli sulle potenziali emissioni aggiuntive di inquinanti a livello nazionale di questa rete di nuovi inceneritori. Dunque, non possiamo che essere contenti di questo risultato con il rammarico di dover constatare che per l'ennesima volta erano rimaste inascoltate le voci che avevano puntualmente segnalato il problema. Ora, assieme alle altre associazioni che hanno aderito e partecipato a questa campagna, chiederemo al Governo di abrogare immediatamente la madre di questa trucco pro-inceneritori, l'art.35 del Decreto Sblocca Italia voluto da Renzi.La priorità è ridurre la produzione di rifiuti, riutilizzare e riciclare come peraltro previsto fin dal 2008 dalla Direttiva 98/2008/UE", conclude De Sanctis.

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