L'intervento del Consorzio di Bonifica Toscana Sud minaccia la completa distruzione di un'area con elevato valore ambientale e paesaggistico
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ramaglie abbandonate nell'Arbia hanno completamente soffocato le acque
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Nel giro di cinque anni il fiume Arbia e i suoi affluenti a sud di Siena sono stati ridotti a canali di scolo le cui sponde, per lunghi tratti, sono prive di alberi e franano ad ogni piena. Purtroppo, sembra che anche i cittadini del Chianti Senese debbano abituarsi a questa situazione: in questi giorni sono arrivate le ruspe del Consorzio di Bonifica Toscana Sud che hanno completamente raso al suolo la vegetazione riparia a monte di Pianella, una pregevole fascia continua di bosco che risale l'Arbia e i suoi affluenti fino alle sorgenti.
E' così che i senesi stanno per salutare l'ultimo tratto dell'Arbia ancora naturalmente intatto, con una montagna di cippato pronta per essere caricata sui tir. Al posto di maestosi e sanissimi pioppi, ontani neri e salici, ai cittadini rimangono argini franosi e la cancellazione di un intero habitat, con profondi solchi e fitti cumuli di ramaglie abbandonate in alveo.
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Un Pioppo, rimosso come un fuscello
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Negli atti del Consorzio che dispongono il taglio di Pianella (e altri tagli sull'Arbia e affluenti), si legge che la ditta esecutrice dovrebbe operare un “taglio selettivo”, mirato alla “vegetazione presente nella sezione del corso d'acqua, nonché a quella morta o debolmente radicata”, per la “manutenzione ordinaria” del corso d'acqua. Un tipo di intervento per il quale il Consorzio non paga la ditta, che in cambio però può portarsi via il legname proveniente dalle “pulizie” del fiume. Con questo meccanismo, come i fatti dimostrano, le ditte sono di fatto libere di non fare alcuna selezione, in modo da poter ricavare il maggior beneficio possibile dal taglio: non solo legname da cippato ma anche pioppi sani e di diametro utile ad essere commerciato per altri usi. Evidentemente le tasse che i cittadini pagano al Consorzio di Bonifica Toscana Sud non permettono di avere la stessa qualità di intervento che invece ormai da alcuni anni altri Consorzi, anche in Toscana, cercano di portare avanti.
Ma nella distruzione a sud di Siena della vegetazione riparia dell'Arbia e dell'Ombrone anche la Provincia ha pesanti responsabilità per il rilascio di facili e poco onerose concessioni di taglio. In questo caso l'intervento viene fatto su richiesta della ditta senza alcun presupposto di manutenzione idraulica.
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Profondi solchi hanno alterato la morfologia dell'alveo.
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Complessivamente, dagli atti pubblici della Provincia e del Consorzio di Bonifica Toscana Sud, abbiamo calcolato che solo negli ultimi tre anni in Provincia di Siena sono stati tagliati oltre 50 km di vegetazione riparia, a beneficio di poche ditte che hanno portato via svariate tonnellate di legname e cippato, a costo zero o per pochi euro (una media di 700 euro a km nel caso delle concessioni della provincia, o addirittura senza spesa nel caso del Consorzio di Bonifica). Peraltro, alcune delle imprese coinvolte sono chiamate ad operare anche in potenziale conflitto di interessi con gli scopi in teoria “selettivi” dell'intervento, essendo legate al business energetico delle biomasse.
Le amministrazioni che intervengono sugli ambiti di pertinenza fluviale in provincia di Siena sembrano ignare del quadro normativo comunitario, nazionale e degli obiettivi regionali in materia di corsi d'acqua. La Direttiva 2007/60/CE “Alluvioni”, ilD.Lgs.152/99, il D.Lgs.152/06 (Codice per l'Ambiente), i Piani Stralcio di bacino (ex L.183/89 e modifiche succ.), il Piano Paesaggistico Regionale e altri recenti documenti tecnici regionali sull'argomento, contengono tutti chiare disposizioni orientate alla salvaguardia delle fasce fluviali, alla pianificazione ed alla selettività che devono avere gli interventi di “pulizia”.
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Uno degli immensi cumuli di cippato ottenuti dall'intervento sull'Arbia
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La normativa, che peraltro prevede la tutela di una fascia di almeno 10 metri dalla sponda dei fiumi (art.115, D. Lgs.152/06), è finalizzata ad “assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque […], la tutela degli aspetti ambientali connessi” (art.1, L.183/89), ma anche “il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell'alveo” (D.Lgs.152/2006). Lo stesso articolo 115 addirittura afferma che per garantire queste finalità “..le aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque possono essere date in concessione allo scopo di destinarle a riserve naturali, a parchi fluviali o lacuali o comunque a interventi di ripristino e recupero ambientale”.
Ma le indicazioni arrivano anche dalla normativa europea, tra cui la citata Direttiva 2007/60/CE “Alluvioni”, che prevede la predisposizione (entro quest'anno 2015) di piani di gestione del rischio alluvionale incentrati sulla prevenzione, in cui si indichi come proteggere le zone soggette alle inondazioni con azioni che includano, ad esempio, il ripristino di pianure alluvionali e delle formazioni boscate ripariali, o la formazione di zone umide.
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La vegetazione riparia è stata completamente rasa al suolo.
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Ci chiediamo con quali motivazioni e con quali amministrazioni locali il Consorzio di Bonifica Toscana Sud stia concordando i suoi interventi, sicuramente più adatti ad un canale artificiale di bonifica della Maremma, che ad un fiume naturale in Terre di Siena.
Eppure, era solo sette anni fa che i quattro comuni del Chianti Senese (Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti e Castelnuovo Berardenga) avevano esplorato la fattibilità di un parco fluviale dell'Arbia. Un parco non pensato per congelare il territorio, ma per valorizzarlo attraverso un istituto che ne promuovesse la pregevolezza ambientale, in un'area ricca di storia, di emergenze architettoniche ben conservate, turismo e produzioni enogastronomiche di qualità.
Il WWF chiede l'immediata sospensione degli interventi in corso, chiamando i Sindaci dei quattro comuni del Chianti Senese ad impegnarsi tempestivamente per tutelare l'integrità del territorio e del patrimonio naturale.
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